I social come nuova arma di terrore. Gli account degli ostaggi come terribile testimonianza del loro rapimento. Stando a quanto riporta il New York Times, i soldati di Hamas avrebbero violato i profili social dei civili israeliani rapiti per trasmettere in diretta la loro agonia.

Sherra Frenkel e Tayla Minsberg, due giornaliste del quotidiano statunitense, hanno parlato con 13 famiglie israeliane i cui amici, o parenti, sono stati catturati da Hamas nel corso dell’attacco terroristico ai danni di Israele avvenuto lo scorso 7 ottobre.

E molti di loro hanno raccontato di aver ricevuto o notato un’attività sui social da parte dei loro cari scomparsi. Prima la speranza, poi il terrore. “Non potevo credere a ciò che stavo guardando” ha detto Karen de Via, che vive in un kibbutz al confine con la striscia di Gaza.

Sulla bacheca Facebook della sua vicina di casa Gali Shlezinger Idan, rapita insieme alla sua famiglia, era infatti in corso una diretta che mostrava la donna e i suoi familiari accovacciati su un pavimento. Insieme a loro, gli uomini armati di Hamas. E in sottofondo i segnali tremendi della guerra: raffiche di spari e frastuoni causati da missili piovuti dal cielo. II live sarebbe durato 43 minuti.

Le famiglie israeliane che hanno parlato con il Nyt hanno riferito di aver assistito a scene simili nelle ore successive all’attacco a Israele. Nei giorni seguenti, inoltre, i soldati di Hamas sarebbero riusciti ad accedere anche agli account Instagram degli ostaggi e ai loro contatti WhatsApp. E avrebbero usato questi strumenti per diffondere messaggi violenti ai contatti degli ostaggi.

Non solo. I rapitori avrebbero effettuato anche delle chiamate “per schernire amici e parenti”, riporta il Nyt.


Non è la prima volta che i social network vengono utilizzati per colpire al cuore i parenti stretti dei nemici.

In Ucraina, poco dopo l’inizio del conflitto con la Russia, i soldati di Zelensky hanno iniziato a usare un potente strumento di riconoscimento facciale sviluppato da Clearview AI per identificare i cadaveri dei soldati russi o i militari catturati.

In un video diffuso dalla IT Army, legata al governo ucraino, è stato spiegato il motivo: “Quando viene trovato un cadavere, viene fotografato. L'intelligenza artificiale cercherà tra gli account sui social network e tra quelli di un amico o di un parente per capire se esistono foto che corrispondono al volto del soldato senza vita. In seguito comunichiamo a uno dei contatti stretti la morte del soldato e alleghiamo una foto del corpo”.

È un strategia, discutibile, che l’esercito ucraino ha messo in atto per sensibilizzare i civili russi riguardo l’operazione militare di Putin.

In una delle chat mostrate dalla IT Army, un utente russo che ha ricevuto la foto di un soldato con il viso insanguinato, ha scritto: “È Photoshop! Non può essere!”. E chi ha inviato l’immagine risponde: “Questo è ciò che succede quando mandate le persone in guerra”.