Il super esperto di porti: “Il progetto della Diga di Genova è pericoloso, giustificato solo da interessi che chiariranno i giudici”
Piero Silva, ingegnere e docente, nel 2022 stracciò un contratto per un incarico di direzione e oggi, dopo l’arresto dell’ex presidente del porto Signorini e le denunce di Anac, spiega come l’opera si potrebbe fare senza rischi e spendendo meno
«Ho letto le parole del presidente Anac Giuseppe Busia sul progetto della maxi Diga di Genova e soprattutto dopo aver letto dell’inchiesta per corruzione che coinvolge l’ex presidente del porto e il presidente della Regione devo iniziare a pensare che questa operazione insensata sia giustificata solo da motivi non tecnici ma di interessi, quali saranno i giudici a specificarlo».
Piero Silva, ingegnere genovese e docente di pianificazione portuale in Francia con un curriculum di costruttore di porti, dighe e infrastrutture in 64 paesi del mondo sta partendo per la Guinea dove lavora alla realizzazione di un porto fluviale per l’esportazione del ferro con una struttura di transhipment al largo.
All’inizio del 2022 si dimise dal ruolo di direttore tecnico per il Project Management Consulting che gli aveva affidato il Rina. Rinunciando a parecchi soldi.
Professore ricapitoliamo, perché questo progetto da un miliardo e 300 milioni finanziato dal Pnrr non la convince?
«E’ un’avventura pericolosissima e costosissima senza senso. Prevede di poggiare la struttura su un fondale fangoso e instabile a 50 metri di profondità. Ma il tipo di consolidamento geotecnico proposto con gli elementi disponibili nel progetto di fattibilità è stato garantito fino a 30-35 metri, oltre non ci sono garanzie. C’è il rischio di un collassamento per scivolamento sui materiali limo-argillosi, disastro questo più volte realizzatosi nella storia delle opere marittime tra cui anche a Sibari in Calabria o davanti a Nizza nel 1979 con strutture molto più piccole».
Ma il cantiere è già partito.
«Mi risulta che le condizioni geotecniche trovate nei sondaggi del progetto esecutivo sono ancora peggiori. Hanno cambiato il metodo del consolidamento. Dalle colonne di ghiaia si passerebbe a spianata di ghiaia in cui le colonne sono prefabbricate. Le colonne devono essere però permeabili e lunghe 60/70 metri ed è una soluzione mai vista».
Ma c’è un’alternativa?
«Certo, l’ho ripetuta più volte anche ufficialmente e paradossalmente in molti la condividono, come il viceministro Edoardo Rixi. Si spenderebbe la metà, sarebbe assolutamente sicura e a differenza di questa solo per le portacontainer ne beneficerebbe anche il traffico crocieristico. Prevede l’abbattimento della porzione di antica diga vincolata dalla Soprintendenza e il posizionamento di quella nuova a una profondità garantita di 30 metri di profondità, senza rischi. Credo che Rixi sia d’accordo ma è il sindaco Marco Bucci che dovrebbe rendersi conto della situazione».
L’Anac ha riscontrato anomalie e violazioni sia nella fase dell’appalto con affidamento diretto a Webuild sia nelle varianti automaticamente riconosciute all’impresa e teme fortemente problemi relativi agli aspetti geotecnici. Gli atti sono stati mandati alla procura di Genova e a quella Europea. Signorini, oggi in carcere per corruzione è stato il regista dell’operazione Diga.Che effetto le hanno fatto le notizie della retata?
«Non fare la diga a meno 30 e fare quella che costa il doppio e ha rischi tecnici molto gravi e dura il doppio come tempi di cantiere è giustificato solo da motivi non tecnici. E leggendo i giornali in questi giorni sui fatti del porto mi sembra che esista più di un sospetto che in determinate scelte ad esempio sulle concessioni non abbiano dominato solo gli aspetti tecnici. Inoltre con un contratto come quello stipulato per la Diga il costruttore acquisisce finanziariamente un potere enorme. Insomma, potrà esserci stata qualche ragione di opportunità politica oppure qualcuno meno pulita, io non ho elementi per dirlo e aspetto che si pronuncino i giudici, ma sulla qualità del progetto della diga invece sono certo: è pericoloso in tutti i sensi».
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