Visualizzazione post con etichetta STORIE VATICANE. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta STORIE VATICANE. Mostra tutti i post

lunedì 19 ottobre 2020

                                                                        VATICAN CITY


''DAMMI 10 MILIONI E ME NE VADO''. ''HO DATO LA STECCA A UNO…'' - SUL ''CORRIERE'' L'AUDIO BOMBA DA CUI PARTE L'INCHIESTA SUL VATICANO. CI SONO IL BROKER GIANLUIGI TORZI, IL DIRIGENTE DELLA SEGRETERIA DI STATO FABRIZIO TIRABASSI ED ENRICO CRASSO, CHE DAI TEMPI DI WOJTYLA GESTISCE LE FINANZE PAPALI: ''QUESTA COSA VA FATTA COME DICO IO E NESSUNO SI FA MALE. CI SONO I SERVIZI VOSTRI, I SERVIZI INGLESI. NESSUNO SI FARA' MALE SE...''

Condividi questo articolo

 

 

«DAMMI 10 MILIONI E ME NE VADO» IL VERTICE A TRE SUL PALAZZO DI LONDRA

Fabrizio Massaro e Mario Gerevini per il “Corriere della Sera

 

Hotel Bulgari di Milano, saletta riservata.

fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torziFABRIZIO TIRABASSI ENRICO CRASSO GIANLUIGI TORZI

Tre uomini discutono animatamente, di soldi, di affari. Forse di tangenti. Uno è un broker, Gianluigi Torzi. Un altro è un dirigente del Vaticano, Fabrizio Tirabassi. Il terzo è Enrico Crasso, storico gestore delle finanze della Santa Sede. «Tu lo sai che su questa operazione c' è tutto il mondo, sì? Ci sono i servizi vostri, i servizi inglesi... - afferma Torzi - questa cosa va fatta come ti dico io e nessuno si fa male, perché non è che Gianluigi è caduto dal cielo e vi ha salvato l' operazione ». L' operazione di cui parlano, rimasta segreta fino a ottobre 2019, è conosciuta oggi come «lo scandalo del palazzo di Londra», cuore dell' inchiesta penale della magistratura vaticana.

PUBBLICITÀ

fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torziFABRIZIO TIRABASSI ENRICO CRASSO GIANLUIGI TORZI

 

I toni sono alti. Volano imprecazioni. A tratti forse millantano, alludono. Di sicuro negoziano. Ci sono in ballo molti milioni. Intanto fra i presenti nella stanza qualcuno registra, di nascosto. Il Corriere ha ascoltato ampi stralci dell' audio (a tratti incomprensibile). «Fabbrì - incalza il broker - ma sai quanti cazzo di milioni ho guadagnato in vita mia, io? Porc...».

 

RAFFAELE MINCIONERAFFAELE MINCIONE

I soldi di cui parlano sono quelli riservati della Segreteria di Stato, alimentati dalle offerte dei fedeli a Papa Francesco: l' Obolo di San Pietro. È il 19 dicembre 2018; due settimane prima la Segreteria di Stato aveva raggiunto un faticoso accordo con il finanziere Raffaele Mincione per uscire dal suo fondo in cui erano stati investiti 200 milioni di dollari e per rilevare il 100% del palazzo in Sloane Avenue.

 

La complessa manovra fu affidata all' allora sconosciuto Torzi. «Tu mi hai salvato il culo - sostiene Tirabassi, il laico più alto in grado tra i gestori dei fondi della Segreteria - di fronte a un' operazione di cui... non ero responsabile de' sape' cose... e a differenza di tutti non ho preso niente».

 

Torzi si è autoassegnato mille fondamentali azioni di Gutt, la società lussemburghese che ha rilevato il palazzo. Quelle azioni, che valgono solo il 3 per cento del capitale, gli danno però tutte le leve di gestione dell' immobile del Vaticano. Per Tirabassi è un problema enorme: deve far tornare il palazzo nelle mani della Segreteria perché l' inghippo è stato scoperto dai superiori. Ma non è l' unica questione: «Siamo di fronte alla possibilità - spiega - che da qui all' inizio del prossimo anno sia tutto centralizzato e questo significa che perdiamo noi il controllo come Segreteria... questo non va bene nei tuoi confronti...».

ANGELO BECCIU E PAPA BERGOGLIOANGELO BECCIU E PAPA BERGOGLIO

 

Cerca allora di convincere Torzi a cedere le mille azioni Gutt; forse per collocarle in un fondo: «Quale potrebbe essere una possibile... per riconoscerti il lavoro che hai fatto?». Torzi sa di avere buone carte da giocare. E alza la posta, con colorita schiettezza. «Io pensavo di gestire 3-4 anni. Dammi 10 milioni e me ne vado; dammi 8 milioni, che cazzo ti devo dire Sì, comunque me ne vado... Se mi dai 2 milioni ti dico "mi hai ca... in mano" perché ne ho dati tre e mezzo solo a... (qui cita uno dei protagonisti della storia: non lo riportiamo perché al momento non è stato possibile verificare se sia solo una millanteria, ndr ). C' è il bonifico! Ti faccio vedere!».

 

fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torziFABRIZIO TIRABASSI ENRICO CRASSO GIANLUIGI TORZI

È uno dei passaggi più inquietanti. Poco dopo ribadisce: «Ce l' ho qua il bonifico, non è che sto' a di' cazzate...

con Ubs. Oggi se piglio 10 milioni me ne porto a casa 3 o 4», alludendo a stecche pagate a chissà chi. E getta fumo: «T' assicuro che nessuno ti avrebbe detto metti "l' immobile in mano a Gianluigi" se non c' erano determinate logiche... quindi stai sereno, il mio gioco è troppo più importante di una cazzata del genere». Ma c' è di più: Torzi vuole anche coinvolgere la cassa del Papa nell' acquisto di un bond immobiliare, sul quale evidentemente ha una posizione a rischio: «Domani se non ti compri Augusto io sono nella merda». «Che importo?», chiede Tirabassi. «10 milioni... compratene 8...», risponde il finanziere.

 

fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torziFABRIZIO TIRABASSI ENRICO CRASSO GIANLUIGI TORZI

Il terzo uomo, Crasso - con le società Sogenel e Centurion riservatissimo gestore delle finanze vaticane sotto tre pontefici - capisce che è il momento di mediare. Presumibilmente è lui che registra e il file potrebbe essere acquisito dai pm del Papa: «Fate domani un' assemblea in cui si decide che la Segreteria acquisisce il 100% del veicolo, tu (Torzi, ndr ) vieni liquidato con 6-8-10 milioni, quello lo stabilisce un contratto...».

 

 Qui emerge l' incredibile circostanza di Torzi coinvolto in un affare da centinaia di milioni senza un contratto che ne definisse il ruolo. I tre - oggi tra gli indagati in Vaticano - si lasciano senza accordo. Da quel giorno lo sconosciuto finanziere molisano terrà in scacco la Segreteria fino a maggio 2019 quando incasserà 15 milioni. Si farà da parte portandosi nel telefonino, tra mille altri documenti, la foto con il Papa del 26 dicembre 2018 e lo scambio di auguri per Pasqua 2019 con Edgar Peña Parra, il numero due della Segreteria succeduto nel 2018 al cardinale Giovanni Angelo Becciu.

fabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torziFABRIZIO TIRABASSI ENRICO CRASSO GIANLUIGI TORZI

 

Secondo i promotori di giustizia quella di Torzi è stata un' estorsione. Arrestato a giugno, è stato liberato dopo 8 giorni. La sua ricostruzione dei fatti avrebbe convinto gli inquirenti. «Tutto chiarito», diranno gli avvocati. La Mani Pulite del Vaticano, partita da qui, è appena cominciata.

Edgar Pena ParraEDGAR PENA PARRAfabrizio tirabassi enrico crasso gianluigi torziFABRIZIO TIRABASSI ENRICO CRASSO GIANLUIGI TORZI

 


sabato 3 ottobre 2020

 

                                                                  STORIE VATICANE



AL BECCIU NON C’È MAI FINE – IL PROCESSO A GEORGE PELL ERA UNA FARSA ORCHESTRATA PER FARLO FUORI? LA GENDARMERIA INDAGA SUI 700 MILA EURO PARTITI DALLO IOR E ARRIVATI IN AUSTRALIA, FRAZIONATI IN TANTI BONIFICI – IL SOSPETTO È CHE SIANO FINITI NEI CONTI DEGLI ACCUSATORI DEL CARDINALE (POI ASSOLTO) – UNO DEI TESTIMONI IN QUEI GIORNI HA ACCESO UN MUTUO PER 350MILA EURO...

-

Condividi questo articolo

1 – BECCIU E IL PROCESSO A PELL IL SOSPETTO: TESTE COMPRATO

Valentina Errante per “il Messaggero”

 

ANGELO BECCIU E PAPA BERGOGLIOANGELO BECCIU E PAPA BERGOGLIO

Adesso il sospetto è che il processo per pedofilia in Australia a George Pell sia stato organizzato per fare fuori quel prefetto della Segreteria per l'Economia della Santa Sede che, nel 2015, tuonava al Meeting di Rimini con una relazione su Chiesa e denaro, dicendo che era giunto «il momento di mettere in ordine i conti, perché «la prossima ondata di attacchi alla chiesa potrebbe essere per irregolarità finanziarie».

 

GEORGE PELLGEORGE PELL

La vicenda è all'esame degli inquirenti vaticani, la Gendarmeria sta lavorando per raccogliere tutti gli elementi che confermerebbero l'adagio circolato all'interno delle Mura Leonine negli anni delle accuse e delle condanne al porporato: «I cannoni sono in Australia ma i proiettili sono fabbricati in Vaticano». Il monito di Pell contro i cardinali, «che aprono le porte a ladri e incapaci e si disinteressano di come vengano impiegati i soldi della Chiesa», coincide proprio con gli anni dell'affare di Sloane Avenue, l'acquisto del palazzo di Londra e le trame ordite con il finanziere Raffaele Mincione, per drenare circa 500 milioni di euro dalle casse della Santa Sede. Ed è allora che dalla Segreteria di Stato partono i bonifici per l'Australia.

 

GEORGE PELL PAPA FRANCESCO BERGOGLIOGEORGE PELL PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

LE VERIFICHE

Gli accertamenti degli inquirenti Vaticani riguardano soprattutto le movimentazioni bancarie della Segreteria di Stato tra il 2013 e il 2019. Si va indietro nel tempo all'inizio dell'operazione del palazzo di Londra, quando Segretario di Stato era ancora Tarcisio Bertone.

 

In un clima di veleni e accuse reciproche, le parole di monsignor Alberto Perlasca, inchiodato alle sue responsabilità e protagonista dell'operazione Sloane Avenue, hanno già determinato la richiesta di dimissioni da parte del Papa al cardinale Angelo Becciu.

GEORGE PELLGEORGE PELL

 

Tra le contestazioni mosse dal Santo Padre, i bonifici alla coop del fratello, che sarebbero arrivati tramite la Caritas di Ozieri, ma Becciu, nel 2017, prima di lasciare l'incarico di Sostituto, per diventare prefetto della Congregazione dei Santi, avrebbe fatto un bonifico anche a se stesso, sul suo conto privato allo Ior. Risalgono a un periodo precedente le rimesse che dalla Segreteria finiscono in Australia.

angelo becciu papa francesco 1ANGELO BECCIU PAPA FRANCESCO 1

 

Circa 700 mila euro frazionati. L'ipotesi degli inquirenti è che quei soldi, attraverso alcuni prestanome, siano finiti nelle tasche degli accusatori del processo a carico di Pell, per condizionarne l'esito. E liberarsi dell'ingombrante porporato.

 

IL PROCESSO

Il 29 giugno 2017 la polizia australiana conferma l'imminente stato d'accusa per il cardinale Pell per gravi reati sessuali su minori, fra i quali quello di uno stupro. La vicenda risale a venti anni prima.

Giovanni Angelo BecciuGIOVANNI ANGELO BECCIU

 

A puntare il dito contro il porporato è un trentenne, dopo la messa nella cattedrale di San Patrick, a Melbourne, quando aveva 55 anni, Pell, in sacrestia, avrebbe abusato di lui e un altro corista, allora tredicenni. Solo uno dei due chierichetti ha potuto testimoniare, l'altro è morto per overdose nel 2014. Ma aveva negato alla madre di essere stato abusato.

 

La Santa sede annuncia che Pell partirà per l'Australia «per affrontare le accuse che gli sono state mosse». L'11 dicembre 2018 il cardinale viene giudicato colpevole dalla giuria della County Court dello stato di Victoria e il 13 marzo 2019 viene condannato a una pena detentiva di sei anni.

GEORGE PELL HARRY POTTERGEORGE PELL HARRY POTTER

 

Si dichiara innocente, annuncia il ricorso in appello, l'istanza viene respinta. Ma alla luce dei numerosi vizi formali nelle procedure processuali, la Corte Suprema dell'Australia decide di ammetter la richiesta di appello presentata dal cardinale. Il 7 aprile scorso Pell è stato assolto. Sette giudici hanno votato all'unanimità e ne hanno disposto la scarcerazione dopo più di un anno di prigione.

 

Nelle motivazioni hanno concluso che esiste «una significativa possibilità che una persona innocente sia stata condannata perché le prove non hanno stabilito la colpevolezza al richiesto standard probatorio». Ora qualcuno dice che Papa Francesco abbia richiamato Pell e che il cardinale potrebbe tornare in Vaticano.

 

George PellGEORGE PELL

2 – QUEI BONIFICI IN AUSTRALIA AGLI ACCUSATORI DI PELL

Estratto dell’articolo di Fabio Marchese Ragona per “il Giornale”

 

(…)

 

Nel 2017 il «ranger» australiano fu costretto a tornare in patria perché incriminato con l'accusa di pedofilia. Condannato a sei anni e mezzo di prigione, un anno e mezzo dopo fu scarcerato con un proscioglimento dell'Alta Corte Australiana: le accuse contro di lui, insomma, non reggevano.

 

i bonifici sospetti dallo ior in australiaI BONIFICI SOSPETTI DALLO IOR IN AUSTRALIA

Forse perché, come sta iniziando ad emergere dall'inchiesta d'Oltretevere, erano accuse costruite ad arte per screditarlo e tenerlo lontano dal Vaticano, dove aveva impedito ad alcuni personaggi di mettere le mani sulle finanze del Papa. Dallo IOR, la banca vaticana, sarebbero partiti ben 700mila euro, transitati in altri conti correnti esteri con destinazione Victoria: proprio nello Stato federale dove si è celebrato il processo contro Pell.

angelo becciu papa francescoANGELO BECCIU PAPA FRANCESCO

 

I soldi sarebbero stati suddivisi a diversi protagonisti della vicenda tra cui, parrebbe, alcuni personaggi corrotti della polizia locale che avevano provato a utilizzare le accuse contro il porporato, così come dimostrato da alcune email del 2014, per sviare l'attenzione dell'opinione pubblica in un momento in cui il dipartimento era travolto da uno scandalo in cui figurava anche la 'ndrangheta. Una parte considerevole del tesoretto, 350mila euro, sarebbe invece stata versata a un testimone chiave che, proprio nel periodo in cui si era già costruito il castello di accuse contro Pell, era l'aprile del 2017, aveva stipulato un mutuo per l'acquisto di una casa.

 

MONSIGNOR ANGELO BECCIUMONSIGNOR ANGELO BECCIU

Dalle carte che Il Giornale ha potuto visionare viene fuori, infatti, che uno degli accusatori del porporato aveva acceso presso una banca locale un prestito da 470mila dollari australiani, l'equivalente allora di circa 350mila euro, per acquistare insieme alla compagna un appartamento. Altri soldi sarebbero stati versati ad un altro testimone che accusava Pell in un'altra vicenda di abusi, poi anche questa finita nel nulla. Non è un caso che all'indomani del licenziamento del cardinale Angelo Becciu, dimesso dal Papa che gli ha tolto anche i privilegi cardinalizi, il porporato australiano abbia diffuso un comunicato in cui si complimentava con Bergoglio per «i recenti sviluppi sulle finanze vaticane», invocando infine «ancora pulizia in Vaticano e a Victoria».

papa bergoglioPAPA BERGOGLIO

 

Questo perché, appena uscito di prigione, Pell, da uomo libero, aveva avuto modo di confrontarsi con una serie di persone che durante la sua reclusione avevano indagato sulla vicenda, scoprendo appunto la possibilità che dietro quelle terribili accuse ci fosse ben altro. Il «ranger» aveva messo insieme i pezzi del puzzle e qualche giorno fa è arrivato a Roma, atteso anche da Papa Francesco.

 

papa bergoglioPAPA BERGOGLIO

Tra i temi preparati per l'incontro col Pontefice anche questa storia e quella dei tanti nemici che in Curia avevano provato a sgambettarlo. Non sono pochi quelli che oggi puntano il dito contro il cardinale Becciu, perché lo stesso cardinale sardo, in conferenza stampa, ha rivelato che tra lui e Pell «c'erano modi diversi di vedere le cose», parlando di una sorta di «interrogatorio» sulla corruzione e sulla fedeltà al Papa a cui era stato sottoposto dal «ranger». Becciu, al momento, respinge ogni accusa di coinvolgimento in tutte queste ultime vicende, in attesa che i magistrati dicano come stanno veramente le cose.