martedì 27 dicembre 2022

                                                               EUROPA EUROPA


ANTONIO PANZERI RITIRAVA LE MAZZETTE DEL QATAR DIRETTAMENTE IN HOTEL: IL 10 OTTOBRE L’EX EURODEPUTATO È ANDATO CON UNA VALIGIA VUOTA NEL LUSSUOSO ALBERGO STEIGENBERGER WILTCHER’S DI BRUXELLES, ED È USCITO CON IL TROLLEY BELLO GONFIO DI BANCONOTE – IL LEGALE DI EVA KAILI SCARICA LA COLPA SUL COMPAGNO, FRANCESCO GIORGI, CHE A QUELL’INCONTRO SI ERA PRESENTATO CON LA FIGLIA NEL PASSEGGINO: “NON SAPEVA NULLA DEL DENARO TROVATO NELL’ABITAZIONE, I SOLDI NON ERANO SUOI. L SUO CUORE STA LETTERALMENTE SANGUINANDO PER LA SUA BAMBINA DI 22 MESI”

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1. LE VALIGIE E IL BEBÈ NELL'HOTEL DI LUSSO PER RITIRARE I SOLDI DELL'EUROSCANDALO

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

antonio panzeri con una valigia all hotel steigenberger wiltcher di bruxellesANTONIO PANZERI CON UNA VALIGIA ALL HOTEL STEIGENBERGER WILTCHER DI BRUXELLES

La valigia. […] È uno dei tratti distintivi delle indagini sul Qatargate. Il "veicolo" delle mazzette. Il "mezzo" per assicurare il passaggio dei soldi. […]

 

Eppure basta sfogliare i documenti che accompagnano e motivano i provvedimenti adottati dai magistrati di Bruxelles per capire che molto delle operazioni condotte da Antonio Panzeri, Francesco Giorgi e gli emissari del Qatar ruotasse proprio intorno alle valigie. Le foto e la sequenza di un incontro specifico tra i due italiani e il ministro del lavoro qatarino, Ali Ben Samikh al-Marri, ne sono una testimonianza. E a quel colloquio la procura di Bruxelles assegna una particolare importanza. Una delle prove di come circolassero le "mazzette".

 

incontro di panzeri con un uomo del qatar in un albergo di bruxellesINCONTRO DI PANZERI CON UN UOMO DEL QATAR IN UN ALBERGO DI BRUXELLES

È il 10 ottobre scorso. Mancano cinque settimane all'inizio dei Mondiali di calcio. La scena si svolge in uno degli hotel di maggior lusso della capitale belga. È lo Steigenberger Wiltcher' s. […]

 

Sono le 17,30 circa. Arrivano e parcheggiano tre Mercedes di colore nero nella piccola rotonda davanti all'albergo. Tutte intestate alla rappresentanza diplomatica del Qatar. Dalle vetture scende una delegazione governativa di Doha, guidata appunto dal ministro del lavoro. Con lui ci sono altri cinque uomini: scorta e - forse non a caso - un portavaligia. I magistrati belgi si sono fatti consegnare video e immagini dalla sicurezza dell'hotel. E tutto viene allegato agli atti.

banconote sequestrate a pier antonio panzeri e eva kailiBANCONOTE SEQUESTRATE A PIER ANTONIO PANZERI E EVA KAILI

 

[…] Il 10 ottobre, dunque, il ministro del lavoro entra nell'hotel e viene accompagnato al quarto piano: lì c'è la sua suite. Poco dopo arrivano Panzeri e Giorgi. Le foto della sicurezza interna ritraggono l'ex eurodeputato italiano con una valigetta in mano. Una specie di ventiquattrore. All'apparenza vuota. O almeno questo è il commento degli inquirenti.

 

Il suo ex assistente addirittura si presenta con la figlia di venti mesi. La madre è Eva Kaili, in quel momento ancora vicepresidente del Parlamento europeo. Spinge il passeggino. Come se nulla fosse. Due uomini della delegazione qatarina li accolgono e li accompagnano proprio al quarto piano. Ogni pa ssaggio è provato da uno scatto o da una ripresa.

 

antonio panzeri con una valigia all hotel steigenberger wiltcher di bruxellesANTONIO PANZERI CON UNA VALIGIA ALL HOTEL STEIGENBERGER WILTCHER DI BRUXELLES

Lungo il corridoio che conduce alla suite di Al Marri si intravede un altro uomo di Doha che, seguendo Panzeri, trascina un altro trolley. Tutto si svolge intorno alle ore 18. Dopo mezz' ora Giorgi lascia la camera. Scende nella hall. La figlia indica una persona che sembra conoscere bene. Il padre la lascia con quella persona. E risale immediatamente al quarto piano. Magari ha pensato che il colloquio stesse entrando nella fase più calda.

 

Passa un'altra ora. L'incontro finisce. Panzeri lascia l'hotel con in mano la stessa valigetta che aveva all'ingresso. Ora, però, viene evidenziata dalla Procura con un bel cerchio rosso. Perché? «Sembra più piena», scrivono gli uffici della magistratura di Bruxelles. Il sospetto dei magistrati, insomma, è che questo sia stato uno degli incontri in cui si organizzava la consegna del denaro in contanti. Da un trolley ad una ventiquattrore.

 

Un sistema collaudato. Fatto, appunto, solo di denaro "fresco". Perché come scrivono a più riprese i procuratori di Bruxelles «l'obiettivo della cricca era l'"argent"». Il denaro.

EVA KAILIEVA KAILI

Nel caso specifico, inoltre, quell'appuntamento non poteva essere casuale. Per due motivi. Il primo: solo dieci giorni dopo, ossia il 22 ottobre, sempre Panzeri in compagnia di Luca Visentini, il presidente del federazione mondiale dei sindacati, vola verso Doha. Prende un aereo della Qatar Airways da Parigi. […] Gli inquirenti sottolineano un elemento: i biglietti aerei sono stati emessi da una agenzia di viaggio di Doha.

 

[…] Il secondo motivo: il mese successivo, a novembre, la sessione plenaria del Parlamento europeo avrebbe dovuto votare le risoluzioni sul Qatar e sul rispetto dei diritti dei lavoratori. Appuntamento cui l'emirato attribuiva particolare importanza. […]

incontro di panzeri con un uomo del qatar in un albergo di bruxellesINCONTRO DI PANZERI CON UN UOMO DEL QATAR IN UN ALBERGO DI BRUXELLES

 

KAILI: «SE RILASCIATA, RESTERÒ IN BELGIO SONO INNOCENTE, LOTTERÒ FINO ALLA FINE»

Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”

 

Bruxelles Il 9 dicembre la vita di Eva Kaili è precipitata nel baratro di una cella del carcere di Haren, dopo che nella bella casa che divide con il compagno Francesco Giorgi nel centro di Bruxelles la polizia ha trovato tanti soldi in contanti.

 

Accusata nell'inchiesta che ha terremotato il Parlamento europeo di cui era vicepresidente di essere una delle pedine di Giorgi e di Antonio Panzeri per influenzare a suon di tangenti la politica a favore di Qatar e Marocco, l'eurodeputata del Pasok è stata destituita dalla vicepresidenza dell'assemblea. Giovedì scorso, i giudici hanno rigettato la sua richiesta di scarcerazione prolungando la detenzione preventiva di un mese.

 

FRANCESCO GIORGI EVA KAILIFRANCESCO GIORGI EVA KAILI

Avvocato Michalis Dimitrakopoulos, lei difende Kaili con il suo collega André Risopoulos. Come ha trascorso il Natale la ex vicepresidente?

«Eva Kaili in carcere sta vivendo un incubo, una catastrofe perché è innocente. L'unica persona che l'ha visitata nel giorno di Natale è stato il padre».

 

Dopo l'udienza del 22 dicembre, non avete fatto ricorso contro la decisione dei giudici di prolungare la custodia. Non avete fiducia nella giustizia belga?

«Ho fiducia completa nel sistema giudiziario del Belgio. Io e il mio collega belga André Risopoulos facciamo gli avvocati da più di 30 anni e l'esperienza ci indica che se facessimo ricorso in corte d'appello ed esso venisse rigettato, allora le possibilità che Kaili in futuro venga scarcerata sarebbero praticamente nulle. Sarebbe davvero difficile che, se chiedessimo alla Corte di prima istanza di scarcerarla, i giudici andassero contro la decisione già presa da giudici di grado superiore».

 

incontro all hotel di bruxellesINCONTRO ALL HOTEL DI BRUXELLES

Al momento, le accuse di cui abbiamo conoscenza sono generiche. Sarebbe necessario sapere meglio chi ha fatto cosa, in che modo e quando. Come avvocato di Kaili ne sa di più?

«Secondo il mandato di arresto, le accuse sono corruzione di pubblico ufficiale, riciclaggio e associazione criminale. Ciò che posso dire è che sono molto vaghe e che non sono fondate su circostanze vere, ma solo sul fatto che il denaro è stato trovato sotto lo stesso tetto che Eva Kaili divideva con il compagno».

 

Avvocato, ha già dichiarato che la sua assistita sta collaborando con la giustizia belga. È stata interrogata di nuovo recentemente?

eva kaili 1EVA KAILI 1

«Ha fatto una nuova dichiarazione la settimana scorsa alla polizia. Era la prima volta che si trovava in condizioni psicologiche sufficientemente buone per essere pienamente consapevole di quanto affermava, ed è stata la prima volta che ha avuto un buon interprete».

 

Cosa sta provando Kaili in questo momento?

«Dopo quello che ha letto negli atti dell'indagine, si sente tradita. Il suo nome è stato usato a sua insaputa, prima del giorno dell'arresto non sapeva nulla del denaro che è stato trovato nell'abitazione, i soldi non erano suoi né li custodiva».

 

Kaili ha detto di comprendere la decisione di destituirla nonostante basata solo su notizie di stampa. A due settimane dall'arresto, la pensa ancora così?

«Credo che la custodia preventiva alla quale è sottoposta sia sbagliata perché non ci sono gravi indizi di colpevolezza, non era una latitante e non avrebbe potuto cancellare le prove dell'indagine. In ogni caso, la sua posizione è che la rimozione decisa dalla presidente Metsola sia corretta mentre c'è un'indagine in corso».

 

MEME QATARGATE BY MACONDOMEME QATARGATE BY MACONDO

Cosa sapeva dei rapporti tra Giorgi e Panzeri che, per l'accusa, agivano dietro la Ong Fight impunity ? Ritiene di essere la loro vittima?

«Ciò che lei sa è che Panzeri conosceva e collaborava con Giorgi da molti anni. Kaili, però, non era stata mai a conoscenza del grado e del tipo di collaborazione tra loro e per lei sarebbe una dolorosa sorpresa se le accuse nei loro confronti fossero confermate in giudizio».

 

Ha mai votato in Parlamento in base a cosa le hanno chiesto Giorgi o Panzeri?

«Ha sempre votato secondo coscienza, né Panzeri né il padre della sua bambina hanno mai influenzato il suo voto. La creazione di relazioni commerciali con il Qatar è stata una politica centrale dell'Unione europea. L'Europa ha bisogno del gas del Qatar per non rimanere al freddo.

 

banconote sequestrate a panzeri e eva kaili 6BANCONOTE SEQUESTRATE A PANZERI E EVA KAILI 6

Dopo che il presidente del consiglio europeo Charles Michel ha visitato il Qatar e ha avuto colloqui ai massimi livelli ufficiali, dopo che il presidente Metsola ha incontrato ufficialmente un ministro del Qatar, dopo che Joseph Borrell, rappresentate Ue per gli affari esteri, ha pubblicamente supportato le relazioni commerciali con il Qatar, è ipocrita sostenere che Kaili aveva un'agenda personale con il Qatar.

 

La sola e unica volta che ha votato a favore dell'ingresso senza visto in Europa di chi arriva dal Qatar ha seguito la linea della politica centrale del Parlamento europeo. Il risultato è stato di 70 sì e 30 contrari, quindi il suo voto non ha avuto alcun peso».

 

Quando tornerà in libertà, cosa farà? Resterà in Belgio o tornerà in Grecia?

«In caso sia rilasciata resterà in Belgio e combatterà fino a quando non sarà riconosciuta la sua innocenza».

 

È immaginabile come si senta senza la sua bambina.

«Il suo cuore sta letteralmente sanguinando per la sua bambina di 22 mesi che è sola e che può contare solo sull'anziano nonno».

banconote sequestrate a panzeri e eva kaili 2BANCONOTE SEQUESTRATE A PANZERI E EVA KAILI 2banconote sequestrate a pier antonio panzeri e eva kaili 1BANCONOTE SEQUESTRATE A PIER ANTONIO PANZERI E EVA KAILI 1eva kaili 2EVA KAILI 2eva kaili 4EVA KAILI 4eva kaili 6EVA KAILI 6eva kaili 3EVA KAILI 3banconote sequestrate a panzeri e eva kaili 3BANCONOTE SEQUESTRATE A PANZERI E EVA KAILI 3

domenica 25 dicembre 2022

                                                                    DEEP POWER


1. DEEP STATE, IL POTERE ASSOLUTO - DOPO LA DISASTROSA MANOVRA, IL MINISTRO DELL’ECONOMIA GIANCARLO GIORGETTI HA URGENTE BISOGNO DI QUALCUNO CHE GLI SPIEGHI CHE IL VERO POTERE NON È QUELLO CHE VA SUI GIORNALI O NEI TALK. IL POTERE ESECUTIVO È UN INVISIBILE "STATO DENTRO LO STATO" COSTRUITO DI BUROCRATI (GRAN SERBATOIO IL CONSIGLIO DI STATO) CHE SONO GLI UNICI VERAMENTE INAMOVIBILI NELLE ISTITUZIONI NAZIONALI 2. ECCO: IL GOVERNO HA IN MANO IL VOLANTE DELLA MACCHINA DEL POTERE MA SE IL DEEP STATE DECIDE DI NON METTERE LA BENZINA, PUOI SCHIACCIARE IL PEDALE DEL GAS QUANTO VUOI MA NON VAI DA NESSUNA PARTE – NE SANNO QUALCOSA TREMONTI E RENZI…

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DAGOREPORT

GIANCARLO GIORGETTIGIANCARLO GIORGETTI

Il responsabile del disastroso via libera alla manovra si chiama Giancarlo Giorgetti, il semolino di Salvini. Eppure il ministro dell’Economia non aveva davanti un compito granché complicato visto che i due terzi della Finanziaria erano già destinati a combattere il caro-bollette. Ne restavano appena 14 miliardi da gestire ed è finita nel caos più grottesco. La Ragioneria di Stato ha mosso ben 44 rilievi alla manovra e sulla graticola i parlamentari di Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno spedito all’inferno il ministro leghista e la scelta dei suoi tecnici del Mef. 

 

Una questione che ripropone un tema che non ha granché accesso sui giornali e talk: il vero potere non ha un volto, non va sui giornali né viene ospitato nei talk, è lontano dagli occhi dell'opinione pubblica perché lavora in quel mondo che viene definito Deep State. Quello ‘’stato sotterraneo’’, esiziale per la vita di un governo, è composto da organismi come Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Servizi segreti, poteri militari, civil servant, eminenze grigie varie e avariate.

GIUSEPPE SALVAGGIULO - IO SONO IL POTEREGIUSEPPE SALVAGGIULO - IO SONO IL POTERE

 

Un invisibile "Stato dentro lo Stato" costruito di burocrati che esercitano il vero potere esecutivo dietro le quinte. Di più: sono gli unici veramente inamovibili nelle istituzioni nazionali. Insomma: il governo ha in mano il volante della macchina del potere ma se il Deep State decide di non mettere la benzina, puoi schiacciare il pedale del gas quanto vuoi ma non vai da nessuna parte.  

 

Nondimeno, fare a meno della giuntura che lega le grandi burocrazie pubbliche al governo, è il sogno della classe politica. Ma non riescono a emanciparsene perché non possono. Non solo perché i politici de’ noantri non saprebbero scrivere neppure tre righe di una legge. Ma, dato che più sono incapaci, più sono arroganti, non riescono a capacitarsi che una burocrazia ostile, ma anche semplicemente non collaborativa, è in grado di impedire, confondere, rallentare qualsiasi decisione. 

TREMONTI E MILANESETREMONTI E MILANESE

 

‘’In Italia la selezione dei capi di gabinetto avviene attraverso canali diversi di cooptazione. Ci sono i magistrati del Consiglio di Stato. Quelli della Corte dei conti. I professori universitari. I funzionari parlamentari. I burocrati di carriera, che agivano per decenni nelle pubbliche amministrazioni. Ciascuna categoria ha un suo codice di comportamento, regole di affiliazione, baronie, gelosie, ritualità, scandali, ricatti, mele marce, figure leggendarie’’. 

 

matteo renzi antonella manzioneMATTEO RENZI ANTONELLA MANZIONE

Racconta l’ottimo giornalista de “La Stampa” Giuseppe Salvaggiulo nel suo fondamentale libro “Io sono il potere. Confessioni di un capo di gabinetto” (Feltrinelli, 2020), l’errore di Giulio Tremonti: “Erano già quindici anni che faceva politica ai più alti livelli quando nominò capo di gabinetto a Palazzo Chigi, dov’era stato nominato vicepremier, Marco Milanese. Un ufficiale della Guardia di finanza che dopo Mani Pulite si era buttato in politica con Berlusconi. Per noi gabinettisti un finanziere che si laurea a quarantacinque anni e diventa capo di gabinetto è come un mercante nel tempio. Nessuno a Roma rispondeva al telefono a Milanese. Fu isolato come fosse portatore di un virus pestilenziale”.

 

antonella manzioneANTONELLA MANZIONE

Ancora Salvaggiulo: ‘’Il più madornale errore di Matteo Renzi, dopo la presa del potere del 2014, fu sbagliare la squadra. Non dei ministri, che in quel governo – a parte Padoan e pochi altri - erano perlopiù comparse’’. Il Deep State lo abbandonò al suo destino quando Renzi arruolò il capo della polizia municipale di Firenze, Antonella Manzione. 

 

Antonella Manzione LibroANTONELLA MANZIONE LIBRO

Subito malevolmente ribattezzata “la vigilessa” per sottolinearne il curriculum giuridico modesto a fronte dei predecessori (in genere alti magistrati) nel prestigioso incarico di capo dell’ufficio legislativo della presidenza del Consiglio, in realtà non aveva sfigurato. Nei cosiddetti “preconsigli”, le riunioni dei capi staff cui seguono quelle dei ministri, si segnalava per formalismo e pignoleria. 

 

GIUSEPPE CHINEGIUSEPPE CHINE

Ma la sua autorevolezza derivava dalla piena copertura politica di Renzi. Di fronte a un contrasto, per chiudere la discussione le bastava dire “chiedo a Matteo” e dopo pochi minuti, mostrando il cellulare, “Matteo mi ha detto di fare così”, conclude Salvaggiulo.

 

DARIA PERROTTADARIA PERROTTA

Il risultato tragico della manovra by Giorgetti ha origine dallo sconsiderato turn-over fatto all'interno della burocrazia del Mef. Fuori Giuseppe Chiné, potentissimo consigliere del Consiglio di Stato (gran serbatoio del Deep State) ed ex capo di gabinetto di Daniele Franco, sostituito dal magistrato Stefano Varone, che era stato capo di gabinetto di Giorgetti al Mise, è stato il primo errore visto che i tempi per varare la manovra erano strettissimi. Mettere poi al coordinamento dei legislativi, anziché un consigliere del Consiglio di Stato ma la magistrata alla Corte dei Conti Daria Perrotta, è stato il secondo. 

 

ALESSANDRO RIVERAALESSANDRO RIVERA

E forse Giorgetti in parte l’ha capito quando si è opposto ai desiderata della Meloni di far fuori subito Alessandro Rivera, influentissimo direttore generale del Tesoro. Ma, a quanto pare, non è bastato per evitare una figura da cioccolataio.

 

"NON RISPONDEVANO ALLE MAIL" ACCUSE ALLA SQUADRA DI GIORGETTI PER I RILIEVI AL BILANCIO

Emanuele Lauria per la Repubblica

federico mollicone foto di baccoFEDERICO MOLLICONE FOTO DI BACCO

 

È un caso che esplode all'improvviso, in un Transatlantico che si appresta lentamente a celebrare il sofferto via libera alla manovra. Uno dopo l'altro, due deputati di Fratelli d'Italia mettono nel mirino i tecnici del Mef, il ministero retto dal leghista Giancarlo Giorgetti. 

 

Raccontano un malumore diffuso, che è proprio di altri colleghi e pure di autorevoli esponenti di Forza Italia alla Camera. Nella seconda, convulsa, notte di lavoro in commissione Finanze sarebbe venuto a mancare il supporto fondamentale della struttura del ministero dell'Economia. 

 

TOMMASO FOTI 2TOMMASO FOTI 2

Un retroscena, lo chiama proprio così, che il deputato Federico Mollicone, vicinissimo al vicepresidente di Montecitorio Fabio Rampelli, consegna ai cronisti. È lui a raccontare di mail a vuoto, inviate ai funzionari di via XX settembre, alle quali è arrivata risposta solo nella mattina seguente. 

 

Mollicone è irritato per un fatto personale, la difficoltà nel trovare un conforto tecnico mentre si stava discutendo un emendamento a sua firma, quello sul bonus cultura. Ma al parlamentare romano dà man forte Tommaso Foti, che di Fratelli d'Italia è capogruppo: «È vero, è stato irrituale che soprattutto alla Camera nelle ultime ore non vi fosse il personale del Mef». 

 

TASSISTI PROTESTANO A VIA XX SETTEMBRE DAVANTI AL MEFTASSISTI PROTESTANO A VIA XX SETTEMBRE DAVANTI AL MEF

Insomma, una sostanziale condivisione delle parole del compagno di partito sulle cause del «caos amministrativo» che ha caratterizzato il transito a Montecitorio della manovra. «È un fatto vero - sottolinea Foti - d'altra parte dobbiamo anche tenere presente che erano impegnati su due fronti, quello della Camera e quello del Senato dove c'era l'Aiuti Quater. 

 

Purtroppo quando il personale che deve assumere delle decisioni è quello che è - conclude il capogruppo dei meloniani - si verifica questo». Sono critiche non leggere, davanti alle quali arrivano smentite. E il ministro Giancarlo Giorgetti per primo difende i tecnici di Mef e Ragioneria: «Ma no, sono stanchi, hanno lavorato tanto». 

ALESSANDRO RIVERAALESSANDRO RIVERA

 

Ma ciò non toglie che una manovra pasticciata lascia sul campo ferite che bruciano, nella maggioranza: Fdi avanza le proprie perplessità sulla struttura del ministero dell'Economia, non coinvolgendo il vertice politico, ma certo queste accuse non possono far piacere a Giorgetti. 

 

E se, da un lato, qualcuno ipotizza una vendetta di settori della maggioranza verso una Ragioneria che ha mosso 44 rilievi alla manovra (certo non un inno alla competenza dei parlamentari), dall'altro la questione ripropone i dubbi sull'efficacia del turn-over fatto all'interno della burocrazia del Mef. 

 

Con il nuovo capo dell'ufficio coordinamento del legislativo Economia Daria Perrotta in prima fila: «In questi giorni sembrava lei il ministro», dice malignamente un deputato "graduato" di Forza Italia. E sullo sfondo c'è il braccio di ferro, che dura da ottobre, fra Fdi e Giorgetti sul direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera: Meloni vuole sostituirlo, il ministro finora ha resistito. 

 

lamberto dini daniele franco foto di baccoLAMBERTO DINI DANIELE FRANCO FOTO DI BACCO

L'apprezzamento unanime sull'approvazione della legge cela insomma malumori. Come quelli di Forza Italia: diversi parlamentari fanno notare che la guerriglia in commissione si poteva evitare se il governo avesse varato un disegno di legge già definito e blindato nei punti essenziali, come le pensioni minime. 

 

Non sono tensioni trascurabili, anche perché in prospettiva c'è un altro passaggio d'aula delicato: quello sulla ratifica del Mes. La premier ha aperto alla possibilità di un sì alla riforma del regolamento, pur escludendo un ricorso al fondo salva-Stati. Posizione che piace a Fi ma molto meno alla Lega: 

claudio borghiCLAUDIO BORGHI

 

«Ratifica del regolamento e utilizzo del Mes non sono due cose separate - dice il senatore Claudio Borghi - la ratifica farebbe scattare un pericoloso meccanismo di aggressione al nostro Paese. Sono convinto che in aula troverò gli argomenti giusti per convincere chi, in buona fede, sta cambiando idea su un no già deliberato con un ordine del giorno della maggioranza». 

venerdì 23 dicembre 2022

                                                          EUROPA EUROPA


UN ALTRO PECCATO DI EVA?­ – EVA KAILI AVREBBE FATTO DELLE VACANZE NEGLI STATI UNITI A SPESE DEI CONTRIBUENTI EUROPEI – LA RIVELAZIONE DELLA SUA EX ASSISTENTE SOFIA MANDILARA: L’EX VICEPRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO SAREBBE STATA DUE VOLTE IN AMERICA PER MOTIVI PERSONALI A SPESE DEL “CENTRO DI UGUAGLIANZA DI GENERE DI ATENE” (ENTE AL CUI VERTICE, SENZA AUTORIZZAZIONE, EVA HA PIAZZATO LA SORELLA)

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Da “la Stampa”

EVA KAILIEVA KAILI

 

Eva Kaili sarebbe andata negli Stati Uniti per due volte con i soldi del Centro di Uguaglianza di Genere di Atene, finanziato dall'Eurocamera. «Viaggi effettuati solo per scopi personali». È questa l'accusa lanciata da Sofia Mandilara, ex assistente che ha lavorato per l'ex vicepresidente del Parlamento europeo dal 2013 al 2014.

 

Mandilara ha raccontato alle telecamere Mediaset di «non essere rimasta sorpresa» dello scandalo. «Infatti - aggiunge - già nel 2013, pur non essendo autorizzata nominò sua sorella al vertice del di Uguaglianza di Genere di Atene».

eva kaili 6EVA KAILI 6

                                                            EUROPA EUROPA


KAILI CHE ABBAIA, MORDE! – EVA KAILI PUNTA IL DITO CONTRO PANZERI E IL SUO COMPAGNO FRANCESCO GIORGI: “NON SAPEVA DIRE DI NO" - GIORGI AVREBBE ACCETTATO DI TENERE QUEI SOLDI PER "UN OBBLIGO MORALE" VERSO IL SUO EX CAPO PANZERI - IL TARDIVO SCRUPOLO DELL'EX VICEPRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO: "IO FORSE AVREI DOVUTO DIRE QUALCOSA PERCHÉ SONO PIÙ ANZIANA” - DEI SOLDI RITROVATI IN CASA DELLA KAILI "SOLO" 150MILA SAREBBERO DEL SUO COMPAGNO...

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G. Gua. per il “Corriere della Sera”

 

MEME QATARGATE BY MACONDOMEME QATARGATE BY MACONDO

La casa della più bella coppia del Parlamento europeo era la cassaforte dove Antonio Panzeri metteva al sicuro la montagna di contanti ricevuti da Qatar e Marocco protetti dall'immunità parlamentare di Eva Kaili.

 

La ex giornalista greca nel signorile appartamento di Bruxelles ci viveva con il compagno Francesco Giorgi prima che entrambi e Panzeri fossero arrestati. Interrogata, Kaili addossa al fondatore di Fight impunity i 600 mila euro in contanti trovati nella valigia che suo padre trasportava «inconsapevolmente» quando fu fermato dalla polizia.

 

Al giudice Michel Claise, dopo l'arresto, la deputata europea greca, come ha rivelato ilfattoquotidiano.it , ha affermato che a casa sua Panzeri anche «prima del Covid aveva lasciato dei soldi e poi è venuto a prenderli. Si fida più di Francesco che del suo appartamento», «penso che sia a causa della mia immunità», afferma. Giorgi faceva da custode «forse anche per il suo boss attuale Andrea Cozzolino (che non risulta indagato, ndr )».

 

FRANCESCO GIORGI EVA KAILIFRANCESCO GIORGI EVA KAILI

Lo avrebbe fatto per «un obbligo morale» verso Panzeri, che lo aveva preso alle sue dipendenze quando era parlamentare europeo, e verso Cozzolino, che gli ha riconfermato l'incarico. Giorgi «non sapeva dire di no, era troppo gentile. Io forse avrei dovuto dire qualcosa perché sono più anziana», ammette, anche perché lei non si fidava di quello che i tre facevano, seppure lei stessa si rivolgesse a Panzeri per avere consigli su come muoversi in politica.

 

Quando la polizia è entrata in casa, Kaili ha telefonato a Panzeri ma, non trovandolo, ha chiesto di lui agli eurodeputati socialisti belgi Marc Tarabella e Maria Arena, i cui nomi sono nelle carte dell'inchiesta ma anche loro non risultano indagati. Non sapevano dove fosse.

 

«Solo» i 150 mila euro trovati nell'appartamento sarebbero stati di Giorgi, che li aveva presi in prestito per comprare la loro nuova casa, dato che non era in buone condizioni economiche. «Il mutuo è a mio nome, io pago per quello e i lavori», precisa Kaili aggiungendo che lui «chiede prestiti ai suoi genitori ogni tanto. Forse anche ad Antonio», ma non esclude che i soldi potessero arrivare da altri. Il giorno prima dell'arresto aveva visto in casa due borse piene di contanti che attribuisce a Panzeri.

EVA KAILIEVA KAILI

 

Quando il giudice Claise le chiede di fare i nomi delle persone che erano intorno a Panzeri, i verbali pubblicati da ilfattoquotidiano.it riportano nomi di parlamentari europei e loro collaboratori di cui la Kaili dice di non sapere se avessero ricevuto regali. Poi lo sfogo con il quale sembra rivendicare la sua innocenza: «Hanno confuso la missione di Panzeri con la mia».

 

Lei si occupava «della liberalizzazione dei visti per l'Ue da alcuni Paesi del Medio Oriente. Il Kuwait, il Qatar e l'Oman erano considerati la priorità, non solo perché sono fornitori di gas, ma anche perché rispettavano le condizioni necessarie più degli altri. Anche la Commissione faceva molta pressione su questo e anche io ero d'accordo» ed in questo periodo erano in corso «discussioni molto intense sui diritti dell'uomo e del lavoro. Io credo che sia per questo che si confondono la missione di Panzeri, orientata sui diritti dell'uomo, e la mia che era orientata sui visti e l'energia».

 

 

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