La presenza di sostanze radioattive al momento è solo un’ipotesi senza certezze e non si può escludere neanche una malattia rara. Quello che è certo è che nel sangue di Imane Fadil, la teste del processo Ruby morta a 34 anni il 1 marzo all’Humanitas di Rozzano dopo una degenza che durava dal 29 gennaio, sono stati ritrovati livelli alti di almeno tre metalli: cadmio, cromo e antimonio. Il 12 febbraio le stessa modella aveva parlato dell’ipotesi di essere stata avvelenata. Ma l’ospedale non ha comunicato nulla alla procura fino alla sua morte. Francesco Greco, procuratore capo di Milano – affiancato dai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio titolari dell’inchiesta sulla morte sospetta della modella – ha precisato alcuni elementi al centro del fascicolo aperto contro ignoti per omicidio volontario. Non si sa “se sia stata lei a esprimere il suo timore o se qualcuno dei medici lo abbia detto a lei”, ma Imane Fadil “il 12 febbraio parlò di avvelenamento e lo comunicò all’esterno”. E Greco, nel giorno in cui il direttore sanitario dell’Humanitas è stato anche sentito in Procura, chiarisce: “Come confermato dall’Humanitas non c’è stata nessuna comunicazione alla procura o alla polizia prima della morte di Imane Fadil. La conferma ufficiale arriva anche dallo stesso direttore sanitario, chi dice il contrario dice una fake news“. Il procuratore ribadisce di essere stato informato del decesso dall’avvocato della giovane marocchina, Paolo Seveso, così nel giorno della morte (1 marzo) “la procura ha anticipato la comunicazione dell’Humanitas“. E solo nel giorno del decesso i magistrati milanesi hanno aperto un’inchiesta per omicidio volontario contro ignoti. Dal sospetto di Imane confessato al legale e al fratello all’inchiesta della procura c’è un ‘vuoto’ di 15 giorni, visto che la struttura ospedaliera“non ha comunicato né alla procura né alla polizia” il ricovero sospetto. Una mancata comunicazione che potrebbe avere degli effetti sulla struttura ospedaliera. E a chi gli chiede se la struttura avesse dovuto comunicare il sospetto avvelenamento, Greco replica con un secco “No comment”. Quanto all’autopsia, che è attesa dalla procura per pronunciarsi sul caso, “verrà effettuata probabilmente tra giovedì e venerdì“.

Arsenico e metalli: le analisi – Il “12 febbraio” per la prima volta Imane disse di temere di essere stata “avvelenata” e quel giorno, dunque, “venne fatta un’analisi sull’eventuale presenza di arsenico nel corpo perché “in quella fase i sintomi che presentava potevano essere compatibili con questo tipo di sostanza”, ha spiegato il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Un esame che il “22 febbraio diede esito negativo” e a quel punto i medici decisero allora di disporre analisi sui metalli”. “Dagli esami sui liquidi biologici effettuati sono stati trovati livelli superiori rispetto alla norma di antimonio e cadmio“, ha detto Greco precisando che prima di pronunciarsi definitivamente sulla vicenda si attende “l’esito degli esami autoptici”. E proprio sui livelli dei metalli, che secondo i media in questi giorni non erano a livelli tossici, Greco precisa: “Dagli esami del sangue sono emerse tracce di sostanze particolari. Vorrei smentire la chiacchiera che è uscita sui giornali dice che i metalli nel sangue della ragazza siano piuttosto bassi. Anche questo non è vero perché l’antimonio nel suo sangue, già lavato da diverse trasfusioni, ha dato il risultato di 3 e invece il range della tollerabilità è fino allo 0,2 0,22. Anche il cadmio urinario è stato rilevato al livello di 7, mentre la normalità è fino allo 0,3″. “Pesantemente positivo” aggiunge Tiziana Siciliano anche “il cromo, a 2.6″ Altri test, invece, sono stati eseguiti il 26 febbraio e l’esito è arrivato solo il 6 marzo, quando la modella era già deceduta, hanno mostrato una serie di valori anomali sia nel sangue che nelle urine della ragazza, relativi a sostanze altamente tossiche. Da quanto è emerso dalle indagini, Imane Fadil è stata male circa una settimana prima del ricovero all’Humanitas, avvenuto il 29 gennaio scorso.

“Necessarie precauzioni per l’autopsia” – “I valori nel sangue sono meno significativi, perché il sangue è stato lavato due o tre volte perché ha fatto tantissime trasfusioni, mentre le urine sono più attendibili”, hanno spiegato i pm Siciliano e Gaglio. “Bisognerà aspettare i valoricontenuti negli organi, che emergeranno dopo l’autopsia”, ha aggiunto il procuratore Greco specificando che l’esame sulla salma verrà eseguito con una serie di precauzioni particolari a tutela dei medici legali, tra cui la presenza di apparecchiature speciali in uso dei vigili del fuoco. “Non conoscendo le cause della morte, nulla si può escludere” anche vista la presenza di metalli pesanti nel corpo di Imane Fadil, “per cui d’accordo con i medici legali si è pensato di procedere con cautela per non esporre a possibili conseguenze dannose i medici che eseguono l’autopsia”. La presenza di eventuali sostanze radioattive nel corpo della 34enne è dunque, per ora, un’ipotesi senza certezze. “E necessario procedere con particolari attrezzaturetecniche, anche con l’intervento specializzato dei vigili del fuoco perché hanno un addestramento specifico e strumentazione adeguata per il rischio di radiazioni. Nei prossimi giorni procederemo all’estrazione di alcuni campioni, poi alla normale autopsia”, ovvero i carotaggi degli organi (fegato e reni), e poi “con la normale autopsia”. I vigili del fuoco, ha continuato Greco, saranno in campo “perché hanno un addestramento specifico e strumentazione adeguata per il rischio di radiazioni”.
“Non si esclude ipotesi di morte naturale o malattia rara” – “C’è l’opzione di un avvelenamento, ma nessuno si sente di escludere una possibile causa naturale della morte. Quello che emerge è che all’Humanitas hanno tentato tutto il possibile, c’è anche l’ipotesi di una malattia rara che non è stata trovata”. Prima di pensare a possibili indagati“è più importante capire la causa della morte di Imane Fadil“. Tutti gli accertamenti sul corpo della testimone chiave dei processi Ruby, continua Greco, “hanno per ora dato esito negativo”. Il procuratore invita a evitare “suggestive congetture. Dopo la morte ci sono stati dei controlli in ospedale con il contatore Geiger (che misura le radiazioni di tipo ionizzante, ndr) che ha dato esito negativo, ma forse su questo si è creata una leggenda”, conclude il procuratore facendo riferimento alle ipotesi di stampa che parlavano di un mix di sostanze radioattive trovate analizzando il sangue della vittima.