venerdì 7 febbraio 2025

 

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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

DAGOREPORT

alfredo mantovano giorgia meloni

Se c’è uno spiato, c’è anche uno spione. Ma chi? Nella oscura vicenda del software di spionaggio Graphite, della società israeliana Paragon, utilizzato in Italia per tenere sotto controllo almeno sette persone (Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e l’ex no global, Luca Casarini, sono solo i pesci piccoli), il Governo Meloni ha provato a dissimulare, facendo il solito pasticcio, e finendo smentito praticamente in diretta.

 

In una nota, diffusa ieri sera, Palazzo Chigi ha infatti precisato: “La Presidenza del Consiglio esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence, e quindi del Governo, i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124, compresi i giornalisti".

 

spyware Paragon

Bene, bravi, bis! Ma allora chi ha firmato un contratto con il software Paragon? E a quale scopo, trattandosi di un programma di hackeraggio che serve a penetrare i cellulari altrui?

 

A rimettere i puntini sulle i è stato il “Guardian”, il quotidiano inglese che, insieme all’israeliano “Haaretz”, ha tirato fuori la notizia. In un articolo firmato da Stephanie Kirchgaessner e Angela Giuffrida si legge: “Come altri fornitori di spyware, Paragon vende la sua arma informatica a clienti governativi che dovrebbero utilizzarla per prevenire il crimine. Non è ancora chiaro chi siano gli specifici clienti governativi dietro i presunti attacchi”.

 

francesco cancellato

Insomma, Paragon non può essere venduto a società private, ma solo a “clienti governativi”. E si torna al punto: quale corpo dello Stato aveva interesse a spiare alcuni giornalisti sgraditi al Governo? E quale è "il potenziale abuso" da parte dell'Italia che ha spinto Paragon a disdettare il contratto?

 

Come scrive oggi sul "Fatto quotidiano" Ferruccio Sansa, citando due fonti qualificate, "lo spyware prodotto da Paragon, sono solo due: un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence”. 

 

“Un prodotto come questo può essere venduto soltanto a uno Stato oppure a soggetti governativi”, spiega un noto broker italiano di prodotti informatici legati alle comunicazioni e alle intercettazioni (anche lui, per ovvie ragioni, chiede l’anonimato).

 

hacker

Possibile che ci siano falle nella rete? “No. Questi spyware si commerciano come un’arma, un missile. La transazione passa attraverso apposite commissioni”. È ipotizzabile che Paragon abbia deciso di vendere a ‘privati’, violando le regole? “No perché le norme e i controlli sono stringenti. Il produttore rischia sanzioni pesantissime che possono portare alla chiusura.”. [...]

 

Dunque, chi ha spiato? Scrivono Alessia Candito e Fabio Tonacci, oggi su "Repubblica": Fonti qualificate canadesi e israeliane sospettano che le attività di intrusione, per quanto riguarda il nostro Paese, siano state condotte da una forza di polizia. Il Dipartimento di pubblica sicurezza, il comando generale dei Carabinieri e quello della Finanza affermano che Graphite non è in dotazione ai loro reparti. A Repubblica , però, risulta che la Polizia di recente abbia legittimamente utilizzato un captatore informatico israeliano per alcune indagini.

 

hacker 5

Delle due, dunque, l’una: o Graphite è stato utilizzato per inchieste formali, quindi con l’autorizzazione delle procure ma secondo Paragon violando i termini contrattuali perché è servito a intercettare attivisti e giornalisti, oppure l’operazione di spionaggio è avvenuta fuori dalle regole previste dall’ordinamento per questo tipo di software così intrusivi".

 

Peraltro, si tratta di un software molto sofisticato, che fa sembrare i cari vecchi trojan obsoleti come una tv a tubo catodico: a differenza dei trojan, infatti, il programma israeliano non ha bisogno di un’azione attiva da parte della vittima.

 

Non serve cliccare in un link malevolo per essere hackerati. Basta essere aggiunti a una chat di gruppo su Whatsapp o ricevere un PDF “manipolato” e tac: si è subito infettati.

 

Il venture capitalist Peter Thiel e? stato a lungo un mentore di Altman

Il mercato dello spionaggio è in forte ascesa: un’altra azienda del settore poco conosciuta ma sempre più potente è la Palantir di Peter Thiel.

 

La società del “Cavaliere nero” della tecno-destra (è l’ideologo dell’autoritarismo tech che Musk, suo ex socio in Paypal, sta provando a mettere in atto) avrebbe da poco superato i 200 miliardi di dollari di capitalizzazione. Eppure nessuno sa cosa faccia.

 

La risposta è semplice: cybersicurezza. Palantir avrebbe in mano un “servizio” ancora più raffinato di quello di Paragon, che mette a frutto la potenza di fuoco dell’intelligenza artificiale, e sarebbe a disposizione dei Governi di mezzo mondo. Un programmino che, oltre a intercettare, utilizza l’AI per mettere insieme tutte le conversazioni, i messaggi, i dati scambiati in una giornata, e a “comporre” una sintesi efficace, funzionale e pronta all’uso. Con tanti saluti allo “human factor” degli 007…

 


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