L’OMBRA DELLA MAFIA NELL’INCHIESTA CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI IL GOVERNATORE LIGURE GIOVANNI TOTI, ACCUSATO ANCHE DI CORRUZIONE ELETTORALE – LE INFILTRAZIONI DEI CLAN COINVOLGONO ANCHE I FRATELLI MAURIZIO E ARTURO TESTA, ESPONENTI DI FORZA ITALIA IN LOMBARDIA (VICINI A MARTA FASCINA) - L’ATTUALE CAPO DI GABINETTO DI TOTI MATTEO COZZANI DICE: “NON VORREI TROVARMI ADDOSSO LA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA” – LE CONCESSIONI A FAVORE DI ALDO SPINELLI E I 5 FINANZIAMENTI DELL’IMPRENDITORE A TOTI...
QUEI «VOTI SPORCHI DI MAFIA» CHE AVREBBERO AIUTATO IL PRESIDENTE A VINCERE
Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine per Domani - Estratti
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Mazzette e mafia in Liguria. Questa volta tra gli arrestati, finito ai domiciliari, c’è anche Giovanni Toti, il presidente della regione, accusato anche di corruzione elettorale. Uno dei filoni d’indagine riguarda le infiltrazioni dei clan di mafia nell’ultima competizione elettorale in Liguria, dietro al boom elettorale della lista Cambiamo! ci sarebbe l’attivismo di soggetti legati al clan Cammarata, con feudo a Riesi, in provincia di Caltanissetta.
Insieme a Toti è indagato pure il suo capo gabinetto, Matteo Cozzani, al quale viene contestata anche l’aggravante mafiosa, avrebbe promesso posti di lavoro in cambio di pacchetti di voti.
Nel 2020 alle regionali, Toti aveva ottenuto con la sua lista, il 22 per cento di consensi, superando i partiti storici del centrodestra, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Un successo che avrebbe avuto anche l’apporto della criminalità organizzata che avrebbe fatto convogliare voti, almeno 400, verso Toti e il candidato consigliere, poi eletto, Stefano Anzalone, anche quest’ultimo indagato. Un ruolo lo avrebbe avuto anche un sindacalista della Cgil, Venanzio Maurici, indagato e considerato referente del clan di mafia a Genova.
Con Forza Italia Le infiltrazioni della mafia nelle regionali coinvolgono anche altri esponenti politici, in particolare due fratelli, dirigenti di Forza Italia e ora sospesi dal partito, si tratta di Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa. Sono molto vicini al coordinatore regionale del partito azzurro, Alessandro Sorte, che fa parte della corrente di Marta Fascina, compagna di Silvio Berlusconi.
Era proprio Sorte, non indagato, a suggerire a Cozzani di coinvolgere Testa nelle elezioni perché in grado di coinvolgere la comunità riesina a Genova che vale quasi 500 voti. I fratelli sono accusati del reato di corruzione elettorale aggravato dall’aver agevolato la mafia, segnatamente il clan Cammarata. Nelle carte però emergono anche personaggi collegati alla ‘ndrangheta, che in questo territorio la fa da padrone.
I Testa, insieme al fedelissimo di Toti, avrebbero promesso posti di lavoro, un alloggio di edilizia popolare in cambio dei voti da indirizzare a Toti e al candidato Anzalone. Durante le trattative di avvicinamento con i Testa in vista della possibile candidatura, Cozzani non manca di riferire una qualche preoccupazione mentre ride al telefono: «Me ne frega soltanto che un bel giorno....una mattina non vorrei trovarmi la Dia (direzione investigativa antimafia, ndr) in ufficio».
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SISTEMA LIGURIA, ARRESTI E TANGENTI IL PATTO DELLO YACHT PER PAGARE TOTI
Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine per Domani - Estratti
Doveva essere una giornata di inaugurazioni e di presentazioni trionfanti. Ma alle tre di notte di martedì 7 maggio, ospite dello storico hotel Lolli a Sanremo, il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, ha capito che il corso del suo mandato si sarebbe interrotto bruscamente.
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Infatti, la guardia di finanza, su richiesta della procura di Genova, ha svegliato Toti per notificargli l’ordinanza di arresto, ai domiciliari, con l’accusa di corruzione. Si trovava a Sanremo perché il giorno successivo avrebbe dovuto inaugurare il pronto soccorso dell’ospedale pubblico, privatizzato proprio per volere della sua giunta, e per accogliere l’imprenditore amico Flavio Briatore per annunciare che il celebre Twiga, lo stabilimento dei vip, aprirà a Ventimiglia.
Il presidente della regione è indagato anche per corruzione elettorale in concorso con il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, nonché coordinatore della campagna elettorale della lista “Cambiamo con Toti presidente”. L’accusa è di aver ottenuto voti dai clan.
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A queste donazioni spesso corrispondevano poi concessioni dell’autorità portuale di Genova, dove ha regnato fino a pochissimo tempo fa il fedelissimo nominato da Toti, Paolo Emilio Signorini (da giugno 2023 alla guida della multiutility Iren), unico tra gli indagati a finire in carcere e non ai domiciliari: oltre a 15mila euro in contatti che avrebbe ricevuto, Spinelli gli avrebbe regalato 42 notti un hotel di lusso di Montecarlo (42mila euro), l’utilizzo di una carta di credito per un viaggio a Las Vegas.
Il tutto condito da massaggi e trattamenti estetici, la partecipazione alla finale del torneo di tennis monegasco, un bel po’ di fiches per giocare al Casinò, una borsa Chanel e un bracciale Cartier da 7.200 euro». Favori che arrivano a marzo 2023. Cinque mesi più tardi Signorini è stato nominato amministratore delegato di Iren, su proposta di Marco Bucci, sindaco di Genova, beneficiario dei soldi del Comitato di Toti per le campagne elettorali.
PAOLO EMILIO SIGNORINI - GIOVANNI TOTI
Sistema porto I primi sospetti sul rapporto che lega Toti e un pezzo importante del potere industriale genovese risalgono al 2015, durante la prima campagna elettorale che lo ha visto trionfare in regione. Dal 2016, soli due anni, sui conti correnti di Change erano approdati quasi un milione di euro da costruttori e imprenditori. Già all’epoca nella lista dei finanziatori segreti c’era Aldo Spinelli, indagato insieme al figlio Roberto.
La procura contesta a Toti «di avere accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro (distribuiti in più tranche nel Comitato Giovanni Toti, ndr) a fronte dell’impegno di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”; di agevolare l’ter di una pratica edilizia pendente presso gli uffici regionali; di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova (al 55 per cento dalla Spinelli S.r.l.); di assegnare gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante; di assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (ASPI); di agevolare la pratica di Calata Concenter».
L’affare dei trent’anni L’affresco di questo sistema «corruttivo» è in due intercettazione.
La prima è di febbraio 2021. Toti informava Spinelli: «Abbiamo risolto il problema a tuo figlio sul piano casa di Celle...si può costruire...quando mi inviti in barca? Così parliamo un po’ che ora ci sono le elezioni, c’abbiamo bisogno di una mano».
La seconda è, appunto, a bordo dello yacht di Spinelli.
Primo settembre 2021, Toti ospite sulla barca, sollecitato per velocizzare la pratica del terminal Rinfuse, chiamava il manager del porto Signorini: «Io sono buttato in barca...da Aldo, quando gliela portiamo sta proroga in comitato (di gestione del porto, ndr) ?», chiedeva il governatore. «Digli di stare tranquillissimo...perché gli diamo un sacco di anni (di concessione, ndr)...nel giro di due settimane facciamo tutto», la risposta di Signorini. E Toti: «Vediamo di farla il prima possibile dai».
Un’ora dopo Toti chiamava la responsabile del Comitato Giovanni Toti, per chiederle di mandare «alla segreteria di Spinelli i documenti dove vogliamo che faccia un versamento». Terminato il giro in barca, Toti ricontattava Signorini per ricordargli che se riuscivano a chiudere la questione Spinelli «entro la metà di settembre mi fa comodo anche a me».
Per gli inquirenti «la fretta di Toti è riferita alla promessa di finanziamento ricevuta nella stessa giornata da Spinelli in vista delle elezioni amministrative dei primi di ottobre e... di ricevere il versamento in tempo utile per la competizione elettorale». Più si avvicinava la data della decisione sull’affare del terminal “Rinfuse”, più si intensificavano i contatti tra Toti e Spinelli.
«Non ti dimenticare di me», è l’invito del presidente all’armatore. Ancora una volta, secondo i pm, il riferimento è al finanziamento atteso da Toti ma subordinato alla decisione di Signorini sulla concessione. Persino il giorno prima della riunione tanto attesa, il governatore ricordava a Spinelli che «va la proroga, però ti devo venire a trovare che qua se no finiscono le elezioni».
Tuttavia accade che all’interno del comitato non tutti fossero d’accordo. Per esempio il professionista Andrea La Mattina, descritto così da Toti: «Un ragazzetto...si compra con una carta unta, basta dargli un minimo di considerazione». E ancora: «Se c’ha tre piaceri pidocchiosi da fare su tre gozzi da spostare da qualche banchina di Prà per Rixi (Edoardo, il sottosegretario della Lega, ndr) dagli un interlocutore che glielo faccia fare che non faccia figure di merda».
Il 2 dicembre 2021 è il giorno in cui finalmente il comitato ha approvato la proroga trentennale per l’armatore. Il giorno prima Spinelli rassicurava ancora Toti sulla donazione, che replicava entusiasta: «Festeggiamo la rinfuse (il terminal, ndr) a Montercarlo».
A festeggiare, cinque giorni dopo, è stato certamente il Comitato di Toti, Spinelli è uomo di parola: «Stiamo procedendo al finanziamento...stiamo muovendo un po’ come gruppo... le arriveranno cinque finanziamenti». In tutto 40mila euro. «Grazie di tutto Aldino», dirà Toti a cose fatte.
PAOLO BERLUSCONI LUIGI BERLUSCONI MARTA FASCINA IN PRIMA FILA ALESSANDRO SORTE E STEFANO BENIGNICERIMONIA GIOVANNI TOTI PROTETTORE DELL ARTE DEL SALAME 1ALDO SPINELLI
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