domenica 10 novembre 2024

 

COMPAGNI, COSA E’ RIMASTO DI ENRICO BERLINGUER A SINISTRA? NULLA! UN FILM CON ELIO GERMANO E UNA MOSTRA (VISITATA ANCHE DALLA MELONI) RICORDANO IL SEGRETARIO DEL PCI A 40 ANNI DALLA MORTE. BETTINI: “DETESTO LA TRASFORMAZIONE DI BERLINGUER IN 'SANTINO', CHE CALPESTA LA COMPLESSITÀ DELL'UOMO. NON ERA UN SOGNATORE: PIUTTOSTO UN IDEALISTA CHE SI EMOZIONAVA SOLO DI FRONTE ALLA PREPOTENZA VERSO GLI UMILI E GLI INDIFESI” – OCCHETTO: “È INUTILE FARE DI ENRICO UN'ICONA DELL'AMARCORD. DOVREMMO INVECE FAR TESORO DEL SUO CORAGGIO DI…” – VIDEO

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Fabrizio Roncone per Sette – Corriere della Sera - Estratti

 

prima della fine. gli ultimi giorni di enrico berlinguerprima della fine. gli ultimi giorni di enrico berlinguer

C' è questa concreta e struggente nostalgia per Enrico Berlinguer, morto esattamente 40 anni fa, morto sul lavoro, su un palco, durante un comizio, a Padova, in un'Italia completamente diversa da quella in cui torna adesso stretto nell'appassionato racconto, tra mito, rimpianto e tenerezza, che ne fanno libri e documentari, un'affollata mostra e il bellissimo film di Andrea Segre, Berlinguer- La grande ambizione (…) su cui, nel finale, si incastra una delle sequenze più forti dell'opera. Con Berlinguer che riunisce la famiglia in salotto, e dice: «... nel caso dovesse succedere anche a me, se fossi preso, la mia volontà di uomo libero è che non ci siano trattative con i rapitori».

 

berlinguer la grande ambizioneberlinguer la grande ambizione

È un film di idee, pieno di politica, di bella e grande politica, attraversato da una persona speciale. «Quando si siede, piegandosi all'indietro, sembra davvero papà», dice la figlia Bianca, mentre le luci si accendono e ci sono quelli con gli occhi lucidi, certi prendono il fazzoletto, l'applauso della platea è lungo e si unisce agli altri appena riascoltati sullo schermo, con le piazze piene - e piene erano pure le urne - l'Unità che titola "Eccoci", "Ber-lin-guer/Ber-lin-guer!", tutti sotto a Botteghe Oscure, le bandiere rosse con la falce e il martello di un comunismo diverso e distante da quello sovietico, immaginato e voluto da un segretario che milioni di italiani seguirono senza indugi e che, ancora adesso, in molti cercano, studiano, ricordano.

 

giorgio napolitano con enrico berlinguer al mare all isola d elba el 1978giorgio napolitano con enrico berlinguer al mare all isola d elba el 1978

Perché? Lo chiedo ad Achille Occhetto, l'ultimo segretario del Pci, che il 12 novembre del 1989 decise di voltare pagina con la storica svolta della Bolognina, poi ratificata due anni dopo, durante il XX congresso, quando fu costituito il Pds, il Partito democratico della sinistra. «Questa nuova, evidente voglia di Berlinguer, a mio parere, è spiegabile con due ragioni.

 

La prima: credo si avverta il bisogno di tornare a quelli che Enrico chiamava i "pensieri lunghi", e cioè l'esigenza di intendere la politica come una visione di Paese, Europa e mondo, che tenga conto delle esigenze di riscatto dei lavoratori e della tutela dei più deboli. Enrico era davvero guidato da grandi idealità, sebbene fosse pure aperto alle revisione, ai piccoli passi del realismo politico e, anche, al dubbio...».

berlinguer la grande ambizioneberlinguer la grande ambizione

 

L'altra ragione di questa riscoperta? «Penso alla grande commozione popolare per la sua improvvisa morte, su quel palco: un qualcosa che è rimasto, e ancora scuote».

 

La Bolognina, la fine del Pci: questo pensiero, oggi, che riflessioni le scatena? «Prendemmo una decisione giusta e, per certi aspetti, tardiva. Però non fu la svolta di Occhetto. Fu l'ultima grande decisione innovativa dei comunisti italiani, arrivata dopo un formidabile dibattito durato due anni. Del resto la caduta del Muro si rivelò uno spartiacque planetario. I parametri del Novecento sarebbero mutati per sempre. Non potemmo che tenerne conto».

 

germano berlinguergermano berlinguer

Il cambio del nome, tra l'altro, come ha già raccontato sul Corriere a Francesco Verderami, Berlinguer lo aveva già affrontato proprio con lei, anni prima. «Eravamo in Sicilia, ad Agrigento, nel 1974, in piena campagna elettorale sul divorzio. Io guidavo la segreteria regionale del partito. Entrai nella sua stanza, stava passeggiando, mi guardò, disse: "Achille, e se cambiassimo nome al partito?". Io ebbi un attimo di stupore, poi gli risposi: "Sì, perché no?". Lui allora aggiunse:

 

"Del resto, le distanze che agli inizi del secolo separavano il partito di Lenin dal partito di Kautsky erano di gran lunga inferiori a quelle che oggi separano il Pci dal Pcus, eppure Lenin non esitò a cambiare nome al proprio partito per rimarcarne le differenze rispetto a quello kautskiano.... Molto probabilmente si trattava di un esercizio puramente intellettuale, che però testimoniava, ecco, un suo rovello interno».

enrico maria berlinguerenrico maria berlinguer

 

Cosa resta, in questo Paese, di Berlinguer?

«Le rispondo descrivendole una foto vista di recente. Dove c'è Enrico, in un cantiere. Niente folla, nessun cameraman. Solo due operai edili che mangiano un panino. Un'immagine di un tempo che non c'è più. Perciò è inutile fare di Enrico un'icona dell'amarcord. Dovremmo invece far tesoro del suo coraggio di andare in mare aperto, con la sua visione alta dell'etica nei rapporti civili e politici.

 

 

enrico berlinguerenrico berlinguer

Quella foto è esposta nella mostra che, su di lui, ha allestito Ugo Sposetti». Una mostra - I luoghie le parole- diventata evento: oltre 65 mila visitatori a Roma, al Mattatoio di Testaccio, e poi 35 mila a Bologna, in attesa che arrivi anche a Cagliari e a Sassari. Duemila metri quadrati con dentro tutto il minuzioso racconto della vita del segretario, dalle lettere, ai video, agli audio dei suoi discorsi, come quando grida la solidarietà del Pci al popolo cileno massacrato dal macellaio fascista Pinochet: e poi gli oggetti personali (messi a disposizione dai figli Bianca, Maria Stella, Marco e Laura), la scrivania di casa, e persino gli occhiali e l'orologio che aveva al polso quel giorno, a Padova.

 

Sposetti, ormai da anni, si dedica con la cura del filologo classico al recupero e alla conservazione d'ogni traccia di ciò che fu, e rappresentò, il Pci (anche in termini economici, con una ragnatela di 63 fondazioni che gestiscono le oltre duemila sedi del partito: il "mattone rosso"). «Chi erano i visitatori della mostra? All'inizio, coloro che quella stagione l'hanno vissuta. Poi, l'età è scesa. Molti giovani, soprattutto ragazze». E gli esponenti politici? «Beh... da Veltroni a D'Alema, dalla Schlein a Bersani...».

bianca enrico berlinguerbianca enrico berlinguer

 

È venuta anche la premier Giorgia Meloni. «Mi chiamò sul cellulare. "Ugo, ti disturbo se passo?". Il giorno dopo era tra i padiglioni, rivelando un autentico senso di civiltà politica. Lo stesso che Giorgio Almirante dimostrò presentandosi a Botteghe Oscure, il giorno del funerale di Enrico».

 

Cosa piace di più ai visitatori? «Mi sembra forte il fascino dei 180 libri che noi giudichiamo fondamentali. Tra cui, ovviamente, l'imprescindibile L'oro di Mosca del compagno Gianni Cervetti". Il quale, ovviamente, compare nel film, interpretato da Lucio Patanè. Cervetti fu membro della direzione e della segreteria e, a lungo, ebbe la supervisione degli aiuti finanziari che arrivavano dal Cremlino: fisiologico che Berlinguer incaricasse proprio lui di reciderli, per rendere più autonomo il Pci. Emblematico il racconto che fa Marcello Sorgi, nel suo libro San Berlinguer (Chiarelettere). «... il 24 febbraio 1976, Berlinguer si era recato a Mosca al XXV congresso del Pcus, accompagnato da una classica delegazione di cui facevano parte Sergio Segre, Gianni Cervetti, Alfonsina Rinaldi e Tullio Vecchietti... Trattamento di rispetto, alloggio in una dacia sulla Collina di Lenin...

enrico berlinguer achille occhettoenrico berlinguer achille occhetto

 

La sera Berlinguer rimase con Cervetti - che avendo fatto l'università a Mosca, era quello che meglio conosceva la mentalità sovietica - a rivedere il discorso dell'indomani... "Ad un certo punto mi fa cenno di uscire fuori, in giardino. Capii che lo faceva perché temeva di essere intercettato", racconta Cervetti. "Ci coprimmo con cappotti e guanti. E appena usciti mi disse a mezza bocca: "Cosa pensi?". Risposi: "Penso che è arrivato il momento di allontanarsi nettamente da questi qui"».

 

Il giorno dopo, Berlinguer lesse il suo discorso davanti a Leonid Brevzev. Nella scena che il regista Segre ricostruisce a metà film, c'è un primo piano della giovane Rinaldi. «Alfonsina era lì in rappresentanza del partito emiliano e del movimento femminile. Del resto, era regola che ogni delegazione partisse da Botteghe Oscure con almeno una donna» ricorda Lalla Trupia, a lungo responsabile femminile del partito, e l'ultima a parlare prima del segretario sul palco di Padova, quella sera. «Però il Berlinguer "femminista" comincia a delinearsi dopo la campagna per il referendum sull'aborto. Da quel momento, diventa estremamente curioso e complice delle nostre istanze, che riteneva potessero essere motore di un rinnovamento politico del Paese...". Lalla Trupia era giovanissima. E anche Alfonsina Rinaldi. C'erano tanti giovani nel Pci di Berlinguer.

enrico berlinguer achille occhettoenrico berlinguer achille occhetto

 

Come Goffredo Bettini, che per la politica - sempre da sinistra - ancora sanguina a tempo pieno. «La nostra era una generazione che aveva lambito il '68. Eravamo curiosi e combattivi. Fondamentalmente allegri. Smaniosi di sconfiggere la Dc, anche un po' settari. E Berlinguer fu il simbolo di quella nostra speranza...».

 

Ha un ricordo personale del segretario?

«Ne ho due... Durante il movimento del '77 non sapevamo che pesci prendere. Ci fu un colloquio con lui. Ero abituato a dialogare con Chiaromonte, Bufalini, Ingrao... Ma Berlinguer mi metteva soggezione. Era gentilissimo, parlava calmo, aveva un sorriso meraviglioso, amava i silenzi. Cercai di spiegare la nostra linea: stare un po' dentro e un po' contro le manifestazioni, fin da subito violente. Lui ascoltò. Poi disse con un filo di dolore: "Compagni, capisco tutto... anche le vostre incertezze... ma mi hanno riferito che a Roma, durante le occupazioni, hanno distrutto i microscopi". Pausa. "I microscopi", ripetè. "E i microscopi servono solo agli studenti più poveri. Che non possono comprarseli privatamente". Non replicammo, aveva capito tutto».

enrico berlinguer achille occhettoenrico berlinguer achille occhetto

 

L'altro ricordo? «Risale al 1983, ero responsabile culturale del Pci a Roma. Organizzammo, sulla terrazza del Pincio, un'iniziativa a sostegno della pace. Fu su quel palco che Benigni, all'improvviso, prese in braccio Berlinguer. Io e Veltroni ci guardammo attoniti. Rivolsi un'occhiata a Tonino Tanò, che mi fece segno di sì con la testa...».

 

BENIGNI ENRICO BERLINGUERBENIGNI ENRICO BERLINGUER

Lei sostiene ci siano stati addirittura diversi Berlinguer. «Fu tante cose insieme. Detesto la sua trasformazione in "santino", che calpesta la complessità dell'uomo. C'è un Berlinguer fino all'ultimo comunista italiano, combattente instancabile, un rivoluzionario che intendeva cambiare la società nel profondo. C'è, poi, il Berlinguer statista, rispettoso delle istituzioni.

 

enrico berlinguerenrico berlinguer

Che, prima di tutto, vuol salvare il regime democratico. Non era un sognatore: piuttosto un idealista privo di retorica, mai demagogico, ma pragmatico, concreto. C'è, infine, il Berlinguer sobrio, amante della vita, da trascorrere anche in una dimensione privata, discreta. Che si emoziona solo di fronte alla prepotenza verso gli umili e gli indifesi». Se per gli articoli fosse prevista una sigla finale, a questo punto sentireste le prime note di Dolce Enrico , la canzone cantata da Antonello Venditti: "Chiudo gli occhi e penso a te/ dolce Enrico/ Nel mio cuore accanto a me/ Tu sei vivo..."

ENRICO BERLINGUERENRICO BERLINGUERenrico berlinguerenrico berlinguerBIANCA BERLINGUER CON IL PADRE ENRICOBIANCA BERLINGUER CON IL PADRE ENRICOenrico berlinguer fiatenrico berlinguer fiatenrico berlinguer fiatenrico berlinguer fiat

GIORGIO ALMIRANTE AI FUNERALI DI ENRICO BERLINGUERGIORGIO ALMIRANTE AI FUNERALI DI ENRICO BERLINGUERENRICO BERLINGUER E GIORGIO NAPOLITANOENRICO BERLINGUER E GIORGIO NAPOLITANOenrico berlinguer eugenio scalfari ciriaco de mitaenrico berlinguer eugenio scalfari ciriaco de mitaenrico berlinguer in barca a stintinoenrico berlinguer in barca a stintinoENRICO BERLINGUER ALLA MANIFESTAZIONE DEL 1984 CONTRO I TAGLI ALLA SCALA MOBILEENRICO BERLINGUER ALLA MANIFESTAZIONE DEL 1984 CONTRO I TAGLI ALLA SCALA MOBILEenrico berlinguer e eugenio scalfarienrico berlinguer e eugenio scalfarigianni cervetti enrico berlinguergianni cervetti enrico berlinguerENRICO BERLINGUER - MASSIMO DALEMA - ACHILLE OCCHETTOENRICO BERLINGUER - MASSIMO DALEMA - ACHILLE OCCHETTOGIORGIO ALMIRANTE AI FUNERALI DI ENRICO BERLINGUERGIORGIO ALMIRANTE AI FUNERALI DI ENRICO BERLINGUER

giovedì 31 ottobre 2024

 

LA RETE DI CYBER SPIE DI “EQUALIZE” AVREBBE RICEVUTO DATI DEL CNAIPIC, IL CENTRO ANTICRIMINE INFORMATICO PER LE INFRASTRUTTURE CRITICHE DELLA POLIZIA POSTALE (PER GLI INVESTIGATORI NON CI SAREBBE NESSUNA TALPA ALL'INTERNO DELLA STRUTTURA: E ALLORA CHI HA FATTO USCIRE LE INFORMAZIONI?) - LA TELEFONATA IN CUI CALAMUCCI AVVERTE L'EX SUPER POLIZIOTTO CARMINE GALLO: "MI HANNO MANDATO UN PAIO DI DATI…PERCHÉ HANNO BECCATO QUELLI CHE SI FANNO…COME SI CHIAMA, GLI SDI…E LA PROCURA HA CAPITO, PERCHÉ HA AVUTO UNA SEGNALAZIONE DA SNAI"




carmine gallocarmine gallo

(ANSA) - ROMA, 31 OTT - La rete di presunte cyber spie scoperta dalla Dda di Milano e dalla Dna avrebbe avuto dati del Cnaipic, il Centro anticrimine informatico per le infrastrutture critiche della Polizia Postale, ma, secondo quanto da fonti investigative qualificate, non ci sarebbe nessuna talpa all'interno della struttura.

 

Nel l'informatica dei carabinieri di Varese allegata agli atti dell'inchiesta, gli investigatori sottolineano che il tecnico informatico Samuele Calamucci, "è sempre molto attento e verifica con attenzione tutte le attività di pg che possano interessare le loro attività, al fine di organizzare le difese e prendere le necessarie contromisure".

 

carmine gallo samuele calamuccicarmine gallo samuele calamucci

In questo quadro si inserisce la telefonata in cui il tecnico avverte l'ex super poliziotto Carmine Gallo "di alcune informazioni ricevute che riguarderebbero un'attività del Cnaipic". "Mi hanno mandato un paio di dati - dice Calamucci - dopo te li mando appena me li danno seri…perché hanno beccato quelli che si fanno…come si chiama, gli Sdi…e la procura ha capito, perché ha avuto una segnalazione da Snai". "Appena mi mandano i dettagli - dice ancora Calamucci a Gallo - te li giro così gli dai una guardata"

NUNZIO SAMUELE CALAMUCCI CON CARMINE GALLO E I 'RAGAZZI' AL LAVORO AL QUARTIER GENERALE DI EQUALIZENUNZIO SAMUELE CALAMUCCI CON CARMINE GALLO E I 'RAGAZZI' AL LAVORO AL QUARTIER GENERALE DI EQUALIZE

                                                         BELLA GENTE

 

“MI FACCIA ARRESTARE, POI QUANDO ESCO GLI TIRO UN PUGNO IN FACCIA” – LE PAROLE DI ENRICO PAZZALI, FONDATORE DI EQUALIZE SOTTO INCHIESTA PER IL CASO DI DOSSIERAGGI ILLEGALI, SUL “CATTIVISSIMO” PM PAOLO STORARI QUANDO VENNE A SAPERE CHE STAVA FACENDO ACCERTAMENTI SU DI LUI – DA SHELL A POSTE, DA SOGEI ALLA FONDAZIONE FIERA DI MILANO: LA GIRANDOLA DI INCARICHI DEL MANAGER RITENUTO VICINO AL CENTRODESTRA, TANTO CHE CIRCOLAVA IL SUO NOME COME CANDIDATO SINDACO - SOCIO CON BOCELLI E BONOLIS NELLA INTERSPAC DI CARLO COTTARELLI, SOCIETÀ DI APPASSIONATI DELL’INTER, "PAZZALONE" E’ STATO CANDIDATO A UN POSTO NEL CDA DI TIM, DOVE NON È RIUSCITO A ENTRARE. AL POSTO SUO SI È SEDUTO GORNO TEMPINI, UNO DEGLI SPIATI (FORSE NON UN CASO) DALLA FABBRICA DI DOSSIER DA LUI PRESIEDUTA. DALLE INDAGINI EMERGE CHE…




Ilaria Carra, Rosario Di Raimondo per repubblica.it - Estratti

 

ENRICO PAZZALIENRICO PAZZALI

E’ il capo-fondatore della società, ed è un fatto. Ma quello che più conta è che è soprattutto il principale procacciatore di clienti e affari della premiata ditta che fabbrica dossier. Perché, come emerge, ha agganci un po’ ovunque. Politica, società, economia e non solo. Per dirla come gli investigatori, «è attivo ai massimi livelli della politica nazionale, gode di amicizie e interazioni con i vertici delle principali amministrazioni pubbliche, forze dell’Ordine, magistratura, enti locali ma anche con la stampa e l’editoria».

 

Enrico Pazzali, 60 anni, il fondatore di Equalize, «è il perno per le relazioni del gruppo, ne è il volto istituzionale». Una rete che si è costruito in tanti anni di cariche e poltrone. Bocconiano di studi, e oggi nel board della Bocconi, la sua carriera di manager è di lungo corso. Due anni in Shell Italia, poi entra in Compaq spa e nel 2000 nel cda del Consorzio per la creazione del Bio Parco Tecnologico di Torino e del Corep, il Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente di Torino. Poi un passaggio in Omintel-Vodafone, e in Poste Italiane.

paolo storaripaolo storari

 

 

Dopo un anno in Regione Lombardia, nel 2007 fa il suo ingresso in Fiera Milano, prima come direttore generale poi come amministratore delegato (fino al 2015). Nel frattempo però ricopre anche altre cariche: è nel board di Nolostand Spa, e tra il 2008 e il 2009 si avvicina al mondo della sicurezza informatica con un posto nel cda della romana Sogei. Una rete ben riportata in schemi negli atti d’indagine.

 

Nel 2015 si allontana dai palazzi meneghini per guidare Eur Spa a Roma, salvo poi rientrare a Milano nel 2019 come presidente della Fondazione Fiera. Dove durante il Covid si distingue per i tempi record con cui mette in piedi l’ospedale in Fiera che gli vale l’Ambrogino d’oro nel 2021. E dove siede fino all’autosospensione di lunedì scorso dopo l’indagine. Ma la rete di Pazzali, «Zio bello» come viene citato dai suoi soci nelle carte mentre si accordavano su chi e come spiare, è più ampia.

 

 

 

enrico pazzalienrico pazzali

(...) Perché quando un finanziere sua «talpa» gli fa la soffiata che il pm Paolo Storari «starebbe facendo accertamenti su di lui», Pazzali si agita, e con i suoi ipotizza che possa c’entrare proprio un finanziamento forse sospetto che risale a quella sua carica nel Comitato Bergamo-Brescia. Carmine Gallo gli ricorda che «Storari è una persona molto competente ma è cattivissimo (...) l’altra volta voleva a tutti i costi commissariare Fiera Milano per quella vicenda». Pazzali, annotano i carabinieri, «è molto attivo con Gallo per costruire una strategia d’azione» nei giorni successivi al blitz: «Storari mi ha combinato un guaio incredibile, cerca di dimostrare che la Fondazione Fiera è un ente di diritto pubblico», spiega Pazzali a Gallo il 3 agosto 2022.

 

L’ex ispettore di polizia gli consiglia di «non fare assolutamente nulla». Invece il presidente si infuria e replica con sfrontatezza: «Mi faccia arrestare, quando esco poi gli tiro un pugno in faccia». C’è persino spazio per il calcio, nella tela del 60enne, sposato, due figli. Da tifoso, è socio con Andrea Bocelli e Paolo Bonolis nella Interspac di Carlo Cottarelli, società di appassionati dell’Inter.

 

enrico pazzalienrico pazzali

È grande uomo di relazioni, Pazzali, «Pazzalone» come lo chiamano alcuni conoscenti. Legami e contatti che mette a frutto nei suoi affari oggi sotto indagine. Lo fa capire quando, il 14 novembre 2022, intercettato, procaccia business grazie alle sue conoscenze: «Mi ha scritto un messaggio il mio contatto di Snam... il tipo ha scritto che ti conosce» dice all’ex ispettore di polizia Carmine Gallo suo socio in Equalize. Il quale poi prenderà contatti: «Sì certo, certo, va beh, va beh, mi metto in contatto io con lui...». Contatti, a volte «marchette» come le definiscono i suoi sodali, quando chiede una mano per trovare lavori a qualcuno che «serve per il futuro», per tessere trame e avere ancora più clienti.

 

giovanni gorno tempini foto di baccogiovanni gorno tempini foto di bacco

Ritenuto vicino al centrodestra, tanto che circolava e anche molto il suo nome per la corsa per la prima poltrona a Palazzo Marino nel dopo Sala. Una quasi candidatura affossata ora proprio dall’inchiesta che lo vede indagato per associazione per delinquere finalizzata agli accessi abusivi alle banche dati, che venivano realizzati dalla Equalize, di cui è socio di maggioranza. Ma Pazzali era anche un uomo non inviso al centrosinistra, come dimostra l’atteggiamento a Palazzo Marino di Sala che comunque non lo ha ostacolato nella nomina alla Fondazione Fiera.

 

giovanni gorno tempini foto di bacco 2giovanni gorno tempini foto di bacco 2

Candidato a un posto nel cda di Tim, qui invece non è riuscito a entrare. Al posto suo si è seduto Gorno Tempini, uno degli spiati — forse non un caso — dalla fabbrica di dossier da lui presieduta. Del resto dalle indagini emerge come Pazzali abbia usato la società per «danneggiare l’immagine dei competitors» o di «avversari politici» suoi e di «persone a lui legate». Su tutti, proprio il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini e il suo “uomo” per le relazioni istituzionali Guido Rivolta.

ENRICO PAZZALI ATTILIO FONTANAENRICO PAZZALI ATTILIO FONTANAenrico pazzalienrico pazzali

 

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venerdì 18 ottobre 2024

 

                                                             GAZA  OTTOBRE 2024

 

GLI ULTIMI MINUTI DI SINWAR – UN DRONE HA RIPRESO IL CAPO DI HAMAS POCO PRIMA DI ESSERE UCCISO: SEDUTO SU UNA POLTRONA, AL PRIMO PIANO DI UN EDIFICIO SVENTRATO, HA IL VOLTO NASCOSTO DALLA KEFIAH, E IN MANO UN BASTONE CON CUI PROVA A SCACCIARE IL VELIVOLO – TRA GLI OGGETTI TROVATI SUI CADAVERI DELLE SUE GUARDIE DEL CORPO C’ERA ANCHE IL DOCUMENTO DI IDENTITÀ DI UN INSEGNANTE DELL’UNRWA, L’AGENZIA DELL’ONU PER I RIFUGIATI PALESTINESI – L’IRAN: “LO SPIRITO DELLA RESISTENZA SARÀ RINFORZATO DAL MARTIRIO DI SINWAR” – GLI USA: “ERA IL PRINCIPALE OSTACOLO AL CESSATE IL FUOCO A GAZA. È STATA UN'OPERAZIONE ISRAELIANA MA ABBIAMO AIUTATO..." -  VIDEO



 

 

I SOLDATI ISRAELIANI DAVANTI AL CADAVERE DI YAHYA SINWAR A RAFAHI SOLDATI ISRAELIANI DAVANTI AL CADAVERE DI YAHYA SINWAR A RAFAH

IDF DIFFONDE VIDEO, MOSTRA SINWAR PRIMA DI ESSERE UCCISO

(ANSA-AFP) - L'esercito israeliano ha diffuso in serata un video, realizzato grazie ad un drone, che riprenderebbe il capo di Hamas, Yahya Sinwar, nei suoi ultimi istanti prima di essere ucciso. Nelle immagini si vede un uomo ferito che lancia un oggetto contro il drone. Seduto su una poltrona di un salotto sventrato al primo piano di un edificio parzialmente distrutto, l'uomo ha il volto nascosto da un tessuto che potrebbe essere una kefiah e ha in mano un oggetto somigliante a una sciabola che scaglia sul drone.

 

IRAN,SPIRITO RESISTENZA SARÀ RINFORZATO DA MARTIRIO SINWAR

IL DOCUMENTO DELLA GUARDIA DEL CORPO DI SINWAR - INSEGNANTE DELL AGENZIA ONU UNRWAIL DOCUMENTO DELLA GUARDIA DEL CORPO DI SINWAR - INSEGNANTE DELL AGENZIA ONU UNRWA

(ANSA) - Lo "spirito della resistenza sarà rinforzato" dopo il "martirio" del leader di Hamas Yahya Sinwar. Lo afferma la missione permanente dell'Iran alle Nazioni Unite in un post su X. "Sarà un modello per i giovani e i bambini che seguiranno la sua strada per la liberazione della Palestina - si legge -. Finché esisteranno occupazione e aggressione, la resistenza durerà, perché il martire rimane vivo e diventa fonte di ispirazione".

 

'GUARDIA DEL CORPO SINWAR CON DOCUMENTO INSEGNANTE UNRWA'

(ANSA) - Tra gli oggetti trovati sui cadaveri delle guardie del corpo di Yahya Sinwar anche un documento di identità di un insegnante dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa. Lo riferiscono i media israeliani, mentre sui social è stata pubblicata la foto del documento trovato dai soldati dell'Idf.

 

il corpo di yahya sinwar a rafahil corpo di yahya sinwar a rafah

 

USA, 'MORTE SINWAR OPERAZIONE DI ISRAELE MA ABBIAMO AIUTATO'

(ANSA) - "L'uccisione di Sinwar è stata un'operazione dell'esercito israeliano". Lo ha detto il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan sull'Air Force One che sta portando Joe Biden a Berlino. "Non sono qui per rivendicare o cercare di prenderci il merito", ha aggiunto precisando che tuttavia "anche personale americano speciale e professionisti dell'intelligence Usa meritano i nostri ringraziamenti per il lavoro che hanno svolto insieme all'Idf nel corso di molti mesi", a partire dal giorno dopo l'attentato del 7 ottobre.

 

USA, 'PARLEREMO CON ISRAELE DELLA NECESSITÀ DI VOLTARE PAGINA'

(ANSA)- "La rimozione di Sinwar dal campo di battaglia rappresenta un'opportunità per trovare una via d'uscita che riporti a casa gli ostaggi e ponga fine alla guerra. È qualcosa di cui dovremo parlare con le nostre controparti israeliane".

 

IL PRESUNTO CADAVERE DI YAYA SINWARIL PRESUNTO CADAVERE DI YAYA SINWAR

Lo ha detto il consigliere per la sicurezza americana Jake Sullivan a bordo dell'Air Force One. "Naturalmente, ci sono ancora altri attori di Hamas che devono essere assicurati alla giustizia e ci sono ostaggi, compresi americani, tenuti prigionieri dai terroristi", ha aggiunto il funzionario sottolineando che "questa è davvero un'opportunità che dobbiamo cogliere insieme per portare un giorno migliore alla gente di Gaza, alla gente di Israele, alla gente dell'intera regione e gli Stati Uniti sono impegnati a fare tutto ciò che è in nostro potere per contribuire a questo"

 

USA, 'SINWAR ERA IL PRINCIPALE OSTACOLO AL CESSATE IL FUOCO'

(ANSA) - "Sinwar era il principale ostacolo al cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi". Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller in un briefing con la stampa.

I DENTI DEL CADAVERE A GAZA E QUELLI DI SINWARI DENTI DEL CADAVERE A GAZA E QUELLI DI SINWARismail haniyeh yaya sinwarismail haniyeh yaya sinwarYahya SinwarYahya Sinwaryaya sinwar ismail haniyehyaya sinwar ismail haniyehYahya Sinwar - foto lapresseYahya Sinwar - foto lapresseLE PRESUNTE PROVE DELL UCCISIONE DI SINWAR A GAZALE PRESUNTE PROVE DELL UCCISIONE DI SINWAR A GAZAISMAIL HANIYEH - YAYA SINWARISMAIL HANIYEH - YAYA SINWARismail haniyeh yaya sinwarismail haniyeh yaya sinwarYahya Sinwar in fuga nei tunnel di hamasYahya Sinwar in fuga nei tunnel di hamashassan eslaiah con il leader di hamas yahya sinwarhassan eslaiah con il leader di hamas yahya sinwar

 

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