giovedì 26 luglio 2018

                                                               ROMA ROMA

Roma, disastro ecologico nel Parco di Centocelle: liquami, carcasse d’auto e roghi nel polmone verde della Capitale

Roma, disastro ecologico nel Parco di Centocelle: liquami, carcasse d’auto e roghi nel polmone verde della Capitale

Sui 126 ettari di terreno compresi fra viale Palmiro Togliatti, via Casilina e via Papiria vigono tre vincoli archeologici, oltre ad essere compensazione ambientale per le oltre 400.000 persone che affollano i quartieri Centocelle, Quadraro e Torre Spaccata. Eppure una fetta di questo parco è ormai adibito a discarica abusiva, alimentata sia dagli insediamenti dei disperati che vi trovano rifugio che da alcuni sfasciacarrozze reticenti

Carcasse di automobili gettate senza criterio all’interno di uno dei parchi archeologici più importanti di Roma. Il principale polmone verde del quadrante est della Capitale, inondato di ferraglia, plastiche e una quantità imprecisata di olio usato, smaltiti alla buona. Avvallamenti sospetti sotto i quali nessuno è andato mai a fare verifiche. Il tutto, a pochi metri da ben 17 attività di autodemolizione, alcune delle quali fino a pochi anni fa di legale avevano poco o nulla e i cui adeguamenti ancora oggi appaiono realizzati “alla buona”, all’alba di una delocalizzazionein cui di perentorio c’è solo l’ordine di “sfratto” ma non la nuova destinazione.
AUTODEMOLITORI E DISASTRO ECOLOGICO – Il disastro ecologico del Parco di Centocelle e le vicende amministrative degli sfasciacarrozze di Roma est vanno di pari passo e le seconde appaiono essere parte delle cause del primo. Sui 126 ettari di terreno compresi fra viale Palmiro Togliatti, via Casilina e via Papiria vigono tre vincoli archeologici posti fra gli anni ’50 e la fine del secolo scorso, oltre ad essere compensazione ambientale per le oltre 400.000 persone che affollano i popolosi quartieri Centocelle, Quadraro e Torre Spaccata. Eppure una fetta di questo parco è ormai adibito a discarica abusiva, alimentata sia dagli insediamenti dei disperati che vi trovano rifugio, sia – soprattutto – dagli operatori più reticenti. Gli stessi che negli anni scorsi, secondo le relazioni della Polizia Locale di Roma Capitale, si rendevano complici dello smaltimento illecito dei rifiuti, ciclo illegale che si concludeva nei campi rom con il fenomeno dei roghi tossici. Il problema è che, come confermato dalla Commissione Ambiente, in quel parco gli autodemolitori non potrebbero starci nemmeno se fossero attività a impatto zero. Nonostante questo, le proroghe delle loro concessioni durano da almeno 15 anni. Nel frattempo, alcuni operatori denunciano di aver speso decine di migliaia di euro per procedere ad adeguamenti “autorizzati dal Comune”, vanificati dalla missiva della Direzione rifiuti del Campidoglio, che ha di fatto intimato agli sfasciacarrozze di andare via da viale Palmiro Togliatti. 
Roma, al parco Centocelle nel 'disastro ecologico' degli sfasciacarrozze
di Vincenzo Bisbiglia e Angela Gennaro
 
LA DELOCALIZZAZIONE – Sì, ma dove? Qui sta il vero nodo. L’ultima delibera capitolina di delocalizzazione è datata 25 giugno 2014 – sindaco era Ignazio Marino – e individua tutta una serie di aree fuori dal Grande Raccordo Anulare, nella zona di via di Salone e via di Casal Bianco. Il quadrante è quello della “terra dei fuochi di Roma Est”, su cui insistono la “frigo valley” di Tivoli, le discariche abusive mai bonificate di Lunghezzina e Castelverde, il campo rom di Salone e il terreno adiacente dove le autorità sospettano vi siano stati sversati per anni agenti chimici scartati dalle industrie del posto. Addirittura, come segnalato dal comitato Case Rosse, uno dei demolitori dovrebbe trasferirsi di via Casal Bianco esattamente di fronte al club sede dei Mondiali di Golf del 2022. L’ennesima “industria insalubre” (dal Testo Unico Leggi Sanitarie, art. 216), in una zona già contaminata, che fra l’altro tornerebbe ad essere limitrofa al secondo campo rom più grande d’Europa. E pensare che il segretario regionale di Casapound, Mauro Antonini, qualche settimana fa aveva lanciato la provocazione di spostare gli autodemolitori proprio dentro il “villaggio della solidarietà”. Ad oggi, il paradosso è che gli autodemolitori sono di fatto ancora aperti su via Togliatti, anche se non potrebbero. In pratica: abusivi.

SOLITO RIMPALLO FRA COMUNE E REGIONE – Cosa fare allora? L’amministrazione capitolina è decisa a non rinnovare le licenze a chi ha commesso abusi gravi in passato, ma dall’altro lato chiede aiuto alla Regione Lazio. Con la quale è iniziato il solito rimpiattino – già in corso su altre partite piuttosto impopolari. Secondo l’assessora romana all’Ambiente Pinuccia Montanari e la direttrice Laura D’Aprile, “trattandosi di impianti che gestiscono anche rifiuti pericolosi, l’emanazione di eventuale provvedimenti di carattere straordinario sia di competenza della Regione Lazio”. Ha risposto loro l’assessore regionale Massimiliano Valeriani, secondo cui “la competenza in materia è strettamente comunale, un’attribuzione che deriva dalla legge regionale 27/1998, con cui viene affidata ai Comuni la delega sulle attività di autodemolizione che si svolgono nel proprio territorio”. Il Pd Roma, invece, propone di far ricadere la scelta su aree a destinazione agricola, non coltivate né utilizzate per questo scopo, che hanno per questo bassi costi. Finora è stata individuata una sola area in località Osteria Nuova, che potrebbe ospitare già dieci impianti (tutti gli autodemolitori di via Palmiro Togliatti, per esempio). Tutto questo mentre gli sfasciacarrozze sono scesi in piazza già diverse volte, supportati dal Partito Democratico e da Casapound.
LA BOMBA ECOLOGICA DEL CANALE MUSSOLINI –Intanto, mentre il nodo autodemolitori è ancora lontano dall’essere sciolto, nel Parco Archeologico di Centocelle un’altra emergenza rischia di procrastinarsi all’infinito. È quella relativa alle decine di tonnellate di rifiuti depositate dentro e intorno il cosiddetto “canale Mussolini” – dal progetto della metropolitana iniziata prima della guerra e mai ultimata. Nel gennaio 2017, l’autocombustione dell’immondizia sotterrata creò nel parco un “effetto terra dei fuochi” che portò la sindaca Virginia Raggi a firmare, il successivo 10 febbraio, un’ordinanza urgente con cui si disponeva la bonifica completa dell’intera area. Ma, dopo un anno e mezzo, “il terreno è stato solo smassato e i rifiuti sono ancora lì”, spiega Cristiana Trizzino del comitato Pac Libero. Una situazione molto grave dal punto di vista sanitario, proprio laddove più di 100 anni fa Wilbur Wright diede vita al primo volo mai ripreso con una cinepresa.
                                                                   GRECIA 2018

Incendi Grecia, pochi mezzi per i vigili del fuoco e zero piani di emergenza: i tagli per la Troika dietro il ritardo dei soccorsi

Incendi Grecia, pochi mezzi per i vigili del fuoco e zero piani di emergenza: i tagli per la Troika dietro il ritardo dei soccorsi

Mezzi obsoleti, idrovore vecchie o con le gomme a terra, che hanno raggiunto i cinque punti degli incendi 120 minuti dopo gli allarmi. Un anno fa 5mila vigili del fuoco erano scesi in piazza ad Atene, nella consueta Piazza Sintagma, per dire no all'ennesimo provvedimento che prevedeva un taglio di 4mila unità su 12mila così da soddisfare le necessità imposte dall'austerità. E nel frattempo si sono ristretti anche gli stipendi
Lunedì 23 luglio ore 18,39. L’incendio è appena scoppiato a Kallitechnoupolis con il vento che spira fortissimo. In un video si vedono i primi “fuggiaschi” che scendono dalle colline in fiammeper cercare riparo. In un batter d’occhio la furia dei roghi avvia quel processo che avrebbe portato, due giorni dopo, a toccare quasi 100 morti. Sullo sfondo, appena due vigili del fuoco che assistono inermi al disastro intorno ai boschi di Maratona. È l’icona della tragedia greca di questa estate, che però ha radici lontane.
L’EREDITÀ DELL’AUSTERITÀ
La domanda che tutti si fanno oggi è se l’austerità abbia contribuito all’insicurezza in Grecia, in particolar modo dopo i tagli verticali a polizia e vigili fuoco, visto a considerato che in occasione degli incendi degli anni passati non si erano avuti ritardi né insufficienza di mezzi e uomini. Tra i sette tagli complessivi a stipendi, pensioni e indennità effettuati in Grecia dai creditori internazionali dal 2013 ad oggi (in tutto al 40%), ci sono anche quelli ai ministeri e alle forze dell’ordine. I tagli nella Protezione civile ammontano a 34 milioni. L’accordo ottenuto da Tsipras nel maggio 2017 che è valso il 2% del Pil ha sì consento alla Grecia di poter centrare un avanzo primario al 2,2% del Pil nel 2018 e al 3,5% per il triennio 2019-2021 (numeri su cui non v’è al momento certezza) ma prevedono altri tagli alle pensioni fino a un massimo del 18% degli importi attuali dal 1 gennaio 2019, con una mannaia anche su quelle di reversibilità. Secondo i dati Eurostat, il potere di acquisto in Grecia è crollato del 24%, con più di un quarto della popolazione costretto a vivere in estrema povertà (nel 2008 era la metà). Nel 2017 circa 130mila persone hanno detto di no alle eredità lasciate dai parenti. Il motivo? Non avevano sufficienti denari per pagarvi le tasse. I trasferimenti diretti dello Stato ai ministeri sono stati diminuiti complessivamente del 50%.

Un anno fa 5mila vigili del fuoco erano scesi in piazza ad Atene, nella consueta Piazza Sintagma, per dire no all’ennesimo provvedimento che prevedeva un taglio di 4mila unità su 12mila. Mezzi obsoleti, idrovore vecchie o con le gomme a terra, che hanno raggiunto i cinque punti degli incendi 120 minuti dopo gli allarmi. Lo stipendio di un dirigente (militare, poliziotto o vigile del fuoco) è di 1185 euro. Guadagnano meno gli altri più bassi in grado. Addirittura lo scorso 16 luglio il governo, nonostante la penuria di mezzi e uomini, aveva deciso di donare due veicoli antincendioai comuni al confine con l’Albania, in nome di una ritrovata amicizia politica con il paese delle Aquile. Tre settimane fa, per ovviare ai rischi che queste professioni portano in pancia, il ministro della Difesa Panos Kammenos aveva deciso di aumentare di 100 euro lo stipendio a militari, vigili del fuoco e poliziotti in servizio in aree geografiche con caratteristiche simili con quelle di Evros e le isole dell’Egeo. In particolare al confine continentale con Epiro, Macedonia, Tracia, e l’isola di Skyros, ma considerato dalle stesse forze dell’ordine solo un’elemosina.
ASSUNZIONI E TAGLI
Lo scorso mese di marzo il governo aveva deciso di continuare con le assunzioni di vigili del fuoco cosiddetti “stagionali”, ovvero per il solo periodo estivo e primaverile. Ben 1500 posti erano stati annunciati, tra 343 conducenti e 1157 vigili (con 12 milioni di euro presenti nel bilancio) da pescare negli appositi elenchi di emergenza. Ma non sono bastati evidentemente. Anzi, cozzano con la nuova legge sulla previdenza sociale partorita dal ministro Katrugalos, fedelissimo di Tsipras. Infatti lo scorso mese di settembre erano stati diffusi i dettagli relativi ai nuovi stipendi collegati alle imposte sulle assicurazioni: con una vera e propria in emorragia quanto a salario. Un dirigente dei vigili del fuoco con 20 anni di servizio con il nuovo regime previsto dal governo Tsipras si vede ridotto il reddito di circa 80 euro mensili, che salgono a 115 euro al mese a causa della retroattività della misura che prevede una restituzione allo stato di circa 1400 euro. Va peggio a chi ha 31 anni di servizio: il taglio è di circa 225 euro al mese. E causa della retroattività del libro paga, gli verrà chiesto di restituire circa 2700 euro.

MACCHINA ORGANIZZATIVA? NO, GRAZIE
I primi testimoni hanno riferito che per molto tempo non si sono visti né soccorritori né l’ombra della macchina organizzativa. Detto dell’assenza strutturale di un piano di emergenza, ragion per cui in queste ore traballa la poltrona del ministro dell’interno Panos Skourletis, oggi in Grecia la parola passa agli esperti di sicurezza secondo cui per ben due ore non c’è stata traccia di vigili del fuoco sotto Maratona. Centoventi minuti in cui i cittadini sono stati lasciati al loro destino. A Mati ci sono testimonianze di alcuni cittadini che descrivono il loro salvataggio come un caso di fortuna. Zero anche sulla prevenzione, come riportato dall’esperta ambientale Christina Theohari: “Siamo stanchi di dirlo, di ripeterlo, non vediamo mai muoversi niente”. Non sono solo i vigili del fuoco ad essere stati colpiti dai tagli: idem i poliziotti, costretti oggi a circolare su auto vecchie (Citroen Xsara o Skoda), con molti chilometri e con uno stipendio di 900 euro. Risultato? Impennata di reati, retate ormai rare, poca voglia di rischiare la pelle per pochi euro. Un mese fa una pattuglia era andata in un quartiere ateniese a notificare un provvedimento giudiziario ad un cittadino per traffico di droga: quando i vicini hanno visto che erano agenti, hanno puntato un mitra fuori dal balcone, facendoli fuggire. I sobborghi di Atene come il Sudamerica, dove la criminalità albanese e balcanica fanno il bello e il cattivo tempo. Anche i militari hanno subito il medesimo destino: il pilota del Mirage che lo scorso maggio è caduto assieme al suo caccia prendeva solo 1500 euro per rischiare la vita sui cieli dell’Egeo.

mercoledì 25 luglio 2018

                                                           Storia di un cavaliere


COM'È NATA FORZA ITALIA – ALL’INIZIO DI LUGLIO DEL 1993 BERLUSCONI CHIAMA IL SUO GEOMETRA EDOARDO TERUZZI: “IL PALAZZO DI VIALE ISONZO 25 MI SERVE PER SETTEMBRE”. SARÀ LA PRIMA SEDE NAZIONALE DI FORZA ITALIA – È L’INIZIO DI UN’AVVENTURA CHE SEI MESI DOPO PORTERÀ AL FAMOSO VIDEO DE “L’ITALIA È IL PAESE CHE AMO” – SMENTITE E RIUNIONI SEGRETE MENTRE LA PRIMA REPUBBLICA CROLLA E LO STATO TREMA – VIDEO
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Alessandro Gilioli per http://espresso.repubblica.it/

Berlusconi con una delle prime immagini con dietro il simbolo di Forza ItaliaBERLUSCONI CON UNA DELLE PRIME IMMAGINI CON DIETRO IL SIMBOLO DI FORZA ITALIA
È l’inizio di luglio del 1993. Due mesi dopo le monetine lanciate a Bettino Craxi al Raphaël. Una manciata di giorni prima dei suicidi eccellenti di Cagliari e Gardini, dello scioglimento della Democrazia Cristiana, delle bombe mafiose di Milano (via Palestro, 5 morti) e Roma (San Giovanni in Laterano, San Giorgio al Velabro).

Silvio Berlusconi fa una telefonata a Edoardo Teruzzi, il suo geometra di fiducia, quello che gli aveva costruito Milano 2: «Mi serve per settembre», gli dice.

Si riferisce alla ristrutturazione di un palazzo in viale Isonzo 25, a Milano, di proprietà Edilnord, quindi dello stesso Cavaliere. Sarà la prima sede nazionale di Forza Italia.

CRAXI BERLUSCONICRAXI BERLUSCONI
Mentre la Prima Repubblica crolla e lo Stato trema, Berlusconi sta creando il suo nuovo partito e ne prepara il quartier generale.

Il geometra Teruzzi deve rinunciare alle consuete vacanze a Clusone con la famiglia: resta in città per dare ordini ai muratori che sventrano pareti e cambiano pavimenti. Fino alle elezioni, sarà lì che si preparerà tutto.

berlusconi previti novBERLUSCONI PREVITI NOV
Intanto parte anche l’operazione immagine: due signore abbronzate che si qualificano come impiegate Fininvest si presentano alle sedi milanesi di tre agenzie fotografiche (Olympia, De Bellis e Fotogramma) chiedendo di acquistare per sempre - e quindi togliere dal mercato - tutte le foto in cui il Cavaliere è venuto male.

Il 10 luglio, un sabato, alle 9,30 del mattino vengono convocati ad Arcore i cinque pezzi più grossi dell’azienda: Fedele Confalonieri, Marcello Dell’Utri, Adriano Galliani, Gianni Letta e Cesare Previti.

Berlusconi annuncia ai suoi maggiorenti la decisione di entrare in politica. In quella stessa settimana iniziano anche i cosiddetti “cenacoli”: il Cavaliere incontra imprenditori e dirigenti per preparare la discesa in campo.

MARCELLO DELL'UTRIMARCELLO DELL'UTRI
Gli appuntamenti prendono il via a Roma, alla sala ricevimenti Villa dei Quintili, quattro ettari di parco sull’Appia Antica: ci sono tra gli altri Francesco Averna (quello dell’amaro), Gerardo Rubino (caffè Kimbo) e Gianfranco Carlone (pasta Molisana).

Il Cavaliere arriva, saluta e attacca: «Non vi ho invitato per parlare del Milan né di Publitalia, ma di un nuovo partito politico». Dopo un po’ di cene La Stampa riceve una soffiata e ne scrive, ma subito Berlusconi smentisce: «Sono solo iniziative culturali tra persone che credono nella famiglia, nel lavoro, nel risparmio e nella libertà di mercato».
Silvio BerlusconiSILVIO BERLUSCONI

Un partito? Macché, mente di nuovo il Cavaliere il giorno dopo a Repubblica: «Non abbiamo alcuna intenzione di fondarne uno. Ci sono state semplicemente cinque o sei cene private a casa di amici nelle quali in modo informale ci siamo detti di fare attenzione a quello che succede nel Paese».

Infine Berlusconi inganna anche un cronista del suo Giornale, Nanni Delbecchi: «Il “partito di Berlusconi” è l’ultima trovata di certa stampa», dice. «Né io né i miei collaboratori ci siamo mai sognati di entrare in politica».

La storia ufficiale di Forza Italia inizierà più di sei mesi dopo, con il famoso video da Arcore: «l’Italia è il Paese che amo», 26 gennaio 1994.

BERLUSCONI 1994BERLUSCONI 1994
Ma il Berlusconi capopartito nasce in realtà nei giorni più caldi del luglio di 25 anni fa, mentre l’Italia brucia di arresti e bombe mafiose, mentre cadono a uno a uno gli storici referenti di Fininvest nella Dc e nel Psi, mentre si conferma «il fondato pericolo che si crei una situazione ostile ai nostri interessi che ci costringa a scendere sul terreno politico» (parole del Cavaliere ai vertici della Mondadori, invitati ad Arcore appena caduto il governo Amato, ancor prima della telefonata al geometra Teruzzi).

FininvestFININVEST
È così che inizia il quarto di secolo berlusconiano. E appena il palazzo di viale Isonzo è pronto, Edilnord lo cede in comodato d’uso a una nuova società creata per agevolare l’ingresso di Berlusconi in politica: la Diakron di Mario Valducci e Gianni Pilo, due dirigenti Fininvest formalmente licenziatisi dal gruppo per svolgere il nuovo compito.

Valducci e Pilo sono i primi a trasferirsi da Milano 2 a viale Isonzo: il primo si occupa di conti (poi farà a lungo il deputato e il sottosegretario); il secondo inizia la raffica di sondaggi più o meno farlocchi che il Cavaliere cavalcherà per arrivare a Palazzo Chigi.

Ferrara sistema BerlusconiFERRARA SISTEMA BERLUSCONI
Dopo le cene di luglio, a fine estate, è il momento dei pranzi ad Arcore, per esporre il piano ai maggiori esponenti dell’informazione Fininvest: Giuliano Ferrara, Maurizio Costanzo, Paolo Liguori, Gigi Vesigna, Andrea Monti, Nini Briglia, Enrico Mentana ed Emilio Fede, oltre naturalmente ai vertici dell’azienda, da Dell’Utri a Confalonieri, da Letta a Galliani.

Nel primo di questi incontri, Berlusconi spiega il suo progetto politico «a disposizione del quale voglio mettere la mia capacità organizzativa», dice. Letta, Confalonieri e Mentana non nascondono le loro perplessità; Ferrara, Fede e Dell’Utri sono invece favorevoli.

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Ed è proprio quest’ultimo il più entusiasta, nominato capo operativo sul campo. Allora Dell’Utri è infatti il numero 1 di Publitalia ‘80, la concessionaria di pubblicità Fininvest, dotata di una rete capillare di venditori di spot: insomma, una grande macchina organizzativa sul territorio («diabolica e modernissima», la definisce entusiasta Vittorio Sgarbi), compattata da un forte senso di squadra, a sua volta irrobustito e celebrato a ogni annuale convention.

silvio berlusconi licia ronzulli francesca pascaleSILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI FRANCESCA PASCALE
Durante una di queste - quella del ‘94, a vittoria ottenuta - lo stesso Dell’Utri ringrazierà i suoi uomini rivendicando orgoglioso il suo e il loro operato: «Forza Italia è figlia nostra, l’abbiamo creata noi!», e giù un mare di applausi che fanno tremare i muri dell’Auditorium Hotel Loews di Montecarlo, tra il casinò e il mare.

Già: sono quelli di Publitalia a creare i “club” e i “kit”, quell’estate, sono loro a selezionare i volti televisivi e i candidati.

salvini berlusconiSALVINI BERLUSCONI
Loro, capitanati dallo stesso Dell’Utri e dal suo luogotenente Domenico Lo Jucco, uno dei primi a prendere possesso di un ufficio al terzo piano della sede a viale Isonzo, nel settembre del ‘93, quando ancora l’Italia ignora cosa sta preparando Berlusconi.

Molti di loro nel ‘94 passano direttamente da Publitalia al Parlamento o al governo, fino a diventare per decenni volti noti della politica: come Micciché, Galan, Martusciello.
FOTOMONTAGGIO - BERLUSCONI VERSIONE PAPAFOTOMONTAGGIO - BERLUSCONI VERSIONE PAPA

Il loro capo, Dell’Utri, invece vuole diventare “coordinatore ufficiale” - insomma il segretario del nuovo partito - ma la nomina sfuma in fretta: già allora è sotto inchiesta (false fatture e frode fiscale) ma soprattutto è indagato in Sicilia per mafia (e ci vorranno vent’anni esatti perché si arrivi alla condanna definitiva per complicità con quella stessa Cosa Nostra che nel luglio del ‘93 metteva il suo esplosivo a Milano e a Roma).

Silvio BerlusconiSILVIO BERLUSCONI
Curiosamente, la carica di coordinatore della neonata Forza Italia va allora a Cesare Previti, avvocato vicinissimo al Cavaliere da molti anni, l’uomo grazie al quale nel 1973 si era comprato a un prezzo di favore villa Certosa.

Nel ‘93 Previti ha ancora la fedina penale pulita, ma nel 2006 finirà anche lui in galera: corruzione in atti giudiziari, condanna confermata in Cassazione con interdizione a vita dai pubblici uffici.

Questo è l’inizio della storia di Forza Italia. Che non può essere ridotta solo a vicenda criminale, certo, eppure a questa s’intreccia: quello nato nel luglio del 1993 - mentre venivano arrestati i referenti politici di Berlusconi e mentre scoppiavano le bombe messe dai referenti mafiosi di Dell’Utri - è l’unico partito di sempre i cui tre cofondatori sono poi stati tutti condannati con pene definitive - e tutti passati per il carcere o altre pene alternative.
villa certosaVILLA CERTOSA

E fino a pochi giorni fa Dell’Utri - ora ai domiciliari per motivi di salute - era ancora a Rebibbia.

Vale la pena di ricordarlo anche adesso, che dopo cinque lustri la parabola personale di Berlusconi si è conclusa. Per rispetto della verità storica, cioè della memoria: senza la quale non si potrà mai capire il presente, né intravedere un futuro più decente.