lunedì 7 agosto 2023

 


PER UNA VOLTA CHE LA RUSSA USA UNA POSTURA ADATTA ALLA SECONDA CARICA DELLO STATO, ARRIVANO I “NERI” A ROMPERGLI GLI ZEBEDEI – QUANDO MARCELLO DE ANGELIS, IL PORTAVOCE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO, PARLA DI “CARICHE ISTITUZIONALI” CHE MENTONO, SI RIFERISCE OVVIAMENTE A ‘GNAZIO, CHE HA PARLATO CHIARAMENTE DI MATRICE “NEOFASCISTA” – LA SVOLTA DEL PRESIDENTE DEL SENATO HA FATTO INDIGNARE I MISSINI DURI E PURI, E DE ANGELIS CI HA MESSO IL CARICO – PER LA MELONI È SEMPRE LA STESSA STORIA: LA VECCHIA GUARDIA E IL RETAGGIO POST-FASCISTA LE COMPLICA I SOGNI DI GLORIA CONSERVATRICE…

-



Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “La Stampa”

 

ignazio la russaIGNAZIO LA RUSSA

Dalla vicenda De Angelis, Palazzo Chigi vuole restare il più lontano possibile, «è un problema del presidente della Regione Lazio», ripetono i fedelissimi di Giorgia Meloni. Eppure il caso […] costringe tutti a fare i conti con la difficile transizione dal post fascismo al "partito conservatore" che la premier spera di realizzare in un futuro non troppo lontano.

 

Dietro alle parole di Marcello De Angelis, uomo della comunicazione di Francesco Rocca, si nasconde una guerra interna alla destra, che rischia di complicare i piani della premier. Un messaggio della vecchia guardia alla generazione Atreju: non dimenticatevi di noi.

 

marcello de angelis 4MARCELLO DE ANGELIS 4

[…] In molti sono convinti che questa storia nasca in realtà da una lotta interna alla destra. Per capirlo occorre concentrarsi sulla seconda parte del post pubblicato da De Angelis sulla sua pagina Facebook: «Che non c'entrino Fioravanti, Mambro e Ciavardini lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e "cariche istituzionali"; e se io dico la verità, loro, ahimè, mentono.

 

Ma come i martiri cristiani io non accetterò mai di rinnegare la verità per salvarmi dai leoni». Al di là dei paragoni forti, il riferimento alle "cariche istituzionali" non sarebbe diretto a Sergio Mattarella, che peraltro non è la prima volta che definisce "fascista" la strage di Bologna, ma piuttosto a Ignazio La Russa.

 

IL POST FACEBOOK DI MARCELLO DE ANGELIS SULLA STRAGE DI BOLOGNAIL POST FACEBOOK DI MARCELLO DE ANGELIS SULLA STRAGE DI BOLOGNA

Il presidente del Senato, nel commemorare le vittime dell'attentato del 2 agosto, ha detto: «Va doverosamente ricordata la definitiva verità giudiziaria che ha attribuito alla matrice neofascista la responsabilità di questa strage». Una svolta per un dirigente storico della destra italiana, che quella matrice ha sempre negato, e sulla quale Meloni, in un messaggio inviato poco dopo, ha sorvolato, parlando genericamente di «terrorismi».

 

È lui quindi colui il quale avrebbe «rinnegato la verità per salvarsi dai leoni», secondo la prosa enfatica di De Angelis? Gli indizi portano tutti lì. Anche perché nelle ore successive al discorso tenuto in Senato, La Russa ha dovuto subire la reazione indignata di tanti militanti della destra che hanno considerato quella frase un cedimento al "pensiero dominante".

 

ignazio la russa ken immagine creata con l intelligenza artificiale bairbie.meIGNAZIO LA RUSSA KEN IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE BAIRBIE.ME

La Russa si è difeso con i suoi dicendo, in sostanza, «sono la seconda carica dello Stato, non posso trascurare il fatto che ci siano state delle sentenze». Il co-fondatore di Fratelli d'Italia, sempre con i militanti ex missini, ha provato poi a fare delle distinzioni, «ho parlato di "verità giudiziaria" e non di "verità storica", ho pesato le parole». Ma le giustificazioni non sono servite ad affievolire le proteste. Tanto più che, come detto, Meloni aveva dimostrato, agli occhi dei duri e puri, che si poteva benissimo evitare di citare la matrice fascista, senza perdere il senso delle istituzioni. La Russa, infatti, avrebbe in quella maniera messo in difficoltà la premier.

 

La vicenda De Angelis rischia adesso di vanificare gli equilibrismi di Meloni e di riportare il dibattito sulle zone grigie del Movimento sociale e dell'eversione di destra, un terreno che mal si concilia con la svolta conservatrice che la premier vuole imporre al suo partito. Gli sforzi diplomatici intorno al 2 agosto peraltro non sono stati fatti soltanto a Palazzo Chigi.

 

marcello de angelis 3MARCELLO DE ANGELIS 3

È servita molta pazienza e spirito di mediazione, per esempio, al capogruppo alla Camera Tommaso Foti per disinnescare un altro potenziale pericolo per il cammino istituzionale di FdI: la mozione sulla guerra fredda in Italia, presentata il 2 agosto alla Camera da Federico Mollicone, altro storico esponente della destra romana oggi presidente della Commissione cultura. Il testo di Mollicone, convinto assertore della "pista palestinese" […] è stato infatti oggetto di un lungo lavoro di editing […] per evitare l'accusa di "revisionismo", che è arrivata in forma molto attenuata rispetto a quanto temuto. […]

DANIELA SANTANCHE E IGNAZIO LA RUSSADANIELA SANTANCHE E IGNAZIO LA RUSSAgiorgia meloni e la strage di bologna vignetta by rolli per il giornalone la stampaGIORGIA MELONI E LA STRAGE DI BOLOGNA VIGNETTA BY ROLLI PER IL GIORNALONE LA STAMPAgiorgia meloni e ignazio la russaGIORGIA MELONI E IGNAZIO LA RUSSAmarcello de angelis 2MARCELLO DE ANGELIS 2marcello de angelis 1MARCELLO DE ANGELIS 1DANIELA SANTANCHE E IGNAZIO LA RUSSADANIELA SANTANCHE E IGNAZIO LA RUSSA

venerdì 4 agosto 2023

 

IL PAESE DEI DOSSIERINI: CHI USA A SCOPO DI RICATTO LE INFORMAZIONI ECONOMICO-FINANZIARIE? “LA STAMPA” IPOTIZZA L’ESISTENZA DI UNA “RETE” CHE AGISCE, A PIU’ LIVELLI ISTITUZIONALI, SUL MERCATO DELLE INFORMAZIONI RISERVATE: “NEGLI ULTIMI DUE ANNI, LA DIFFUSIONE DELLE ‘SEGNALAZIONI DI OPERAZIONI SOSPETTE’ A LIVELLO PUBBLICO È CRESCIUTA IN MODO ESPONENZIALE. ALCUNE VENIVANO DIVULGATE PRIMA DI FINIRE SULLE SCRIVANIE DEI PM. CON TEMPISTICHE SOSPETTE. E FINALITÀ MOLTEPLICI. TRA CUI, FORSE, L'UCCISIONE IN CULLA DELLE INDAGINI ATTRAVERSO LA MESSA IN ALLARME DELL'INTERESSATO. COSÌ È ACCADUTO A ROMA, NELL'INCHIESTA SULLE TRUFFE SULLE MASCHERINE…”

-

 

guardia di finanzaGUARDIA DI FINANZA

Non una «mela marcia», ma tante. In tante ceste. Legate da «una rete» a più livelli istituzionali, che agisce sul mercato lucroso e opaco delle informazioni riservate a sfondo politico-economico-finanziario. Da usare per colpire i nemici, aiutare gli amici, acquisire crediti e promuovere carriere nelle istituzioni e nelle grandi centrali del potere parastatale, dove passano miliardi, rapporti internazionali, insomma la vera politica.

 

raffaele cantone foto di baccoRAFFAELE CANTONE FOTO DI BACCO

Per capire a fondo la portata potenziale della vicenda, occorre ricostruire il funzionamento di quella che viene considerata la banca dati investigativa più ampia e completa a livello internazionale. Chi ha la chiave per accedervi, trova un tesoro.

 

È la Procura nazionale antimafia a detenerla […] Sullo sfondo c'è l'enorme aumento di importanza delle informazioni finanziarie dal punto di vista investigativo, a cui è corrisposta una parallela crescente influenza della Guardia di finanza, anche in rapporto agli altri corpi di polizia giudiziaria.

 

guardia di finanzaGUARDIA DI FINANZA

Il nucleo originario di questa attività è rappresentato dalle Sos, segnalazioni di operazioni sospette che la legge impone a banche, intermediari finanziari, professionisti (notai, avvocati, commercialisti), assicurazioni e sale da gioco anche online quando rilevano operazioni anomale, che potrebbero nascondere riciclaggio di denaro sporco, finanziamento a terroristi e trasferimento di proventi di reati.

 

Il funzionario di banca riceve un allarme dal sistema informatico e lo valuta. Poi trasmette la segnalazione all'Uif, l'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia.

Bankitalia fa un ulteriore vaglio, se necessario chiedendo informazioni più precise.

 

Negli ultimi due anni le Sos valutate «a classe di rilevanza alta» sono il 40%. Poi inoltra la segnalazione in tre direzioni: due di polizia (Direzione investigativa antimafia e Nucleo valutario della Guardia di finanza), una giudiziaria. La Procura nazionale antimafia.

 

bankitaliaBANKITALIA

Dove un gruppo di magistrati e di investigatori le analizza, incrociandole con tutti gli atti giudiziari che in tempo reale la sua banca dati acquisisce dalle Procure territoriali: indagini, sentenze, intercettazioni, perquisizioni e sequestri, misure di prevenzione patrimoniale, interdittive antimafia. Persino informazioni su mafia e terrorismo provenienti dai servizi segreti, grazie a un recente accordo.

guido crosetto a otto e mezzoGUIDO CROSETTO A OTTO E MEZZO

 

[…] Tutte le operazioni bancarie oltre 15mila euro vengono registrate. Il software Gianos (Generatore indici di anomalia per operazioni sospette) è un'eccellenza mondiale e fa uno screening sulla base di centinaia di parametri, periodicamente raffinati. Risultato: le 840 Sos del 1997 sono diventate 14.602 nel 2008, poco più di 100mila nel 2019 e 155mila l'anno scorso. Nel primo semestre di quest'anno sono state 78mila, quasi tutte per riciclaggio. Le regioni più coinvolte sono Lombardia, Lazio e Campania.

 

conte casalinoCONTE CASALINO

[…] Partendo da una semplice operazione anche di modesto importo (compresi bonifici di poche migliaia di euro, frazionati nell'arco di una settimana), genera una formidabile ricostruzione economica e relazionale attorno a una persona. Alcune Sos non vengono sviluppate per carenza di rilevanza. Altre vengono catalogate come «di profilo interessante». La Procura nazionale antimafia fa di questa miniera d'oro informativa due «servizi[…]: la trasferisce su loro richiesta alle Procure distrettuali che già stanno indagando sulle persone coinvolte; la gira alle stesse Procure come impulso per nuove indagini. Anche la Finanza le elabora e, nel caso, le segnala alle Procura per indagare. È proprio il Nucleo valutario, che ora indaga su delega di Cantone, a occuparsene.

 

guido crosettoGUIDO CROSETTO

[…] le Sos non sono notizie di reato ma uno spunto investigativo. Nel gioco politico-economico, rappresentano armi letali. Dunque costituiscono «materiale prezioso ma da maneggiare con cura, come le intercettazioni» […] Negli ultimi due anni, la diffusione delle Sos a livello pubblico è cresciuta in modo esponenziale. E diverse Procure hanno sospettato l'esistenza di una «rete».

 

Anche perché alcune Sos venivano divulgate prima ancora di finire sulle scrivanie dei pm. Con tempistiche sospette. E finalità talvolta molteplici. Non escludendo, sia come finalità accessorie sia come danni collaterali, l'uccisione in culla delle indagini attraverso l'anticipata messa in allarme dell'interessato. Così è per esempio accaduto a Roma, nell'inchiesta sulle truffe sulle mascherine.

 

DOSSIERDOSSIER

Uno degli effetti di questa vicenda, se usata strumentalmente, potrebbe essere una stretta sulle Sos e sul metodo di lavoro della Procura nazionale antimafia […] Il nome di Crosetto, da cui è partita l'inchiesta, richiama due fasi chiave della stagione cominciata con il trionfo meloniano alle elezioni: formazione del governo e la stagione di nomine nelle grandi aziende pubbliche. Crosetto ha avuto un ruolo di primo piano, con posizioni anche apertamente antagonistiche rispetto a Palazzo Chigi. Sia su Leonardo, la roccaforte dell'industria militare; sia sulla Guardia di Finanza. In questo mercato di potere e ricatti una Sos può salvarti la carriera. Ma anche stroncarla.

 

“LA VERITÀ” RACCONTA UN ALTRO PEZZO DELLA VICENDA CHE HA COINVOLTO IL TENENTE PASQUALE STRIANO, ACCUSATO DI ESSERE IL BARICENTRO DI UNA CENTRALE DI DOSSIERAGGIO - IL FINANZIERE, CHE “SPIAVA” IL MINISTRO CROSETTO, STAVA IN REALTA’ FACENDO CONTROLLI ANTI-RICICLAGGIO SU DUE FRATELLI, DA LUI CONSIDERATI VICINI A ESPONENTI DEL CRIMINE ORGANIZZATO, E SI È ACCORTO CHE IL MINISTRO DELLA DIFESA (PROBABILMENTE IGNARO DEL PEDIGREE DEI SOCI) CONDIVIDE CON LORO QUOTE IN TRE DIVERSE SOCIETÀ - LA DIFESA DI STRIANO: “SEGUIVO L’ANDAMENTO CRIMINALE E SOCIALE DEL PAESE. HO DOVUTO FARE MILLE INTERROGAZIONI INFORMATICHE PER CAPIRE I LORO BUSINESS…”

-


Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”

 

DNA - DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIADNA - DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA

I giornali hanno denunciato l’esistenza di una centrale di dossieraggio dei politici dentro alla Direzione nazionale antimafia. In realtà la vicenda del tenente P.S. (non è un maresciallo come ha scritto qualcuno) indagato per accesso abusivo a banche dati informatiche potrebbe essere un po’ più articolata […]

 

La questione riguarda il ruolo centrale assunto dal Servizio segnalazioni operazioni sospette presso la Dna, nel cui perimetro operativo si muoveva un apposito gruppo di lavoro composto da uomini della Gdf e della Direzione investigativa antimafia. Ne facevano parte alcuni di quelli che erano considerati i migliori investigatori su piazza […]

guido crosettoGUIDO CROSETTO

 

Le prime interrogazioni ai database individuate come sospette risalgono al 28 luglio, al 10 ottobre e al 20 ottobre 2022 e ad esse sarebbero seguiti articoli del quotidiano Domani.

Quel che è certo è che P.S., sino a novembre, quando è stato trasferito, ha lavorato in base ai vecchi standard che consentivano al gruppo di lavoro di accedere liberamente alle banche dati senza dover compilare o firmare moduli di richiesta di autorizzazione.

Spesso non venivano nemmeno compilate informative finali dopo la lavorazione delle Sos riguardanti soggetti già attenzionati dall’Antimafia e selezionate nel mare magnum delle segnalazioni (145.000 nel solo 2022).

 

Tutte le attività, almeno sino a pochi mesi fa, non necessitavano di nullaosta formali.

Gli unici paletti erano rappresentati dal tema delle ricerche: le investigazioni dovevano rimanere nell’ambito del riciclaggio e della criminalità organizzata […] In passato le Sos venivano inviate unicamente alla Guardia di finanza e alla Dia, poi grazie a un protocollo firmato con la Dna, quegli alert sono entrati nella disponibilità dell’Antimafia […]

 

SILVIO BERLUSCONI MARCELLO DELL'UTRISILVIO BERLUSCONI MARCELLO DELL'UTRI

[…] P.S. ha spiegato: «Io seguivo l’andamento criminale e sociale del Paese. Per esempio ho fatto degli appunti riservati su come la criminalità organizzata si stava infiltrando nelle varie attività durante il periodo della pandemia. È chiaro che ho dovuto fare mille interrogazioni per capire i loro business con i dispositivi anticovid e i canali di riciclaggio».

 

Per questo aveva la massima libertà. Ma a volte, invece, riceveva precisi input. Per esempio i vertici della Dna gli avrebbero chiesto un report riservato sui rapporti tra Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, una storia che P.S. approfondiva dai tempi in cui si era occupato della latitanza in Libano dell’ex senatore palermitano. Ma altri accessi sono stati effettuati anche su Giuseppe Conte, sulla compagna Olivia Paladino, dopo l’emersione sui giornali degli affari di famiglia di quest’ultima. Indagini sarebbero state fatte anche sui movimenti di denaro di Matteo Renzi, ma pure su Matteo Salvini e sul suo collaboratore Armando Siri, quando quest’ultimo venne coinvolto in un’inchiesta per autoriciclaggio e per finanziamento illecito della Procura di Roma.

 

giuseppe conte e olivia paladino mezzelani gmt031GIUSEPPE CONTE E OLIVIA PALADINO MEZZELANI GMT031

Nella storia di P.S. ci sono anche vicende curiose, come una risalente al 2021. Nell’occasione uno dei pm che coordinavano il suo lavoro gli aveva chiesto di indagare su una speculazione edilizia che stava per partire davanti alla casa al mare della toga. Ma quella che sembrava una richiesta interessata, mandò a monte un affare milionario portato avanti da soggetti collegati alla ‘ndrangheta e a personaggi del cosiddetto Mondo di mezzo. Adesso le indagini della Procura di Perugia dovranno accertare se questi e molti altri accessi siano serviti anche, per esempio, per fornire notizie ai giornali. Infatti l’inchiesta umbra parte da una denuncia di Crosetto presentata nella Capitale dopo l’uscita di un articolo del Domani del 27 ottobre che riguardava gli emolumenti che il ministro aveva percepito dalla società Leonardo.

 

GIOVANNI TIZIANGIOVANNI TIZIAN

[…] A quanto ci risulta il finanziere avrebbe un rapporto di antica amicizia con il giornalista Giovanni Tizian, uno degli autori dello scoop dell’ottobre 2022, e i due si sarebbero incontrati anche nei giorni sotto osservazione. Ma secondo la difesa di P.S. quelle richieste alle banche dati non erano abusive in quanto facevano parte di un lavoro che l’investigatore stava portando avanti e che lambivano il ministro. In sostanza più che davanti a un accesso abusivo ci troveremmo di fronte a una sorta di rivelazione di segreto. […]

 

[…] All’uomo, che non si era sbarazzato (mostrando buona fede o ingenuità) dei dispositivi elettronici, sono stati sequestrati telefonino e computer. Nel frattempo il cinquantottenne ufficiale napoletano delle Fiamme gialle aveva inviato, come detto, il suo appunto sia alla Procura di Roma che alla Procura nazionale antimafia. «Il nostro lavoro non è trovare persone condannate, ma quelle “pulite” che riciclano soldi» è il mantra di P.S..

 

Giuliano GiannicheddaGIULIANO GIANNICHEDDA

Nel documento il finanziere ricostruisce i passaggi della sua ricerca «illecita». Il punto di partenza sarebbe stata un’indagine sulle «attuali mire espansionistiche nella città di Roma» di alcune famiglie di ‘ndrangheta […]

 

L’oggetto dell’annotazione è così specificato: «Presunta attività di riciclaggio di capitali illeciti nel tessuto economico imprenditoriale di Roma. Accertamenti preliminari nei confronti di Mangione Giovanni e Mangione Gaetano».

 

A molti questi nomi non diranno nulla, ma con i suoi vecchi collaboratori l’indagato ha spiegato: «Io mi sono scaldato quando durante le mie indagini ho trovato i fratelli Mangione che sono due signori camminano in giacca e cravatta e acquisiscono bed and breakfast in tutta Roma in vista del Giubileo che ci sarà».

 

I Mangione, occorre dirlo subito, risultano soci di Crosetto in tre società che offrono servizi di bed and breakfast: la Apollinare Srl, la Torsanguigna Srl e la Zanardelli Srl.

In queste tre ditte hanno quote anche due ex calciatori della Lazio, Giuseppe Favalli e Giuliano Giannichedda. Crosetto detiene il 28 per cento di tutte e tre.

 

massimo carminatiMASSIMO CARMINATI

P.S. nel suo appunto concede che il ministro possa essere «ignaro» delle presunte relazioni pericolose dei fratelli Mangione. Secondo l’indagato questi ultimi, come «accertato illo tempore», sarebbero stati «indagati per avere posto a disposizione di sodalizi criminali, la loro opera nel riciclare denaro illecito, attività che potrebbe essere stata reiterata nel tempo, atteso la vicinanza a personaggi funzionali alle dinamiche imprenditoriali di organizzazioni camorriste, ‘ndranghetiste e autoctone operanti nella Capitale» e sarebbero «risultati intranei e/o comunque saldamente vicini e funzionali a esponenti di primo piano di diversi sodalizi operanti nella Capitale, dediti soprattutto a una sistematica opera di riciclaggio».

 

RICICLAGGIO DENARORICICLAGGIO DENARO

L’excursus prende il via dall’indagine su un narcotrafficante arrestato nel 2018, Fausto Pellegrinetti, che avrebbe avuto rapporti finanziari con la famiglia Mangione. Gaetano e Giovanni sarebbero emersi nelle attività investigative «perché implicati nell’importazione e gestione di macchinette da gioco attraverso società costituite in Brasile e nell’isola del Jersey, settore economico ove Pellegrinetti aveva deciso di investire i capitali illeciti».

 

La nota prosegue: «Ulteriori e preliminari approfondimenti sui fratelli Mangione, hanno fanno emergere un particolare attivismo in attività imprenditoriali nel settore ricettivo e della ristorazione, partendo dalla gestione di un ristorante a Roma nella nota zona di Ponte Milvio (denominato Met), già oggetto di cronache giudiziarie, e nel cui ambito, è stata appreso, operavano anche uomini riconducibili a Massimo Carminati».

 

RICICLAGGIO DENARO SPORCORICICLAGGIO DENARO SPORCO

Gaetano Mangione sarebbe anche il «gestore del Dom hotel» di via Giulia, 5 stelle collocato di fronte all’ingresso della Dna. L’investigatore in disgrazia collega due presunti soci dei Mangione a un imprenditore reggino ritenuto vicino alla cosca dei Piromalli e attenzionato dalla Dna a partire dal 2016. Uno di loro sarebbe indicato in un decreto di misure di prevenzione «quale soggetto di fiducia» dell’imprenditore sopra citato e avrebbe persino ricevuto somme di denaro, «quale testa di legno», dal boss Vincenzo Ruggiero, «ritenuto esponente di famiglie di ‘ndrangheta operanti a Roma».

 

RICICLAGGIO DI DENARO jpegRICICLAGGIO DI DENARO JPEG

Infine l’appunto segnala la presunta vicinanza e gli affari dei Mangione con un’altra famiglia sottoposta a misure di prevenzione e accusata in passato di concorso esterno a un sodalizio camorristico. Il documento è adesso al vaglio dell’autorità giudiziaria, che dovrà decidere se offra spunti investigativi o se, invece, il suo estensore, un investigatore navigato, non si sia macchiato del reato di calunnia. Intanto Crosetto ieri ha esultato dopo la discovery dell’indagine sul tenente che lo spiava: «È grave che pezzi dello Stato abbiano lavorato per indebolire le istituzioni».

 


PER CONTO DI CHI, IL TENENTE DELLA FINANZA PASQUALE STRIANO, CERCAVA DATI SENSIBILI E INFORMAZIONI FINANZIARIE DI PERSONAGGI FAMOSI E POLITICAMENTE ESPOSTI? CON QUALI CRITERI ERANO SCELTE LE PERSONE SU CUI EFFETTUARE GLI APPROFONDIMENTI? CHI LI SUGGERIVA? SU QUALI BASI? - DOVE FINIVANO GLI ESITI DI TUTTE LE INTERROGAZIONI INFORMATICHE RITENUTE ABUSIVE: RESTAVANO NEI CASSETTI? OPPURE VENIVANO CONSEGNATE A QUALCUNO? AVEVANO DEI COMMITTENTI? QUEL CHE E’ CERTO E’ CHE IL “MERCATO DELLE INFORMAZIONI FINANZIARIE” ERA DA TEMPO NEL MIRINO DEI MAGISTRATI ITALIANI…

Condividi questo articolo


1 - DAL 740 AI CONTI CORRENTI DENTRO IL PC DEL MARESCIALLO OLTRE CENTO NOMI ILLUSTRI

Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

raffaele cantone presidente della corteRAFFAELE CANTONE PRESIDENTE DELLA CORTE

«Da aprile l’ufficio sta proseguendo in assoluta riservatezza le indagini preliminari, che si sono ovviamente estese rispetto all’ipotesi originaria di violazione di notizie riservate in danno del ministro Crosetto, e sono già state sentite numerose persone ed esaminata una rilevante quantità di documenti».

 

Sono sufficienti poche righe dello scarno comunicato del procuratore di Perugia Raffaele Cantone per comprendere la delicatezza e l’importanza dell’indagine sui presunti accessi abusivi alle banche dati per ipotetiche attività di dossieraggio ai danni di politici e altri personaggi pubblici, legati ad ambienti imprenditoriali e istituzionali.

 

ANTONIO LAUDATIANTONIO LAUDATI

L’inchiesta partita dalla denuncia del ministro della Difesa s’è allargata perché molto più largo è risultato il raggio d’azione del maresciallo della Guardia di finanza Pasquale Striano, indagato per l’intrusione nei sistemi informatici statali e riservati, alla ricerca di informazioni che arricchissero quelle contenute nelle Segnalazioni di operazioni economiche sospette (Sos).

 

BANKITALIA 77BANKITALIA 77

Sul ministro Crosetto, ad esempio, avrebbe interrogato i terminali per conoscere le dichiarazioni dei redditi del politico che prima di entrare al governo faceva l’imprenditore, e altri dati sensibili. […] numerosi altri accessi sospetti, su altre personalità. Un centinaio e più. Scoprire che scopo è l’obiettivo dell’indagine. E soprattutto per conto di chi.

 

[…] l’ufficiale ha spiegato di essersi attenuto, in maniera del tutto lecita, a un protocollo instaurato all’interno della Direzione nazionale antimafia, presso la quale lavorava su specifica richiesta del sostituto procuratore nazionale che all’epoca si occupava del Servizio Sos, Antonio Laudati.

 

conte casalinoCONTE CASALINO

Secondo il racconto del maresciallo, lui era autorizzato a muoversi liberamente tra le varie banche dati alla ricerca di informazioni che potessero risultare utili alle varie Procure distrettuali, sulla base di spunti investigativi individuati anche di propria iniziativa proprio sulla base delle Sos che dalla Banca d’Italia, tramite l’Ufficio informazioni finanziarie, vengono trasmesse alla Guardia di finanza che poi le smista alla Direzione nazionale antimafia. Il problema è che da tutta quella mole di dati raccolti, non sarebbe scaturita alcun atto d’impulso verso le altre Procure. Né c’erano a monte richieste delle Procure. […]

 

conferenza stampa di matteo renzi al senato 6CONFERENZA STAMPA DI MATTEO RENZI AL SENATO 6

[…] Il sospetto del dossieraggio nasce proprio dagli approfondimenti allargati ad altri sistemi non collegati alla Dna. Lì le Sos arrivano criptate, solo con il nome della persona ma senza il contenuto. Gli accertamenti successivi […] si fanno mettendo in relazione quei nomi con le liste degli indagati nelle diverse Procure d’Italia e con le informazioni contenute nella banca dati della Dna. Solo sulla base di eventuali coincidenze tra questi contenitori avvengono le comunicazioni successive.

 

francesco totti foto mezzelani gmt 437FRANCESCO TOTTI FOTO MEZZELANI GMT 437

Se il maresciallo Striano è andato oltre questi confini, accedendo appunto a dichiarazioni dei redditi, movimentazioni bancarie e altre informazioni, per «vestire» le Sos criptate a disposizione della Dna, bisognerà capire perché l’ha fatto e su richiesta di chi. Gli altri casi Anche perché di notizie contenute nelle Sos […] sui giornali ne sono uscite molte, su personaggi che spaziano dagli ex premier Matteo Renzi e Giuseppe Conte all’ex portavoce di quest’ultimo, Rocco Casalino, fino all’ex capitano della Roma Francesco Totti. L’indagine di Perugia per ora non riguarderebbe questi nomi ma molti altri, altrettanto noti. […]

 

2 - CENTINAIA DI RICERCHE SENZA MAI FARE RAPPORTO E ORA È CACCIA AI MANDANTI

Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci,Giuliano Foschini per “la Repubblica”

 

Funzionava così: il finanziere in servizio all’“Ufficio Sos” (Segnalazioni di operazioni finanziarie sospette) della Direzione nazionale antimafia a un certo punto decideva di approfondire la posizione di un personaggio X per verificare eventuali transazioni anomale sui suoi conti correnti; lo poteva fare senza un’indicazione a monte del magistrato responsabile dell’ufficio (fino all’anno scorso Antonio Laudati) e senza alcun obbligo di rendicontare a valle, per iscritto, ciò che aveva fatto.

 

Agenzia delle entrateAGENZIA DELLE ENTRATE

Il finanziere si arrogava il diritto di interrogare le banche dati della Dna e quelle collegate dell’Agenzia delle entrate […] Le Sos sono tante […]: in un anno all’Antimafia ne arrivano dalla Banca d’Italia circa 15 mila, il 10 per cento di quelle che l’Unità di informazione finanziaria di Palazzo Koch elabora. Per questo motivo, il finanziere spesso effettuava le sue ricerche non dal computer della Dna ma da un terminale della Finanza, dove sono accessibili tutte le 135mila Sos e non solo quelle di potenziale interesse per i magistrati antimafia: era il suo modo per avere maggiore possibilità di rendere la pesca “fortunata”.

 

GUARDIA DI FINANZAGUARDIA DI FINANZA

[…] perché il finanziere faceva ricerche proprio sul personaggio X e non su Y? Con quali criteri erano scelte le persone su cui effettuare gli approfondimenti che poi venivano trasmessi alle procure distrettuali perché aprissero indagini? Chi li suggeriva? Su quali basi? Sono le domande a cui sta cercando di trovare risposta il procuratore capo Raffaele Cantone che indaga sulla presunta attività di dossieraggio condotta dal 2019 da Pasquale Striano, luogotenente della Guardia di Finanza in forza al nucleo di Polizia valutaria di Roma, ma distaccato alla Dna. […]

 

agenzia delle entrateAGENZIA DELLE ENTRATE

Striano è indagato per accesso abusivo al sistema informatico: secondo l’accusa avrebbe effettuato centinaia di consultazioni delle banche dati senza giustificazione. Il militare, interrogato, ha spiegato invece di averle fatte legittimamente: quelle ricerche, ha detto, facevano parte degli «atti di impulso» del suo gruppo di lavoro, erano cioè iniziative mirate a trovare elementi utili per gli investigatori.

 

Ha anche specificato che tale sistema costituiva la prassi dell’“Ufficio Sos” dell’Antimafia ed era pienamente autorizzato da Laudati (non indagato e ascoltato come testimone nei giorni scorsi a Perugia), con un protocollo che ammetteva la possibilità di non rendicontare per iscritto le ricerche che non avessero dato gli esiti sperati.

Giovanni MelilloGIOVANNI MELILLO

 

La sua versione, però, non convince gli inquirenti. Anche perché Striano non frugava soltanto tra le Sos. Si prenda il caso del ministro Guido Crosetto […] su di lui il finanziere indagato ha cercato e scaricato i documenti fiscali, senza alcuna esplicita ragione di investigazione né una Sos di riferimento […] La Procura di Perugia […] ha […] trovato situazioni analoghe: ricerche […] su personaggi noti, per lo più politicamente esposti, senza un motivo valido o con un motivo diverso da quello poi dichiarato. È un fatto che il contenuto di alcune Sos sia finito sulla stampa.

 

giuseppe zafarana guardia di finanzaGIUSEPPE ZAFARANA GUARDIA DI FINANZA

[…] il punto cruciale dell’inchiesta perugina non è la fuga di notizie, bensì, […] i criteri per cui l’“Ufficio Sos” dell’Antimafia decideva di approfondire una posizione piuttosto che un’altra […] È da capire, infatti, dove finissero gli esiti di tutte le interrogazioni ritenute abusive: restavano nei cassetti? Oppure venivano consegnate a qualcuno? Avevano dei committenti? Il «mercato delle informazioni finanziarie», per usare la definizione dei pm, era da tempo nel mirino dei più imp