“Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada”. La madre di Dj Fabo ha raccontato le ultime parole dette dal figlio poco prima di schiacciare con la bocca il pulsante che avrebbe attivato la dose letale per il suo suicidio assistito in Svizzera. Lo ha fatto in aula, durante il processo contro Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni, accusato di aiuto al suicidio per aver accompagnato oltre confine Fabiano Antoniani, il disc jockey rimasto paralizzato e cieco dopo un incidente stradale. Un’udienza cruciale, perché la pm Tiziana Siciliano ha ascoltato anche la compagna dell’uomo, Valeria Imbrogno. Per due ore la fidanzata di Dj Fabo ha raccontato gli ultimi anni di vita e svelato dettagli importanti sotto il profilo penale – il gip ha sostenuto che Cappato “rafforzò la sua convinzione” – ribadendo che la scelta di Fabiano era già stata presa prima del contatto con l’esponente radicale ed era “irrevocabile”. Per lui, quel viaggio in Svizzera, era un successo, ha ricordato Imbrogno attraverso le parole di Fabiano: “Non devi sentirti sconfitta, per me questa è una vittoria”.

Il racconto e l’appello della madre – Carmen Carollo, in lacrime, ha ripercorso gli ultimi istanti di vita del figlio nella mattinata del 27 febbraio scorso: “Gli ho detto: ‘Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada’”. E poi Dj Fabo ha attivato l’iniezione letale. Già dopo l’incidente stradale, quando seppe di essere diventato cieco, ha spiegato la madre, decise di “andare a morire” in Svizzera perché “non voleva morire soffocato interrompendo le cure”. Prima dell’inizio della sua audizione in aula, Carollo ha spronato il Senato a calendarizzare la legge sul fine vita: “Spero che questa sia la volta buona per l’approvazione della legge sul biotestamento. Mio figlio ha lottato tanto per questo”.
Il “testamento” di Dj Fabo – E alla sua fidanzata, poco prima di iniziare il suo viaggio verso la clinica dove è poi deceduto, aveva ribadito che quella fine per lui era un successo. “Io stavo combattendo la ‘signora Morte’ – ha raccontato Imbrogno nel silenzio totale dell’aula che per due ore l’ha ascoltata raccontare, con forza, tutta la storia di Fabo – e sentivo che stava vincendo lei, ma Fabo mi disse: ‘Tu non devi sentirti sconfitta, per me questa è una vittoria’”. Ha ricordato che la cosa per lui più insopportabile era quella di non vedere più (“Altrimenti credo non avrebbe deciso di morire”, ha precisato), ha parlato della “speranza” che ha avuto anche dopo l’incidente di tornare più vicino possibile alla vita che conduceva prima, quando in India provò la “terapia delle staminali” che poi non funzionò, e poi del periodo finale in cui decise di “mollare”. Per lui, ha detto la donna, “la libertà era un valore importante e se con la sua scelta e con la sua battaglia pubblica e anche mediatica fosse riuscito a smuovere qualcosa ne sarebbe stato contento, era quello anche un modo per sentirsi vivo, si sentiva vivo e utile nel fare questa cosa”. E a lei diceva: “Per me la vita è qualità, non quantità e io sto sopravvivendo di quantità”.