Re’im, un sopravvissuto alla strage: “Insieme ad Hamas gruppi di vandali nella carneficina del rave
Hanno usato i varchi nella barriera per uscire dalla Striscia e a decine
si sono uniti ai miliziani. “Uccidevano ostaggi con i coltelli, violentavano donne e ridevano», racconta il testimone. La barbarie documentata con foto e video
ARAB AL ARAMSHEH (CONFINE ISRAELE-LIBANO) - Un sopravvissuto alla strage del rave di Re’im ieri mattina ha raccontato al canale israeliano Israel 24 news (nell’edizione in lingua araba) che la presenza di Hamas è durata molte ore e in quel periodo di tempo persone che sembravano gente comune e non terroristi del gruppo armato hanno usato i varchi aperti nella barriera per uscire anche loro dalla Striscia di Gaza e si sono unite agli uomini armati nelle violenze contro i civili.
«I vandali hanno ucciso ostaggi con i coltelli, hanno violentato donne e ridevano», racconta il testimone. Nei video amatoriali di quel giorno si vedono individui – spesso molto giovani, senza equipaggiamento militare e probabilmente non inquadrati dentro Hamas – che partecipano al sequestro di ostaggi, colpiscono le persone catturate con pugni e sputi e le trasportano all’interno della Striscia. L’accusa di stupri è stata fatta anche da altri sopravvissuti nei giorni scorsi.
Altri video sabato mostravano i festeggiamenti per la riuscita dell’operazione, ma quelli da anni fanno parte del rituale voluto da Hamas, come la distribuzione di dolcetti all’angolo delle strade e i fuochi artificiali. Gli incursori palestinesi indossavano per la maggior parte tute militari verdi oliva molto simili a quelle israeliane, per aumentare il caos e trarre in inganno i civili, e quindi è facile distinguerli dalla folla di palestinesi che ha approfittato della totale mancanza di controllo da parte delle forze israeliane per riversarsi fuori dalla barriera.
Le testimonianze del massacro di cinque giorni fa in queste ore riempiono i canali israeliani, sia dal concerto assaltato al mattino sia dai kibbutz finiti sotto il controllo di Hamas per quasi un giorno.
C’è un account su Instagram che le raccoglie e le traduce in inglese. Su Telegram un gruppo di soccorritori che per primo è arrivato sui luoghi delle stragi sta pubblicando le immagini non censurate di quello che ha visto – ed è molto perché il bilancio ufficiale dei morti ieri è salito a più di mille. In alcuni casi si tratta di foto di civili fucilati nelle case, nei loro letti o nei parcheggi dei villaggi.
Il gruppo di soccorritori sta anche pubblicando video estratti dalle telecamere di sorveglianza dei kibbutz che mostrano l’irruzione dei terroristi e altri video presi dalle telecamere montate sulle automobili, che contengono scene simili: civili uccisi mentre provano a fuggire a piedi o in macchina, un giovane sorpreso nel parcheggio del rave fucilato mentre è sdraiato a terra. I kibbutz più colpiti sono quelli di Be’eri, Reim e Kfar Aza finora, ma molti altri hanno subito lo stesso trattamento e il numero di vittime potrebbe salire ancora.
Quel giorno nelle squadre di Hamas c’erano anche uomini con telecamere per filmare le operazioni, ma finora sono usciti soltanto pochi spezzoni – sui canali ufficiali. Si tratta di filmati piuttosto neutri, come pattugliamenti nelle strade e tra le case dei villaggi israeliani, oppure scene d’azione che puntano a gettare una luce eroica sul raid. Le riprese delle violenze di massa non usciranno perché, com’è ovvio, sarebbe soltanto un vantaggio per Israele, sul punto di lanciare un’operazione di terra contro la Striscia di Gaza. Due giorni fa il portavoce, Abu Obeida, ha minacciato l’esecuzione davanti a una telecamera di singoli ostaggi. Il governo e l’esercito di Israele quando parlano delle violenze di Hamas ora dicono che sono “come Daesh”, la sigla araba che indica lo Stato islamico, il gruppo di fanatici sunniti che negli anni passati ha pubblicato numerosi video di esecuzioni di massa.
Nessun commento:
Posta un commento