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sabato 21 luglio 2018

                                                          NUOVO GOVERNO

Sondaggi, la luna di miele del governo Conte continua: promosso dal 63%. Tra i partiti controsorpasso del M5s sulla Lega

Sondaggi, la luna di miele del governo Conte continua: promosso dal 63%. Tra i partiti controsorpasso del M5s sulla Lega

I dati di Ipsos segnalano un sostegno molto alto per l'esecutivo, paragonabile solo all'inizio di quello di Renzi. Pd e Forza Italia calano ancora, democratici al 17
Un indice di gradimento di 69 punti e valutazioni positivedal 63 per cento degli intervistati. Cinquanta giorni dopo la nascita del governo Conte la luna di miele continua, almeno stando ai sondaggi di Ipsos diffusi dall’agenzia Ansa. L’esecutivo raccoglie il 28 per cento di valutazioni critiche. In particolare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ottiene un giudizio positivo del 60 per cento del campione intervistato e il suo indice di gradimento sale a quota 70.
Un carico di aspettative paragonabile solo all’inizio del governoRenzi. Quell’esecutivo fu infatti investito da una fiducia del 69 per cento, un picco di gradimento toccato alla fine della primavera, non a caso nelle stesse settimane in cui uscì fuori anche il 41 per cento alle Europee. Ma quei numeri – sia quelli dei sondaggi sia quelli delle urne – si sgonfiarono mese dopo mese, finché dal 69 l’indice di sostegno al governo crollò al 39 soltanto un anno dopo.

Ipsos ha misurato anche le intenzioni di voto e la notizia è il controsorpasso del M5s sulla Lega: con il 31,6% dei consensi i 5 Stelle avanzano dello 0,9 mentre il Carroccio (nonostante l’onnipresenza comunicativa del segretario-ministro) scende di 1,3 punti portandosi al 30,9. In calo tutti gli altri partiti tranne Fratelli d’Italia (al 3,2, +0,6) e Liberi e Uguali (2,4, +0,4), con il Pd che si attesta al 17 (-0,8) e Forza Italia al 7,5 (-0,1).

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sabato 2 giugno 2018

                                                      NUOVO GOVERNO 2018

InchiestaMovimento 5 Stelle

Link Campus, Elisabetta Trenta, i contractor: ecco i legami tra l’università e la ministra della Difesa

Quando Scotti era alla Farnesina pioggia di contratti per il consorzio presieduto da Elisabetta Trenta, ora al governo con il Movimento  5 stelle. Coinvolto anche Gianpiero Spinelli, contractor il cui nome è legato alla vicenda di Fabrizio Quattrocchi e degli italiani rapiti in Iraq
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Aggiornamento: Elisabetta Trenta nominata ministro della Difesa

Venerdì 1 giugno 2018 Elisabetta Trenta, presidente della Sudgest Aid (società collegata alla Link University), ha giurato come ministro della Difesa del governo Lega - 5 Stelle presieduto da Giuseppe Conte. Come si può leggere in questa inchiesta,  tra le attività della Sudgest vi sono missioni in zone calde che coinvolgono contractor come Gianpiero Spinelli

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La Link Campus University, fucina di tre dei ministri designati da Luigi Di Maio, è un ateneo a due teste. C'è l'università, guidata da Vincenzo Scotti, uomo di governo prima democristiano e poi berlusconiano. E c'è l'attività imprenditoriale in mano a una catena di società che fanno capo a Vanna Fadini e, secondariamente, all'ingegnere napoletano Pasquale Russo. La signora Fadini esordisce come esperta di promozione, attiva con enti pubblici del Nord e del Sud. Le cronache registrano un'interrogazione parlamentare su un contratto assegnatole a Ragusa e ratificato nel 1996 dal ministro Franco Frattini, poi capo degli Esteri quando Scotti era sottosegretario: oggi Frattini è membro del cda e professore straordinario della Link. Fadini guida la Gem, che gestisce tutti i servizi e paga gli stipendi ai dipendenti dell'università. 

LA PRIMA PARTE DELL'INCHIESTA


A dire il vero, nel 2013 l'avvocato Marco Scialdone ha fatto causa, promuovendo con una campagna online la sua situazione: "Sono stato docente alla Link per cinque anni, negli ultimi tre anni non sono mai stato pagato. E ho scoperto che molti sono nella mia condizione". Il suo appello venne raccolto da sei parlamentari M5S con un'interrogazione che evidenziava la struttura bifronte della Link - "ateneo che incassa fondi pubblici per progetti di ricerca e società privata per la gestione" - chiedendo di fare luce sulle autorizzazioni. Nove giorni dopo l'iniziativa pentastellata, l'avvocato ha ottenuto i suoi soldi. Ma il desiderio di decifrare gli arcani della Link è stato dimenticato dal movimento grillino. 

Peccato. Perché molto ci sarebbe da capire sulle imprese di Stephan Roh, che con la Drake Ltd ha comprato il 5 per cento delle quote della società che manda avanti l'ateneo romano. Roh è un uomo di mondo: avvocato svizzero, residenza a Montecarlo, base a Londra e citazione nei Panama Papers. Si è dato molto da fare nel discusso business delle università private tra Inghilterra, Stati Uniti e Slovenia ma negli ultimi anni ha concentrato l'attenzione verso le relazioni petrolifere con la Russia. E' il fondatore del London Center for International Law and Diplomacy, diventato uno snodo del Russiagate, l'inchiesta sui rapporti tra Donald Trump e la cerchia di Vladimir Putin. 

Lì infatti hanno lavorato il professore maltese Joseph Mifsud, docente della Campus Link con molte entrature a Mosca, e George Papadopulos, giovane membro dello staff elettorale di Trump che da alcuni mesi collabora con l'Fbi. E, stando agli inquirenti statunitensi, è stato proprio Mifsud dopo un incontro romano a informare Papadopulos delle mail rubate a Hillary Clinton. Insomma, citando Gadda, la Link sembra ubiqua ai casi e onnipresente su gli affari tenebrosi.

Roh e Mifsud infatti sono stati gli alfieri della collaborazione tra l'ateneo privato italiano e l'università statale Lomosov di Mosca, dove ogni tanto Putin si intrattiene a cantare con gli studenti. Ma dalla Link ridimensionano il rapporto russo: "E' una collaborazione come tante, la Lomosov ne ha una pure con la Bocconi". Mentre l'ingresso nel capitale dell'avvocato Roh viene spiegato alla luce dei progetti di master nel lusso e nella moda. La signora Roh, un'ex modella russa, ha una catena di boutique e si vanta di avere disegnato abiti pure per la premier Theresa May.

Il master in lusso e moda è un'invenzione di Vanna Fadini, dominus della rete Link, la cui carriera imprenditoriale comincia con una pellicceria nel centro di Roma e si è sviluppata in una ragnatela di società italiane, inglesi e persino albanesi in cui è difficile capire i confini dell'accademia e quelli degli affari. Quando Scotti era sottosegretario agli Esteri, Fadini lo ha accompagnato in viaggi ufficiali, come quello in Argentina, che sono stati seguiti da lucrosi incarichi per l'universo Link.

Perché dall'ateneo è gemmata la Sudgest Aid Scarl, che gestisce progetti di cooperazione internazionale. Una società presieduta da Elisabetta Trenta, che Giuseppe Di Maio ha indicato come ministro della Difesa pentastellato. Ed è singolare notare come le iniziative della Sudgest Aid siano esplose negli anni in cui Scotti sedeva alla Farnesina: tra commesse del Ministero degli Esteri e di altri organismi internazionali, il sito cita venti contratti per oltre otto milioni di euro. Quando il fondatore di Link lascia il dicastero, scompaiono le missioni. "Ma si tratta di un consorzio autonomo" - precisano dall'ateneo - "l'università non ha un ruolo nei progetti e l'attività è no profit". Tra le attività finanziate a Sudgest ci sono corsi per il settore petrolifero riservati agli italiani d'Argentina; un milione e 800 mila euro per formare la pubblica amministrazione a Nassiriya; un milione e 350 mila per "uno strategic planning sul Distretto culturale Mediterraneo", 257 mila euro per migliorare i servizi delle comunità libanesi; un progetto da 1.249.000 euro per la tracciabilità dei richiedenti asilo nello Yemen; uno da 2 milioni e 675 mila euro in Perù per aumentare la redditività nel settore della carne; uno da un milione e mezzo in Tunisia per promuovere le piccole imprese del Sahara. Infine un programma per rendere più indipendente la magistratura egiziana, che alla luce del caso Regeni, sembra avere avuto scarsa incidenza.

Il contratto più singolare è quello assegnato dalla Farnesina nel 2012, nel tramonto della stagione scottiana: mezzo milione per "incoraggiare il disarmo dei combattenti libici". E qui entrano in scena i contractor, nome moderno dei mercenari: parliamo di Gianpiero Spinelli, che arruolò i quattro italiani rapiti in Iraq, vicenda segnata dall'uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Spinelli racconta di essere stato ingaggiato da Sudgest per recuperare i micidiali missili terra-aria sottratti dagli arsenali di Gheddafi e segnalati dai nostri servizi segreti: una questione di sicurezza nazionale in appalto ai privati. Ma, vista la pericolosità della situazione libica, Spinelli concorda una modifica al piano: invece che dare la caccia ai missili, si dedica ad addestrare 134 ex miliziani a cui affidare la protezione delle zone archeologiche. Poi la guerra civile cancella pure questa seconda operazione, condotta dai mercenari insieme con il consorzio parauniversitario di Elisabetta Trenta. 

Il contractor Spinelli alla Link è di casa: dichiara di essere stato lui a inventare il consorzio Criss con una decina di aziende del settore intelligence e sicurezza. Anche in questo caso, l'ateneo sottolinea il carattere no-profit e l'autonomia del Criss dall'università. Dove però Spinelli porta a fare lezione gli ufficiali del Bope, la polizia militare brasiliana che ha "pacificato" le favelas di Rio, e gli operatori della Dyncorp, il più oscuro degli eserciti a pagamento. Tutto sotto la direzione della donna che Di Maio vuole alla guida della Difesa. 

Il sito del consorzio Criss indica come finanziatore la Fondazione Icsa, il più dinamico think tank italiano sulle tematiche strategiche, di cui è segretario generale Paolo Naccarato, altro grande navigatore del Parlamento passato da Cossiga a Mastella, dalla Lega a Verdini e appena sconfitto alle elezioni dove si era candidato nel centrodestra. Si consolerà con la poltrona che occupa da sempre nel cda della Link. Ma la Fondazione Icsa è soprattutto creatura di Marco Minniti, che l'ha presieduta fino all'ingresso nel governo Renzi: fu Minniti nel 2011 a inaugurare il master in intelligence dell'università. Un corso che prevede pure lo stage negli uffici emiratini di GardaWord, armata aziendale con 62 mila contractor.

Non sorprende che nel gennaio 2016 anche il vertice dei servizi segreti abbia stabilito una convenzione per "progetti di ricerca e formazione congiunta". I nostri 007 vanno a lezione in un ateneo privato, dove adesso c'è pure un corso di cyber-intelligence: è uno dei master diretti da Paola Giannetakis, la criminologa che l'M5S vuole ministro degli Interni. Lo stesso posto occupato da Scotti nell'ultimo governo della Prima Repubblica. Sembra proprio la profezia del Gattopardo: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi".

Articolo aggiornato il 2 giugno 2018 alle ore 13.12

mercoledì 30 maggio 2018

                                                       NUOVO GOVERNO 2018

Governo, diciamolo chiaramente: quella di Mattarella è stata discriminazione ad personam

Governo, diciamolo chiaramente: quella di Mattarella è stata discriminazione ad personam

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Giurista internazionale
Sgomberato il campo dall'”impeachment, ipotesi che non sta da nessuna parte e che si è rivelata solo un pessimo escamotagepubblicitario di Luigi Di Maio e Giorgia Meloni per tentare di riprendersi un pezzetto di scena dopo che Matteo Salvini li ha mandati nelle retrovie, va anche affermato a chiare lettere che sulla vicenda Savona Sergio Mattarella ha sbagliato.
Infatti, il delicato equilibrio fra presidenza della Repubblica e Parlamento stabilito nella Costituzione repubblicana affida al Presidente un compito di vaglio delle scelte effettuate in tema di composizione del governo che, se non è meramente notarile, deve tuttavia essere esercitato solo in casi limite e nella salvaguardia del quadro normativo e dell’indirizzo politico costituzionale.
Il punto davvero dirimente, a proposito della diatriba sul nome di Paolo Savona, è che le scelte attinenti all’euro e alle politiche europee in genere non possono essere considerate in alcun modo “costituzionalizzate”, ovvero normativamente irrigidite a un “livello superiore” e quindi sottratte alla discrezionalità politica di corpo elettorale, Parlamento e governo.

Dato, quindi, che l’ostilità di Mattarella nei confronti di Savona è stata determinata da un’ipotetica (e tutta da dimostrare) contrarietà di quest’ultimo all’euro, si è trattata di un’illegittima discriminazione ad personam, frutto di un’inammissibile ingerenza dello stesso presidente della Repubblica in un campo, quello dell’indirizzo politico di governo, che per nulla gli compete.
Come chiarito da Massimo Villone l’esame delle idee di Savona o di altri sull’Europa, non rientra nell’accertamento dei requisiti dell’attitudine a ricoprire con “disciplina e onore” le cariche pubbliche (tra le quali quelle ministeriali) che la Costituzione richiede.
Lasciano quindi il tempo che trovano le esilaranti elucubrazioni degli improvvisati “costituzionalisti” che sostengono (tra l’altro) l’esistenza di un indirizzo “evolutivo” che porterebbe a un ampliamento dei poteri presidenziali. Come dire, ci siamo trasformati in una Repubblica presidenziale a nostra insaputa. Parole chiare su tutta la vicenda le hanno scritte, come al solito, i giuristi democratici, che parlano giustamente di “grave sconfitta della democrazia“.

Potrebbe stupire il fatto che Mattarella – molto criticato e a ragione per aver ammesso alle consultazioni preliminari un personaggio come Silvio Berlusconi – abbia dimostrato, in questa circostanza, uno zelo e un protagonismo del tutto fuori luogo, oltre che giuridicamente infondati. In realtà, ciò non stupisce affatto, dato che la cieca subalternità nei confronti delle sciagurate politiche europee costituisce da tempo legge fondamentale per la nostra pessima classe politica e si può scommettere che (Savona o no) continuerà a esserlo anche per i finti rivoluzionari del 4 di marzo.
Questi si atteggiano a paladini della sovranità popolare, ma dovunque sono al governo – dalla Lombardia a Roma – applicano pedissequamente le politiche imposte dalla finanza e dai poteri forti e si può scommettere che continueranno a farlo una volta al governo. Tutto il resto è manfrina per accalappiare il voto di un elettorato giustamente esasperato. E ancora una volta ringraziano il Pd, con “special thanks” per Mattarella.

Lo strappetto di quest’ultimo è tanto più sciagurato, in un momento nel quale più che mai l’intangibilità dei principi costituzionali, formali e sostanziali, rappresenta un bene supremo. Comunque vada a finire, l’incresciosa situazione che si è determinata in seguito all’immotivato rifiuto di Mattarella darà modo aSalvini di mettersi indebitamente in scena come salvatore del popolo.
In conclusione, il necessario rovesciamento delle perniciose politiche europee non potrà certo essere opera di demagoghi raffazzonati, quanto di un’opposizione sistematica che si leghi alle istanze popolari e trovi finalmente espressione in una sinistra rifondata sulla base di tali istanze. In questo senso un avvenimento importante è stato l’assemblea nazionale di Potere al popoloche si è svolta domenica a Napoli. Da lì riparte l’unica vera opposizione al transitorio Carlo Cottarelli e ai Salvimaio o Berlusalvini di domani. Tutti pessimi esecutori dei disegni della finanza internazionale, chiacchiere buone per i fessi a parte.

martedì 29 maggio 2018

                                           
                                                   NUOVO GOVERNO 2018

                                 


Di Maio e Salvini: "Lo spread? Chiedete a Mattarella". Oettinger: "Mercati insegneranno a italiani come si vota"

I leader di Lega e 5Stelle tornano ad attaccare il capo dello Stato, stavolta partendo dalla giornata difficilissima per l'Italia sul piano finanziario. Ma c'è anche un intervento del commissario europeo al Bilancio destinato a provocare polemiche
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ROMA. È una mattinata difficilissima per l'Italia, tra spread e andamento della Borsa. Mentre dalla Commissione europea arrivano le parole - destinate a suscitare polemiche - del commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger: "I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto". Questo almeno è anticipato su Twitter dal giornalista Bernd Thomas Riegert, che ha intervistato il Commissario Ue a Strasburgo per l'emittente Dwnews. L'integrale dell'intervista andrà in onda questa sera ma naturalmente già si sono scatenate le reazioni. "Non ho paura delle minacce", dice subito su Twitter Matteo Salvini. E il segretario del Pd, Maurizio Martina: "Oettinger rispetti gli italiani. Nessuno può dire all'Italia come votare, meno che mai i mercati". E i Cinquestelle, con il capo delegazione al Parlamento europeo Laura Agea: "Chiediamo al presidente della commissione europea Juncker di smentire immediatamente il commissario oettinger. Le sue parole sono di una gravità inaudita e sono la prova delle evidenti manipolazioni che la democrazia italiana ha subito negli ultimi giorni".

Ma torniamo al fronte interno. I due alleati del mancato governo gialloverde, Salvini e Di Maio, già in mattinata avevano approfittato dell'impennata dello spread per attaccare il capo dello Stato. Da Salvini e Di Maio parole simili, ma di identico significato: "Lo spread oggi è schizzato oltre i 300 punti: non accadeva da 4 anni. Il problema non eravamo noi, non era la nostra squadra di ministri, ma l'incertezza che oggi regna sovrana. Se il governo del cambiamento fosse partito, oggi avremmo un governo politico", dice Luigi Di Maio in un post.


 Ancora più esplicito il leader leghista: "Chiedete a Mattarella", dice al termine della riunione con i gruppi della Lega a Montecitorio rispondendo a chi gli chiede di commentare lo sfondamento dello spread oltre quota 300. "Fosse per me - dice - ci sarebbe un governo in carica. Hanno scelto altrimenti per rassicurare i mercati, non mi sembra ci stiano riuscendo...".

Ma non è tutto. Sempre contro Mattarella, Salvini twitta. "Bambino contro poteri forti, vince bambino! #iostoconfabio",  allegando un video in cui al Quirinale un ragazzino di una classe in visita chiede al presidente: "Quando le capita di firmare degli atti che non le piacciono, come si comporta?". Il capo dello Stato risponde: "Se non firmassi provvedimenti del governo o una legge del Parlamento andrei contro la Costituzione. C'è un caso in cui posso, anzi devo non firmare: quando arrivano leggi o atti amministrativi che contrastano palesemente con la Costituzione".