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domenica 4 giugno 2023

 

ARSENICO, MERLETTI & ZONETTI - DA SETTIMANE ASSISTIAMO ALLA LAGNA SULLE SORTI DI FAZIO, GRAMELLINI E ANNUNZIATA. MA NESSUNO SOTTOLINEA COME, ANNI FA, GLI STESSI PERSONAGGI FOSSERO STATI PROTAGONISTI DI UN TOTALE STRAVOLGIMENTO DEL SERVIZIO PUBBLICO, DURANTE UN'ALTRA OCCUPAZIONE POLITICA, QUELLA AVVENUTA IN ERA RENZIANA. "MATTEONZO" FECE ANDARE VIA FLORIS, GABANELLI, POI ANCHE GIANNINI (E CHIUSE BALLARÒ) -  L’ALLORA DIRETTRICE DI RAI3, DARIA BIGNARDI, STRAVOLSE I PALINSESTI E SPODESTÒ "REPORT", SOSTITUENDOLO PROPRIO CON FAZIO. SE LO FACESSE ROBERTO SERGIO INVOCHEREBBERO I CASCHI BLU DELL'ONU...



Marco Zonetti per Dagospia

 

fabio fazio con matteo renzi nel 2013FABIO FAZIO CON MATTEO RENZI NEL 2013

Da settimane assistiamo a un pianto insistente e uggioso in merito alle sorti di Fabio Fazio, di Massimo Gramellini, di Report, del suo spostamento in altra serata e così via. Ma nessuno sottolinea come, anni fa, gli stessi personaggi - oggi considerati martiri immolati in olocausto sull'altare del repulisti meloniano in Rai - fossero stati protagonisti di un simile stravolgimento durante un'altra occupazione politica della Tv pubblica, quella avvenuta in era renziana. E sorprendono, se non inquietano, le analogie su quanto sta succedendo oggi, benché all'epoca fossero state assai meno sottolineate dalla stampa.

 

giovanni florisGIOVANNI FLORIS

Uno dei personaggi più illustri a lasciare in polemica la Rai nel 2014, dopo dodici anni alla guida di Ballarò, fu per esempio Giovanni Floris, protagonista di un battibecco con Matteo Renzi in piena campagna elettorale per le elezioni europee di quell'anno. 

 

Le dinamiche dell'addio di Floris alla tv pubblica nove anni fa risultano incredibilmente speculari a quelle dell'abbandono di Fabio Fazio quest'anno: le richieste economiche del giornalista di origine sarda (anch'egli rappresentato come Fazio dall'agente Beppe Caschetto), non incontrarono i favori dell'azienda e quello fece armi e bagagli per andarsene a La7 (con contratto ancor più sostanzioso), asserendo di non sentire più la fiducia della tv pubblica nei suoi confronti.

 

DARIA BIGNARDI RENZIDARIA BIGNARDI RENZI

Al suo posto, al timone di Ballarò, approdò il giornalista Massimo Giannini che durò come il proverbiale gatto in tangenziale. L'anno dopo, infatti, nel settembre 2015, l'allora premier Renzi - in polemica perpetua con la linea politica ed editoriale del programma - parlò di "talk show del martedì che fanno meno ascolti della replica numero 107 di Rambo"

 

Una sentenza di morte che segnò l'ultima stagione di Ballarò, cancellato definitivamente nel 2016 dall'allora direttrice di Rai3 Daria Bignardi in quota renziana, decretando il ritorno di Giannini alla carta stampata e alle ospitate da prezzemolino televisivo. Immaginatevi cosa succederebbe se una cosa simile la pronunciasse Giorgia Meloni in merito a #Cartabianca e il programma di Bianca Berlinguer venisse chiuso nella stagione successiva... 

 

SIGFRIDO RANUCCI MILENA GABANELLISIGFRIDO RANUCCI MILENA GABANELLI

Ma abbandoniamo i "what if" e concentriamoci sui fatti realmente accaduti. Nel 2016 l'allora direttrice di Rai3 Daria Bignardi effettuò un'operazione che, se fosse perpetrata dall'assetto odierno a Viale Mazzini, scatenerebbe così tante polemiche da far accorrere anche i caschi blu dell'Onu. 

 

In soldoni, Bignardi spostò senza mezzi termini Report dalla prima serata della domenica a quella del lunedì (senza che nessuno eccepisse). E chi prese il posto di Report la domenica sera? Ma nientemeno che la "Santa Maria Goretti" Fabio Fazio, il cui Che tempo che fa - che prima andava in onda in access prime time - fu allungato per occupare tutta la prima serata domenicale e gran parte della seconda. In altre parole, Fazio spodestò Report (e Presa Diretta di Riccardo Iacona, anch'esso trasferito il lunedì); ma qualcuno ricorda barricate al riguardo? 

 

RENZI BIGNARDI 6.23RENZI BIGNARDI 6.23

C'è di più. All'epoca, Che tempo che fa andava in onda sia il sabato sia la domenica in access prime time. Con l'allungamento nella prima serata domenicale, la puntata del sabato fu cancellata per essere sostituita da un nuovo programma, Le parole della settimana, al cui timone fu collocato Massimo Gramellini, già ospite fisso di Fazio e promosso da Daria Bignardi alla conduzione. 

 

Giova ricordare che sia Gramellini, sia Bignardi, sia Fazio sono tutti e tre rappresentati dal solito agente Beppe Caschetto. Della cui scuderia fa parte anche l'altra "martire" odierna Lucia Annunziata, il cui programma pomeridiano domenicale durante l'era Bignardi a Rai3 fu allungato. Qualcuno ai tempi eccepì? Non ci pare. 

 

MASSIMO GIANNINI ADDIO BALLARO'MASSIMO GIANNINI ADDIO BALLARO'

Sempre a proposito di Report, nell'era renziana a Viale Mazzini se ne andò dalla Rai Milena Gabanelli, nome sacro dell'approfondimento per 35 anni in forza alla tv pubblica, causa rottura con l'allora direttore generale Mario Orfeo. In sostegno della giornalista si schierarono a spada tratta il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, che lanciò addirittura una petizione per riportarla - invano - in Rai, e il M5s in Commissione di Vigilanza all'epoca presieduta da Roberto Fico. "Le priorità del braccio destro di Renzi (Orfeo, ndr) sono state altre" dichiararono i parlamentari pentastellati, "soprattutto rispetto al comparto informazione, parliamo dei nuovi contratti a Vespa e Fazio."

daria bignardi invasioni renzianeDARIA BIGNARDI INVASIONI RENZIANE

 

Corsi e ricorsi storici, direbbe Giambattista Vico; cambiano i governi, i presidenti del Consiglio, gli schieramenti politici, centro, sinistra, destra, ma i meccanismi attorno ai quali ruota la Rai restano sempre immutati. E soprattutto certi nomi. Bruno Vespa, uno su tutti, docet. 

 

DARIA BIGNARDI MATTEO RENZIDARIA BIGNARDI MATTEO RENZImatteo renzi daria bignardiMATTEO RENZI DARIA BIGNARDI

lunedì 29 maggio 2023

 

E MENO MALE CHE LA RAI E’ FINITA NELLE MANI DI TELE-MELONI! - IN BARBA AL NUOVO CAPO DEGLI APPROFONDIMENTI RAI, IL DESTRO CORSINI, STASERA A “REPORT” ANDRA' IN ONDA UN SERVIZIO-SILURO CONTRO IL MINISTRO DELLE IMPRESE E DEL MADE IN ITALY, ADOLFO URSO - INCHIESTA-CHOC SULLA STRANA CONSULENZA CHE IL GRUPPO STM HA PAGATO A CARMEN ZIZZA PER POTER INTERAGIRE COL MINISTRO URSO - DA QUANDO UN’AZIENDA PARTECIPATA DALLO STATO (STM) HA BISOGNO DI CONSULENTI PER INTERLOQUIRE CON…LO STATO? - PUR NON AVENDO MAI TIRATO FUORI UNA NOTIZIA NELLA LORO CARRIERA, FAZIO, SERRA, ANNUNZIATA E GRAMELLINI SI AUTOPROMUOVONO A BALUARDO DELLA DEMOCRAZIA E LASCIANO LA RAI, MENTRE "REPORT" DI RANUCCI RESTA A RAI3 E FA MALE...

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ADOLFO URSOADOLFO URSO

Dagonota

Quanto strepitano a sinistra per la Rai finita nelle mani degli unni meloniani! Aiuto, la censura! La libertà di espressione è in pericolo! Qualcuno salvi la libertà d'informazione e le poltroncine comode dei difensori del pluralismo pettinato col Caschetto! Presto, presto!

 

Anche perché questi barbari di destra, a sentire i sinistrelli, hanno il bavaglio pronto per spegnere le flautate vocine dei dissidenti.

michele serra fabio fazio ultima puntata che tempo che faMICHELE SERRA FABIO FAZIO ULTIMA PUNTATA CHE TEMPO CHE FA

 

Eppure, nonostante gli strepiti e le grida di dolore, stasera "Report" manderà in onda un servizio-bomba, dal titolo "I consulenti" (firmata da Luca Chianca, con la collaborazione di Alessia Marzi, Carlo Tecce e Andrea Tornago). E si preannuncia un siluro a testata multipla verso il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Proprio ora che il nuovo direttore dell’Approfondimento Rai è Paolo Corsini, ultra-destro in quota Fratelli d’Italia.

 

SELFIE DI FABIO FAZIO E MASSIMO GRAMELLINISELFIE DI FABIO FAZIO E MASSIMO GRAMELLINI

L’inchiesta di “Report” si preannuncia scottante e, in un paese meno distratto e narcolettico del nostro, obbligherebbe il ministro Urso a fornire dettagliate spiegazioni. E

mezz ora in piu 2MEZZ ORA IN PIU 2

 

Abbiamo provato a ricordare l’ultima volta che Fabio Fazio, Littizzetto, Annunziata, Gramellini e compagnia abbia tirato fuori una notizia, un'inchiesta, uno scandalo: non l’abbiamo trovata. Solo bla-bla e Littizzetto.

 

SIGFRIDO RANUCCI PER "REPORT", in onda stasera su Rai3

sigfrido ranucciSIGFRIDO RANUCCI

Il gruppo STM, la cui holding di controllo è partecipata dal Ministero dell’Economia, produce microchip. In un momento in cui c’è carenza, per via del conflitto ucraino, è divenuto ancora più strategico per il paese. Tuttavia il gruppo incontra delle difficoltà a parlare con il ministro Urso, per colpa della burocrazia. Dicono.

 

Per facilitare l’interlocuzione con il Ministero delle imprese, Stm paga una consulenza a Carmen Zizza. Che avrebbe un ruolo di "facilitatrice", come ammette un manager della STM che è consapevole di parlare con un giornalista di “Report” ma non di essere registrato.

 

CARMEN ZIZZACARMEN ZIZZA

 

 

L’assurdità della vicenda è dovuta al fatto che STM è un’azienda partecipata dal Mef. In un paese normale, il ministro Giorgetti chiamerebbe Urso per dirgli: “Collega, tra un po' ti passa a trovare il manager di una società per discutere di microchip e investimenti strategici per il Paese”.

 

E invece STM passa attraverso la consulenza della signora Zizza e con un contratto, da 6mila euro al mese, finalizzato al "supporto alle relazioni istituzionali con Ministeri ed Autorità Locali" (Che vor di'?)

 

Il ministro Urso, sul ruolo da consulente di Carmen Zizza, scrive a “Report” che "tutti i dati relativi ai portatori di interesse sono resi pubblici in linea con le misure di trasparenza e accountability di cui il ministero si è dotato, e sono consultabili al sito del ministero”. Eppure nonostante le verifiche, la squadra di Sigfrido Ranucci non ha trovato il nome della Zizza.  

Alessandro DaffinaALESSANDRO DAFFINA

 

Secondo il manager di STM sentito da “Report”, a presentare Carmen Zizza all’azienda sarebbe stato Alessandro Daffina, amministratore delegato di Rothschild Italia. Daffina ha smentito sostenendo che l’ipotesi che si sia adoperato per far gestire alla Zizza i rapporti tra il Ministro Urso e la STM è solo “una illazione”.

GIANCARLO GIORGETTIGIANCARLO GIORGETTI

 

Secondo “Report” quello che Rothschild ha certamente fatto è stato presentare a STM  una due diligence positiva su Carmen Zizza. Solo che anche “Report” ha fatto la sua “due diligence” e ha trovato la denunce per spese pazze della signora quando era Direttore generale nella società che controllava l'autostrada milanese.

 

 

stmicroelectronicsSTMICROELECTRONICS

Per queste accuse, Zizza è stata condannata in primo grado dal Tribunale civile di Milano a risarcire 73 mila euro. La signora sostiene "che si tratta di una cifra che corrisponde a meno di un quarantesimo di quanto avevano originariamente richiesto”. Inoltre, la Zizza è stata consulente di Rothschild per conto di Vivendi, azionista di riferimento di Tim, seduta al tavolo con Urso e Daffina...

 

 

 

giovedì 25 maggio 2023

 

MENO MALE CHE CI PENSA LA PREGIUDICATA MONTARULI A RICHIAMARE I VERTICI RAI ALL'ATTENZIONE SUL BILANCIO – LA VISPA DEPUTATA MELONIANA, VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE VIGILANZA RAI, SI AUGURA CHE IL NUOVO CORSO DI VIALE MAZZINI “GARANTISCA IL PLURALISMO E UN BILANCIO DELL'AZIENDA SOLIDO”. E SE LO DICE LEI, CONDANNATA IN VIA DEFINITIVA PER PECULATO, PER AVER USATO INDEBITAMENTE I RIMBORSI DELLA REGIONE PIEMONTE...

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augusta montaruli e giorgia meloniAUGUSTA MONTARULI E GIORGIA MELONI

(Askanews)  –“Il Cda Rai di oggi definisce nuove responsabilità e quindi un nuovo corso. Auguriamo a tutti un buon lavoro, certi che la definizione completa delle direzioni senza ulteriori rinvii consenta di non perdere altro tempo prezioso e consegni l'azienda a professionalità capaci di darle il rilancio che merita.

 

È, infatti, un'ottima notizia all'insegna della ripartenza. Ora, lo sforzo di ognuno deve essere quello di garantire il pluralismo ed un bilancio dell'azienda solido a tutela del servizio pubblico, dei lavoratori e di tutti gli italiani che confidano nella Rai come il principale motore di informazione approfondimento e cultura d'Italia. La commissione di vigilanza è pronta a lavorare con lo stesso ritmo ed impegno per dare il proprio contributo al raggiungimento di questo obiettivo”.

augusta montaruli 1AUGUSTA MONTARULI 1

 

Lo dichiara il deputato di Fratelli d'Italia e vice presidente della commissione vigilanza Rai, Augusta Montaruli.

giorgia meloni augusta montaruliGIORGIA MELONI AUGUSTA MONTARULIAUGUSTA MONTARULI PRIMA E DOPOAUGUSTA MONTARULI PRIMA E DOPOil cavallo di viale mazziniIL CAVALLO DI VIALE MAZZINIaugusta montaruliAUGUSTA MONTARULIaugusta montaruli su instagram 5AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 5augusta montaruli su instagram 4AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 4augusta montaruli su instagram 12AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 12augusta montaruli su instagram 2AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 2augusta montaruli su instagram 10AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 10augusta montaruli su instagram 11AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 11augusta montaruli su instagram 3AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 3augusta montaruli su instagram 7AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 7augusta montaruli su instagram 6AUGUSTA MONTARULI SU INSTAGRAM 6AUGUSTA MONTARULI ALLA CAMERAAUGUSTA MONTARULI ALLA CAMERA

mercoledì 24 maggio 2023

 

UNNO A LAGIOIA, PLURALISTA SI’ MA SOLO CON CHI PARE A LUI! IL RITRATTO AL VELENO BY IL GIORNALE - "GURU E TRINO, NICOLA LAGIOIA È STATO L’UOMO DI TUTTI I SALONI: TRAVOLTO DAL CASO ROCCELLA, È SCAPPATO COME IL PEGGIORE DEGLI ANTIEROI" - QUANDO SI PRESENTO’ CON UNA MAZZA DA BASEBALL SOTTO CASA DI MASSIMILIANO PARENTE, MA POI DESISTETTE – A SUCCEDERGLI "HA BENEDETTO, SU INTERCESSIONE DI ALAIN ELKANN, SANTA ANNALENA BENINI, CHE SUL CASO ROCCELLA AVREBBE FATTO LA STESSA COSA DI LAGIOIA. CHISSÀ SE È VERO…"

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Estratto dell'articolo di Luigi Mascheroni per “il Giornale”

NICOLA LAGIOIANICOLA LAGIOIA

 

L’unico difetto di Nicola Lagioia – Lui, che ha salvato il Salone del Libro e lo ho moltiplicato in stand, appuntamenti e visitatori: ieri il solito dato record e alla fine l’edizione 2023 arriva alla cifra monstre di 215mila entrate - è che quando parla si crede un romanzo.

 

Ultimamente è in fase guru: funghetti, il Bosco degli amichetti Scrittori nella campagna romana, psichedelia e sciamanesimo. Qualche settimana fa, durante una lectio sul rapporto tra Vita e Letteratura all’Università Cattolica di Milano, ha trascinato il pubblico al vertice della tensione fino a che, così dice Lagioia, una studentessa è scoppiata in un pianto irrefrenabile di gioia (con la minuscola).

 

La sua più che una carriera intellettuale è la via spirituale di un Maestro.

Da sempre. Impose le mani sulla piccola casa editrice minimum fax, e ne fece il santuario del Dipartimento per l’agitazione e la propaganda del partito comunista-capitolino, poi fiancheggiatore della fazione einaudiana romana e per estensione torinese (da cui il celebre grido «Dentro i faxisti nel Salone!»).

NICOLA LAGIOIANICOLA LAGIOIA

 

Elevò l’Einaudi col suo personalissimo vangelo, La ferocia, e vinse lo Strega.

Ha toccato il Salone di Torino e lo ha guarito da tutti i suoi mali, sanandolo dal fallimento, respingendo l’attacco frontale della fiera concorrente di Milano, superando con coraggio e una buona dose di fortuna l’incubo pandemia e esorcizzando tutte le destre possibili, procedendo dal basso ad Altaforte.

 

E infine ha benedetto santa Annalena Benini, su intercessione di Alain Elkann, e lei è stata eletta direttrice. E l’intellighenzia tutta elevò il suo Inno. A Lagioia. Poi però, ma è solo una scivolata, dopo averci riconsegnato il Salone sette volte migliore e più grande di quando se l’è preso, l’altro giorno - travolto dal caso Roccella e scacciato dai golpisti rossi d’Ultima generazione - è scappato come il peggiore degli antieroi.

 

(...)

NICOLA LAGIOIANICOLA LAGIOIA

Lui è quello che tutti gli intellettuali vorrebbero essere. Famoso, ricco («Con tutti i soldi che guadagna») e potentissimo, in particolare sull’asse Repubblica-Einaudi-RadioTre-Esquilino. Ed è persino di sinistra.

 

A sinistra dei dem-centristi e un po’ a destra di Christian Raimo, Nicola Lagioia è partito da Bari, periferia incancrenita di via Bitritto, concerti al Pellicano e l’ambizione di suonare la batteria alle feste di paese, laurea in Legge e poi via subito dalle Puglie prima che diventassero il posto più cool del Sud Italia. Lui voleva Roma, e soprattutto scrivere.

 

Parte da Castelvecchi alla fine degli anni ’90, lavorando nella casa editrice e pubblicando il suo primo libro: un romanzo a più mani che esce sotto il nome collettivo di «Aldo Dieci», un po’ meno di un flop, un po’ più dell’amico cannibale Antonio Centanin.

 

melissa panarello nicola lagioiaMELISSA PANARELLO NICOLA LAGIOIA

Titolo: Route 66. Da qui parte la sua personalissima strada della gloria, passando per minimum fax, dove dirige la collana di narrativa italiana «nichel», primo nucleo editoriale di quella famiglia allargata, un po’ setta un po’ comune - Pascale, Pacifico, Valeria Parrella, Laura Pugno e i fratelli Grimm del Terzo Municipio: Christian&Veronica Raimo che poi tappa dopo tappa, dall’Einaudi al Lingotto, e dopo anni di riviste, vecchi clan e Nuovi Argomenti, festival, premi, Saloni, radio e programmi condivisi, si riaggregherà nel falansterio queer di Michela Murgia&Co., una bolla autoreferenziale dove Paola Belloni, la compagna di Elly Schlein, si fa tatuare sul braccio il logo di Morgana, il podcast-libro della Murgia e di Chiara Tagliaferri, la moglie di Lagioia, in una koinè di Potere, Amichettismo e Ostentazione. E poi tutti a cena ai Parioli a casa di Claudio Baglioni. L’intellettualità italiana come un allegro dopo-festival.

ACQUA E SALONE - MEME BY EMILIANO CARLIACQUA E SALONE - MEME BY EMILIANO CARLI

 

È vero, il Salone del Libro non è un festival ma una fiera. E lui l’ha fatta benissimo. Determinato, carrierista che non fa niente per caso, grande capacità comunicativa (sa sfruttare tutte le sue conoscenze e l’arma della propaganda) e straordinaria abilità nel puntare a un obiettivo preciso senza farlo trasparire, Nicola Lagioia aveva tutte le caratteristiche del Direttore Perfetto.

 

Pedigree politico purissimo, un cerchio magico romano di consulenti fidati e la predisposizione a muoversi senza refusi fra le righe della politica. Chiamato alla direzione del Salone per l’edizione del 2017 dall’allora Presidente della Fondazione per il Libro, Massimo Bray, e sponsorizzato dal ministro della Cultura Dario Franceschini e dal governatore Sergio Chiamparino (quando vigeva l’infallibile metodo che prende il suo nome: «Io pago, io comando, io decido»), Lagioia è stato capace di restare ai vertici del Salone con chiunque governasse il Comune di Torino e la Regione Piemonte: il Pd, i CinqueStelle, Forza Italia e l’avrebbe potuto fare anche con Giorgia Meloni, se avesse voluto. Una cosa che in una città come Torino, peraltro, può riuscire solo a un predestinato o a un funambolo.

 

eugenia roccella e nicola lagioia al salone del libroEUGENIA ROCCELLA E NICOLA LAGIOIA AL SALONE DEL LIBRO

Amico di tutti, critici e scrittori (persino di Melissa P.), amato da tutti, editori e lettrici, iroso per istinto ma capace di dominarsi (quando l’ex amico Massimiliano Parente scrisse sul Giornale un memorabile «Inno a Lagioia», la sera stessa Nicola andò sotto casa sua con una mazza da baseball, ma poi desistette), se c’è una virtù in cui eccelle, bisogna dargli il merito, è quella di sapere smussare i contrasti. Da cui il suo motto: «Mai attaccare di fronte, sempre aggirare il nemico». E anche l’amico se necessario (per colpirlo alle spalle, aggiungono i maligni). Ed ecco il soprannome di “Ciriaco De Mita” del Salone.

 

nicola lagioia massimiliano parente foto di baccoNICOLA LAGIOIA MASSIMILIANO PARENTE FOTO DI BACCO

Camaleontico, fluido, anima democristiana - Realpolitik e tartine - è stato l’uomo per tutte le stagioni e di tutti i Saloni: nascostamente più faziano di un Fabio Fazio, apparentemente meno fazioso dell’ala movimentista dei suoi pretoriani à la Raimo. E ieri, chiuso il suo settennato dei record fatto di qualche inevitabile polemica e centinaia di migliaia di biglietti venduti, San Nicola di Bari, portato in processione da Roma a Torino, andata senza più ritorni, si è pure tolto la soddisfazione di lasciare dietro di sé una trionfale dichiarazione lastricata di pluralismo e indipendenza. In letteratura si dice autofiction.

 

Ora, visti i successi, sarà dura per chi gli succede. Bisognerà fare - almeno come lui. Intanto Annalena Benini, che negli anni d’oro del Foglio guidò con Giuliano Ferrara la battaglia in difesa dell’embrione, ieri ha detto che sul caso Roccella avrebbe fatto la stessa cosa di Lagioia. Chissà se è vero.

 

(...)

annalena benini nicola lagioiaANNALENA BENINI NICOLA LAGIOIAnicola lagioiaNICOLA LAGIOIAlagioia salone del libroLAGIOIA SALONE DEL LIBROnicola lagioia foto di baccoNICOLA LAGIOIA FOTO DI BACCONICOLA LAGIOIANICOLA LAGIOIAnicola lagioia salone del libro 4NICOLA LAGIOIA SALONE DEL LIBRO 4NICOLA LAGIOIA - LA CITTA DEI VIVINICOLA LAGIOIA - LA CITTA DEI VIVInicola lagioia foto di baccoNICOLA LAGIOIA FOTO DI BACCOannalena benini nicola lagioiaANNALENA BENINI NICOLA LAGIOIA