LA STORIA SEGRETA DELL’INCHIESTA DI GENOVA - “LA VERITÀ”: “I GIORNALI HANNO DATO AMPIO RISALTO AGLI AFFARI DI SPINELLI (ARRESTATO), MA HANNO IGNORATO QUASI COMPLETAMENTE IL RUOLO DELL’83ENNE NON INDAGATO GIANLUIGI APONTE. AL MASSIMO HANNO EVIDENZIATO I CONTRASTI TRA I DUE SODALI. COME SE CI FOSSE UN IMPRENDITORE RICATTATO (APONTE) E UNO CHE RICATTAVA (SPINELLI). QUALCHE SCREZIO C’È STATO, MA IL PESO MASSIMO IN PORTO È IL ‘’COMANDANTE’’ CAMPANO, NON SPINELLI - L’UNICO CHE SEMBRA AVER CAPITO È TOTI…”
Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per “La Verità” - Estratto
GIANLUIGI APONTE, PAOLO SIGNORINI E ALFONSO LAVARELLO
Nell’inchiesta che sta scuotendo la Liguria c’è un personaggio che sino a oggi è rimasto nell’ombra, ma che ha un ruolo da protagonista nelle vicende portuali al centro dell’inchiesta della Procura di Genova. È l’ottantatreenne non indagato Gianluigi Aponte, originario di Sant’Agnello (Napoli), sebbene oggi abbia cittadinanza svizzera, ossia il più importante armatore del mondo.
Con una ricchezza personale di 33,1 miliardi di dollari ciascuno, i coniugi Gianluigi e Rafaela occupano «a pari merito» il 48° posto nella classifica delle persone più ricche del mondo pubblicata da Forbes. Si piazzano anche in seconda posizione nella Federazione elvetica, non esattamente una località da poveri.
È lo stesso Aldo Spinelli, il presunto corruttore a suon di finanziamenti elettorali del governatore Giovanni Toti, a fare il suo nome nell’interrogatorio di garanzia. Un nome che sul principale giornale genovese, Il Secolo XIX, non ha sinora meritato alcun titolo in prima pagina, forse perché avrebbe trovato l’accordo, che dovrebbe essere definito entro l’estate, per subentrare al gruppo Gedi nella proprietà del quotidiano.
Che al massimo gli riserva qualche ossequiosa intervista. L’accusa principale per Spinelli e Toti è quella di aver sbloccato la concessione dell’area del Terminal rinfuse (98.000 metri quadrati sotto la Lanterna), in cambio di 40.000 euro di finanziamenti.
La proroga
La decisione dipendeva dal comitato di gestione dell’Autorità del sistema portuale (Adsp) che alla fine, anche su consiglio del governatore, ha votato a maggioranza la proroga di trent’anni per il molo, area in cui Spinelli, rivendica lo stesso indagato, aveva investito dieci milioni di euro (4 per coprire i debiti del precedente concessionario), salvando duecento posti di lavoro. Ma anche se in questi giorni si parla solo di Spinelli l’area interessata dalla proroga ha anche un altro socio di peso: proprio Aponte.
PIACENZA, BUCCI, APONTE, RIXI, PELLICCIARI, TOTI E LAVARELLO
Infatti la società Terminal rinfuse Genova srl (8,2 milioni di fatturato nel 2022 e 400.000 euro di utili) è controllata al 55 per cento dalla Spinelli srl e al 45 dalla Msc, la compagnia di navigazione di Aponte, attraverso la controllata Csm Italia-Gate Spa del Gruppo Til (Terminal investment Limited), sempre riconducibile all’armatore svizzero.
MARCO BUCCI - ALDO SPINELLI - GIANLUIGI APONTE - GIOVANNI TOTI
Nel 2017 Spinelli e Aponte avevano acquisito 40 per cento a testa della società che gestisce l’area destinata alle merci alla rinfusa. A vendere le sue quote era stato il gruppo Italiana coke, in quel momento in crisi. La Terminal rinfuse, il 17 ottobre del 2019, ha presentato istanza di proroga quarantennale (la concessione scadeva nel dicembre 2020) e l’Autorità portuale ha dato evidenza pubblica alla richiesta (quindi non si è trattato di una vera e propria gara). Alla fine non si è presentato nessun altro candidato.
Eppure è sorto qualche problema. Forse perché nei prossimi anni l’area sarà convertita a porto container e il traffico delle merci alla rinfusa (quali carbone, sale, sabbia, cemento, prodotti agroalimentari, fertilizzanti, minerali, ecc.) verrà dirottato su altro scalo.
La prospettiva di cambio di destinazione d’uso ha portato al rallentamento della proroga visto che la legge sui porti del 1994 vietava (proibizione cancellata dal Ddl concorrenza del 2022) il cumulo di concessioni di aree demaniali destinate allo stesso tipo di attività. Infatti sia Spinelli che Aponte hanno già due terminal che si occupano proprio di carico e scarico dei container. L’armatore italo-svizzero detiene in esclusiva calata Bettolo per il cui completamento l’Autorità portuale, in passato, ha investito centinaia di milioni in infrastrutture.
Il silenzio dei giornali
I giornali, come detto, hanno dato ampio risalto agli affari di Spinelli (arrestato su richiesta della Procura), ma hanno ignorato quasi completamente il ruolo del socio in tutta la vicenda. Al massimo hanno evidenziato i contrasti tra i due sodali. Come se ci fosse un imprenditore ricattato (Aponte) e uno che ricattava (Spinelli).
Qualche screzio c’è stato, ma ricordiamo che il peso massimo in porto è il «comandante» campano, non Spinelli. I rapporti tra i due si sarebbero incrinati quando, nel 2022, Spinelli ha ceduto, dopo la scadenza dell’investimento settennale del fondo Icon, il 49 per cento della holding di famiglia ai tedeschi di Hapag Lloyd, garantendosi l’indipendenza dal colosso italo-svizzero. Sembra che il comandante fosse sicuro di papparsi lui la partecipazione nell’azienda del socio, aumentando così la sua influenza in porto. Ed è rimasto scornato.
L’armistizio
Alla fine, però, i due imprenditori hanno dovuto fare la pace. Nel febbraio del 2023 The Medi Telegraph ha scritto: «È stato siglato all’inizio della scorsa settimana, e suggellato da una visita di Roberto e Aldo Spinelli a Gianluigi Aponte nel suo ufficio di Ginevra, l’accordo tra i gruppi Msc e Spinelli per la gestione delle aree sotto la Lanterna del porto di Genova.
Dopo le tensioni dei mesi scorsi, questo incontro tra numeri uno torna a dare propulsione al progetto del porto in linea, il mega polo dei container previsto nel bacino di Sampierdarena e in ragione del quale si sta tra l’altro realizzando la prima parte della nuova Diga foranea del porto, con un investimento pubblico da quasi un miliardo».
Il Terminal rinfuse si trova tra calata Bettolo di Msc e il Genoa port terminal del gruppo Spinelli, tutte banchine destinate a far parte del nuovo progetto.
MATTEO SALVINI - MARCO BUCCI - ALDO SPINELLI
Nel dicembre del 2021 l’Autorità portuale ha prolungato l’affidamento dell’area, dopo aver visionato il piano industriale presentato dal Gruppo Spinelli e da Msc, che prevede investimenti per oltre 55 milioni di euro e 93 nuovi posti di lavoro.
Le presunte tangenti
Per gli inquirenti a sbloccare l’impasse sarebbero state, invece, le tangenti pagate da Spinelli a Toti e all’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Mentre Aponte resta sullo sfondo. Ma ci ha pensato u sciù Aldo a far accendere i riflettori sul socio.
GIANLUIGI APONTE PIERFRANCESCO VAGO
Lunedì, davanti al giudice, ha affermato per ben due volte che per far procedere regolarmente l’iter per il rinnovo della concessione del Terminal rinfuse avrebbe dovuto rivolgersi ad Aponte: «Guardi, chi ha sistemato le pratiche all’Autorità portuale e Gianluigi Aponte» ha detto l’imprenditore. Per poi aggiungere: «Il comandante Aponte ha chiamato non so chi ed e tutto a posto».
L’ex presidente del Genoa ha anche dichiarato: «Guardi, le dimostro queste cose qui che sono tutte chiacchiere perché l’approvazione di questo Terminal rinfuse e avvenuta adesso, perché si e mosso il mio socio».
Aponte è «il boss»
Non è un caso se Signorini, al telefono con il giornalista genovese diventato membro del comitato di gestione dell’autorità portuale di Genova Giorgio Carozzi, il 29 ottobre 2021, riferendosi a un documento che gli aveva girato su Whatsapp proprio Aponte indichi quest’ultimo come il «boss». Il comandante sorrentino ha sbloccato la situazione con una telefonata, ma anche mettendo bocca nel nuovo accordo.
Infatti, nella bozza della delibera per il rinnovo della concessione, che in quel momento era in via di elaborazione da parte degli uffici dell’Autorità di sistema portuale, «era stata inserita», annotano gli investigatori, una clausola «suggerita da Aponte» e «finalizzata a consentire all’Adsp di revocare la concessione in caso di mutamenti nella destinazione d’uso dell’area portuale».
La clausola
ALFONSO LAVARELLO CON FIDEL CASTRO
In effetti nel nuovo accordo è finita una postilla di garanzia che consente la revoca parziale o totale della concessione, salvo un indennizzo ai concessionari per gli investimenti fatti.
Una soluzione che ha reso digeribile il rinnovo ai membri del comitato gestionale, che avevano dubbi su una concessione di così lunga durata in vista dei futuri nuovi assetti del porto di Genova. Ma per questa articolata vicenda è finito nei guai solo u sciù Aldo, fregato dalle microspie sullo yacht.
E pensare che proprio di fianco alla sua imbarcazione è ormeggiata quella dell’avvocato Alfonso Lavarello, amico personale di Fidel Castro, legale di Aponte e suo proconsole a Genova. Aponte in città si muove con grande abilità. Per esempio ha assunto come responsabile delle relazioni istituzionali il vecchio capo dell’Autorità portuale Luigi Merlo, sotto il cui «regno» calata Bettolo è diventato il terminal che è oggi, e ha finanziato fondazioni e associazioni renziane, forse perché la moglie di Merlo, Raffaella Paita, è stata mandata in Parlamento dal fu Rottamatore e messa a capo della commissione Trasporti.
La Paita nella sua attività si è occupata di Msc? Sarebbe interessante approfondire la questione. Non è finita. L’avvocato di Aponte, Lavarello, è stato nominato anche presidente dell’aeroporto di Genova, altra infrastruttura strategica di cui è socia Msc.
Parla Spinelli
In un’intercettazione Spinelli accusa: «Merlo faceva tutte le porcherie del mondo». Il sindaco di Genova Marco Bucci dice: «Lavarello mi chiama e mi dice: “Ma ci siete voi qui in città?”. E allora io gli dico: “Io ci sono e anche Signorini. E allora io e Signorini siamo andati a trovare Aponte all’una… a casa di Lavarello ovviamente, tutti a casa sua. E comunque Aponte ha suggerito una soluzione e adesso vediamo di portarla avanti…». La soluzione avrebbe riguardato cosa fare dopo la costruzione della nuova diga foranea del porto, come dividere i moli e tutto il resto.
VIGNETTA DI ELLEKAPPA - LE INCHIESTE SUL PORTO DI GENOVA E LE TANGENTI
In un’altra conversazione Signorini parla di un’inchiesta televisiva su Msc: «Report doveva dire due parole: 500 milioni alla Msc (probabilmente il riferimento è alle spese per calata Bettolo, ndr), è lo scandalo del secolo… poi meno male che hanno parlato di aria fritta».
Lo sbarco di Msc e Spinelli nel Terminal rinfuse è avvenuto con la presidenza di Signorini, nominato e confermato da due ministri del Pd, Graziano Delrio e Paola De Micheli, in accordo con la Regione guidata da Toti, e scelto come commissario alla Diga dal ministro delle Infrastrutture del governo Draghi, Enrico Giovannini. Nelle informative c’è un altro passaggio utile a descrivere l’atteggiamento dell’imprenditore che Signorini appellava come «il boss».
NUOVA DIGA AL PORTO DI GENOVA - CANTIERI
Questa volta è Spinelli a parlare con Aponte al telefono della strategia per convincere il sindaco sulla durata della concessione. Le sue parole sono queste: «Vogliamo 30 anni! Se no andiamo in Procura, bello chiaro glielo devi dire!». Evidentemente sa che il suo socio ha un canale diretto con il primo cittadino. Circa un’ora dopo Aponte richiama Spinelli e gli riferisce di aver parlato con Bucci, «il quale», evidenziano gli investigatori, «lo aveva rassicurato che era tutto a posto»: «Guardi, mi ha detto "stia tranquillo, darò istruzioni per 30 anni...". Finito!».
A leggere le carte sembra che a ogni mossa di Aponte bisognasse mettersi sull’attenti. Addirittura durante una conversazione Signorini appare come turbato da una chiamata del «boss» di Msc, che avrebbe minacciato «azioni di forza» anche nei confronti dell’Adsp «qualora fosse stato concesso il carbonile Levante a Spinelli». A quel punto Signorini chiama Spinelli e lo avverte: «Ieri sera ho ricevuto una telefonata da Aponte... che era fuori dalla grazia di Dio... per il carbonile (altra area contesa sotto la Lanterna, ndr).
Mi ha detto che lui va in Procura».
CONTAINER AL PORTO DI GENOVA 1
Spinelli, però, sembra pronto alla guerra: «Mi sembra che lui voglia giocare col fuoco, perché se lui va in Procura ci vado io in Procura! Non lui!». Alla fine il lavoro dei pontieri ha scongiurato il conflitto tra i due soci. Soprattutto grazie alla «strategia di Signorini», il quale, secondo gli investigatori, «seppur intenzionato a far approvare l’assegnazione dell’area in favore di Spinelli, si prodigava in prima persona affinché, temporeggiando, fosse trovata una soluzione gradita a Msc che lo esentasse dall’esposizione a potenziali ripercussioni personali, viste le preannunciate minacce di Aponte».
Spinelli deve essersi sentito particolarmente offeso dall’atteggiamento del socio-concorrente, visto che al momento della preparazione della bozza di accordo sulla separazione del Terminal rinfuse ha manifestato «apertamente», sottolinea chi indaga, «il proprio disappunto per i favoritismi, a proprio dire, concessi nel tempo dall’Adsp al gruppo Msc».
Al punto da sbottare: «Non me ne frega un cazzo perché lui non può comandare sull’Autorità portuale, ché ci avete fatto 500 milioni di investimenti e 150.000 Teu, ma lo capisci?». Spinelli arriva, quindi, a pretendere una riunione alla quale avrebbe dovuto partecipare anche il sindaco, «ritenendo», scrivono gli investigatori, «il presidente dell’Adsp troppo intimorito dalle minacce di Aponte».
IL PROCURATORE DI GENOVA FRANCESCO COZZI
Signorini ha paura «Bisogna che ci sia anche Bucci, perché Signorini c’ha paura, perché sai che l’ha minacciato eh?» è la conclusione dell’ex presidente del Genoa.
In questo scontro Spinelli cerca di proteggersi le spalle e arriva a ingaggiare come consulente l’ex procuratore di Genova Francesco Cozzi, al quale avrebbe fatto vedere l’accordo di separazione del Terminal rinfuse.
In conclusione l’unico che sembra aver capito il gioco dei due imprenditori è Toti che, ricostruiscono gli investigatori, «riteneva si stessero comportando come i “ladri di Pisa”, ovvero come coloro che, nonostante le liti, stessero continuando a perseguire uno scopo comune».
Nel suo interrogatorio Spinelli ha citato i finanziamenti al vecchio governatore Claudio Burlando, anche lui vecchia conoscenza di Aponte, e la campagna elettorale che lo stesso indagato avrebbe fatto per la Paita nel 2015, fortemente sponsorizzata proprio dal vecchio presidente. Ha anche raccontato che le telefonate che faceva a Toti erano le stesse che faceva a Burlando. Ma non sappiamo in cambio di cosa.
………………………………
Nessun commento:
Posta un commento