1 – «ACQUA E ZUCCHERO MENTRE MORIVA TRA GLI STUPRATORI C' ERA IL FIDANZATO»
Michela Allegri e Alessia Marani per “il Messaggero”
L' unico tentativo che hanno fatto per salvarle la vita, è stato somministrale «acqua e zucchero, poi quando hanno visto che stava diventando cianotica la hanno messa su un divano, dopodiché moriva». Il racconto choc fatto da una delle persone presenti all' interno dello stabile abbandonato di via dei Lucani, a San Lorenzo, è riportato nel decreto con cui la procura di Roma ha disposto il fermo di tre immigrati, accusati di omicidio e violenza sessuale di gruppo per la morte di Desirée Mariottini.
Altri dettagli li fornisce Noemi C., ascoltata in Questura dagli agenti della Squadra Mobile il 24 ottobre: «È stata violentata per divertimento da quattro adulti dopo avere assunto eroina». Ha fatto i nomi di due di loro: «Pako e Ibrahim».
Pako è Mamadou Gara, 27 anni, il primo a essere fermato, tre giorni fa. Agli agenti che lo ammanettavano avrebbe fatto alcune parziali ammissioni. Un tentativo di ritagliarsi un ruolo marginale nella vicenda: «Conoscevo Desirée, avevamo una storia, mi aveva detto di essere più grande, di avere 22 anni». E ancora: «Sì, abbiamo avuto un rapporto sessuale, ma non l' ho stuprata. Quando sono andato via era ancora viva».
Le stesse parole le potrebbe ripetere nel corso dell' interrogatorio di garanzia questa mattina, se deciderà di rispondere. È il teste Leo D. a fare le dichiarazioni più pesanti: «Un giovane africano mi ha confidato che lui si trovava dentro al capannone... avrebbe visto Desirée deceduta con gli abiti strappati. Mi diceva che alla sua presenza la giovane si è sentita male, quindi le hanno dato acqua e zucchero poi, visto che diventava cianotica, veniva adagiata su un divano e dopo moriva».
Un altro dei presenti ha detto agli inquirenti di essere entrato «all' interno dello stabile, ho sentito una ragazza che piangeva e urlava frasi come: Voi l' avete uccisa, voi l' avete violentata e si rivolgeva a tre uomini chiamandoli per nome: Pako, Sisko e Ibrahim». Ha anche detto di avere visto una ragazza che «sembrava dormire» su un piccolo letto, semicoperta «alla presenza di 5 o 8 persone di varia nazionalità oltre ai tre già detti».
Altri testi hanno raccontato che Desirée aveva con Ibrahim - che sarebbe Bian Minteh - «un rapporto di frequentazione intima». Andava quasi tutti i giorni nello stabile abbandonato, si prostituiva in cambio di stupefacenti. Fondamentale la dichiarazione di un ragazzo che ha raccontato che gli indagati, quando la ragazzina stava morendo, «con molta fretta andavano via. Pako portava una borsa in spalla, uno degli altri aveva con sé una valigia». Sul cadavere della ragazza il medico legale ha trovato anche un segno compatibile con una bruciatura di sigaretta ma forse precedente.
VIOLENZA
I pm non hanno dubbi. Nel decreto scrivono che Desirée sarebbe stata «prima drogata e poi sottoposta a ripetuti rapporti non consenzienti», come provato anche da «varie lesioni riscontrate sul corpo e sulle parti intime». Dodici ore di agonia, per l' accusa, e lo stupro avvenuto mentre i suoi aguzzini le aveano immobilizzato «le braccia e le gambe». Gli indagati avrebbero «anche impedito il soccorso della ragazza ad altre persone presenti, cagionandone così la morte».
Le modalità del delitto sono «efferate». La misura cautelare viene chiesta anche perché «è concreto il pericolo di fuga, considerato che si tratta di cittadini stranieri irregolari, privi di dimora e di mezzi di sostentamento». D' altronde, sottolineano sempre i magistrati, i fermati si erano già allontanati «facendo perdere immediatamente le proprie tracce». Come aveva provato a fare Yusif Salia, fermato ieri a Foggia. Nel decreto si legge che un testimone ha raccontato di averlo visto la sera dell' omicidio «consumare un rapporto con la ragazza» e di averla poi vista «sdraiata, seminuda e incosciente».
Il branco è accusato di avere drogato, violentato e lasciato agonizzante la sedicenne di Cisterna di Latina, trovata morta nella notte tra giovedì e venerdì della scorsa settimana. Oltre a Pako, anche un altro degli stranieri, accusato degli stessi reati, avrebbe ammesso: «Siamo stati insieme, ma nessuna violenza». Oggi per i primi tre indagati è il giorno dell' interrogatorio di garanzia a Regina Coeli.
LO STABILE ABBANDONATO
Tutti i testi ascoltati hanno parlato del covo di via dei Lucani come di una sorta di comune, dove pusher e sbandati andavano «per farsi di droga», tra materassi sudici e tavolinetti di plastica usati come base per preparare le dosi: eroina, crack e metadone. Alcuni sono più confusi, altri sembrano molto precisi. Tutti non hanno dubbi: i quattro erano dei violenti, aggressivi anche con altre persone. L' amica con cui Desirée aveva trascorso gli ultimi due giorni a San Lorenzo, Antonella, ha un solo cruccio: «Le avevo detto di venire a casa mia, ma lei ha risposto che voleva rimanere lì. Mi aveva fatto arrabbiare e me ne sono andata.
Erano le 23,30, era ancora viva».
2 – DESIRÉE, FERMATO IL QUARTO UOMO CACCIA AD ALTRI DUE `
Camilla Mozzetti per “il Messaggero”
Quando ha capito che gli agenti della Squadra Mobile lo avevano individuato, è scappato da Roma arrivando in Puglia. Stava meditando di fuggire all' estero e per il momento si era nascosto nella baraccopoli abusiva che circonda il Cara di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Ma la sua latitanza è durata poco: è stato arrestato ieri il quarto componente del branco che avrebbe drogato, stuprato e ucciso Desirée Mariottini, la ragazza di soli 16 anni, dentro uno stabile abbandonato in via dei Lucani nel centrale quartiere San Lorenzo.
L' uomo è originario del Ghana, il suo permesso di soggiorno è scaduto nel 2014. Si chiama Yusif Salia, ha 32 anni. Ma le indagini non sono ancora finite. Si sospetta che possano essere coinvolte altre due persone. Un testimone, infatti, ha raccontato al procuratore aggiunto, Maria Monteleone, e al pm, Stefano Pizza, di aver visto Desirée circondata da sette-otto uomini la notte dell' omicidio. La polizia scientifica ieri è tornata nel palazzo dell' orrore in via dei Lucani.
Il sopralluogo è durato all' incirca cinque ore da mezzogiorno al primo pomeriggio e al termine gli agenti hanno portato via numerosi reperti, tra cui coperte, flaconi e indumenti, campionando cicche, impronte e tracce biologiche. Per quanto riguarda, invece, la cattura del quarto uomo, all' interno della baracca in cui Salia si nascondeva, gli agenti hanno trovato una pistola giocattolo, 11 chili di marijuana, 194 grammi di hashish, due buste di resina, 4 dosi di metadone e un bilancino di precisione.
Salia è un altro fantasma irregolare sul territorio italiano, così come gli altri tre immigrati fermati due giorni fa, i senegalesi Mamadou Gara e Brian Minteh e il nigeriano Chima Alinno. L' accusa per tutti i componenti del branco è omicidio e violenza sessuale di gruppo. Reati pluriaggravati. Per gli inquirenti che li hanno identificati soprattutto grazie alle dichiarazioni dei testimoni oculari e ai confronti fotografici gli indagati avrebbero stordito la ragazzina con un mix di sostanze letali (non è da escludere che le droghe le avesse fornite proprio Salia considerato l' ingente quantitativo rinvenuto in suo possesso dalla polizia), consapevoli che quel cocktail di droghe e tranquillanti la avrebbe potuta uccidere.
Poi, avrebbero abusato di lei a turno, con violenza. E l' avrebbero lasciata morire, agonizzante, in un letto sudicio all' interno dello stabile abbandonato. Questa mattina, gli altri tre fermati verranno interrogati dal gip Maria Paola Tomaselli, che deciderà se convalidare o meno il fermo disposto dai pm e se disporre la custodia cautelare. Sono tutti e tre detenuti a Regina Coeli.
Yusif Salia, invece, si trova nel carcere di Foggia.
IL CELLULARE
La polizia lo ha localizzato seguendo le celle telefoniche agganciate dal suo cellulare e lo ha bloccato in una delle baracche che si trovano lungo la cosiddetta «pista» della baraccopoli abusiva che circonda il Cara. Un luogo di nessuno, soprannominato «Ghetto Ghana», già salito agli onori delle cronache perché, all' inizio di ottobre, alcuni agenti di polizia intervenuti vennero selvaggiamente picchiati. Salia aveva provato a camuffarsi per non essere riconosciuto.
Si era anche tagliato i capelli. Ha cercato in ogni modo di opporsi all' arresto, chiudendosi all' interno della baracca. Il blitz degli agenti della Squadra Mobile di Roma diretti da Luigi Silipo insieme ai colleghi di Foggia e del commissariato San Lorenzo è scattato nel primo pomeriggio. Gli agenti hanno sfondato la porta e lo hanno ammanettato, ma l' uomo ha provato anche a fornire false generalità spacciandosi per un' altra persona.
Salia, oltre al fermo in concorso con gli altri tre uomini per l' omicidio di Desirée è stato arrestato su disposizione del pm di Foggia anche per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Gli inquirenti stanno ora cercando, battendo gli ambienti frequentati dall' uomo anche a Roma, altre persone che possano averlo aiutato e sostenuto tecnicamente nella fuga in Puglia.
LA REAZIONE
A pochi minuti dalla cattura, sono arrivate le prime reazioni. Su Twitter il ministro dell' Interno, Matteo Salvini, ha commentato: «Catturato a Foggia il quarto verme che avrebbe stuprato e portato alla morte Desirée. Si tratta (guarda caso) di un immigrato clandestino. Per lui, come per gli altri tre, carcere duro e a casa! Ringrazio la procura e le forze dell' ordine per la rapidità e l' efficacia». Yusif Salia aveva un permesso di soggiorno per motivi umanitari scaduto da quasi 5 anni. Gli era stato, infatti, rilasciato un titolo di soggiorno dalla questura di Napoli il 15 dicembre del 2012, scaduto poi a gennaio 2014. Il 27 marzo scorso l' uomo era stato accompagnato dalla polizia all' ufficio immigrazione di Roma per essere identificato e in quell' occasione era stato invitato ad andare alla questura di Napoli per regolarizzare la sua posizione.
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Nel capoluogo campano, Salia, non ci è mai andato.
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