JOHN KENNEDY
Usa, la Casa Bianca pubblica 13mila pagine "riservate" su caso Kennedy. E c'è anche l'Italia
New York - C'è anche l'Italia, nei 13.173 documenti finora segreti sull'uccisione del presidente John Kennedy a Dallas, pubblicati ieri sera dagli Archivi nazionali americani. Si va dai presunti legami con il nostro paese di Clay Shaw, l'unico sospetto processato e scagionato per l'omicidio, alla preoccupazione che il nostro paese fosse usato per mandare armi a Cuba. Non si tratta di rivelazioni che aiutano a capire come fu ordito il complotto contro il capo della Casa Bianca, come del resto la maggior parte delle carte rilasciate, ma spiegano la portata davvero globale di quella tragedia.
Nel 1992 il Congresso aveva approvato il John F. Kennedy Assassination Records Collection Act, che nel nome della trasparenza ordinava di pubblicare tutti i documenti ancora rimasti segreti sull'omicidio di Kennedy, allo scopo di fare chiarezza e possibilmente mettere fine alle teorie cospirative. La distribuzione delle carte sarebbe dovuta avvenire entro l'ottobre del 2017, ma prima Trump e poi Biden l'hanno rimandata, per motivi di sicurezza. Ora la revisione è stata completata e 13.173 documenti sono stati rilasciati, ossia circa il 70% di quelli ancora rimasti segreti. Con questo ultimo atto, il 97% dei quasi cinque milioni di pagine scritte sull'attentato del 22 novembre 1963 è stato messo a disposizione del pubblico. Quello che resta è stato perduto o è ancora protetto dal segreto, e quindi gli scettici più incalliti resteranno comunque sospettosi. La maggior parte degli studiosi che sta analizzando le carte, però, ha detto di non aspettarsi novità in grado di riscrivere la storia, perché la verità è stata già divulgata e Lee Harvey Oswald aveva agito da solo.
Qualche notizia potrebbe venire dal suo misterioso viaggio di sei giorni a Città del Messico, dove poche settimane prima dell'attentato aveva visto spie cubane e sovietiche, intercettate da Cia ed Fbi. Due agenti del Kgb però ammettono di aver reclutato l'ex marine, ma non gli avevano dato alcun incarico, meno che meno l'uccisione del presidente, perché era troppo instabile e inaffidabile. Poi ci sono oltre 50.000 pagine sulla sua personalità e la sua storia, su cui forse le agenzie di intelligence sapevano più di quanto non avessero ammesso. Infine si potrebbe scoprire qualcosa su George Jaonnides, agente della Cia coinvolto tanto nell'indagine su Dallas, quanto nelle operazioni di spionaggio per rovesciare Fidel Castro.
L'Italia è citata in almeno sei occasioni. La più curiosa forse è quella riguardo Clay Shaw, l'imprenditore di New Orleans accusato dal procuratore Jim Garrison di aver cospirato con la Cia e gli attivisti David Ferrie e Guy Banister per organizzare il complotto, e poi assolto nel 1969. Il 5 marzo del 1967 il Messaggero e il Corriere della Sera avevano pubblicato articoli in cui si parlava dei rapporti di Shaw con il Centro Mondiale Commerciale, sospettato di essere in realtà un'operazione di copertura della Cia nel nostro paese, come la compagnia Permidex, per trasferire fondi usati nelle operazioni di spionaggio. Gli agenti segreti avevano indagato, ma non avevano trovato conferme, come aveva riferito un cablo dell'8 marzo.
Un altro documento interessante rivela l'esistenza di "una piccola colonia cubana in Italia, attivamente impegnata in attività rivoluzionarie militari destinate a Fidel". Il sospetto è che un certo Josè Antonio avesse fatto acquisti di armi e aeroplani in Inghilterra, Francia e Italia. Anche qui non vengono trovate conferme, ma l'autore del cablo si impegna a proseguire le indagini.
Un altro documento, però risalente agli anni Cinquanta, descrive il tentativo del Partito comunista del Territorio libero di Trieste di usare l'Unità per pubblicare foto imbarazzanti dell'allora ambasciatrice americana in Italia, Clare Luce. Erano immagini in cui appariva nuda, ma probabilmente si trattava di un falso che ritraeva una ballerina. Un cablo invece descrive il ruolo di Annie De Quendoz, definita come "amante sia di Che Guevara sia di Fidel". Poi c'è un documento che risponde alla richiesta di eventuali tracce di Oswald in Italia, e uno che elenca i diplomatici cubani in servizio nelle ambasciate di Roma presso lo Stato italiano e il Vaticano. Era già noto poi che Giulio Andreotti, ministro della Difesa all'epoca dell'attentato, aveva chiesto ai servizi americani informazioni sul fucile usato per uccidere Kennedy, perché sospettava fosse un Mannlicher Carcano arrivato dall'Italia.
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