venerdì 14 novembre 2025

 

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L’intervista al procuratore aggiunto di Catania a ‘La Sicilia’

Il 41-bis è un sistema penitenziario che ha “le ore contate, perché esiste nel paese una sensibilità politica trasversale, opposta al sentimento comune dei cittadini, che tende a vanificare l’esperienza penitenziaria. Sia con riguardo l’obiettivo della sicurezza che rispetto a quello della rieducazione”.
Sono state queste le parole del procuratore aggiunto di Catania Sebastiano Ardita in un’intervista rilasciata al quotidiano ‘La Sicilia’Il tema principale è il 41-bis, il cosiddetto carcere duro, introdotto nel 1986 con lo scopo di impedire “il contatto dei personaggi vertice della criminalità mafiosa con l’esterno”.
Per Ardita rimane uno strumento valido “pur nel totale degrado della sicurezza penitenziaria -, le sezioni che ospitano i detenuti sottoposti a questo regime, quantomeno consentono di impedire che essi commettano reati dal carcere”. L’applicazione, data l’importanza, è subordinata a un decreto firmato dal Ministro della Giustizia, che valuta le proposte che arrivano dagli organi investigativi antimafia. “La cosa più grave - ha continuato il magistrato - è che esiste una quantità di opinionisti, politici e pensatori, che si scandalizzano nell’immediatezza della commissione dei reati ma, quando vengono individuati i colpevoli, solidarizzano con questi ultimi a prescindere. C’è un meccanismo di identificazione della classe dirigente con la condizione degli indagati che appare a volte disarmante”. Ardita ha rimarcato dicendo che “senza una misura costante dell’impegno istituzionale per la sicurezza dei cittadini e per la rieducazione dei condannati, siamo costretti ogni mattina a svegliarci con una novità alla quale diamo il carattere dell’emergenza, senza cercare di capire da quale errore istituzionale essa sia stata generata. Cerchiamo le responsabilità dei misfatti dopo anni e chiudiamo gli occhi di fronte agli errori ed alle responsabilità evidenti che si consumano sotto i nostri occhi ogni giorno”.
Infatti “l’equilibrio nel nostro Paese lo ha spesso determinato l’emergenza. Non siamo stati mai capaci come nazione di prevedere e contrastare anzitempo un fenomeno criminale; e poi di programmare un trattamento sistematico dei reclusi che consenta loro di cambiare la propria vita. Ci siamo sempre mossi dopo un omicidio eccellente, dopo una strage, dopo una crisi di Stato. E una volta cambiata prospettiva, celebrati processi e ottenute le condanne, pensiamo di avere vinto per sempre il contrasto alla mafia o al terrorismo”.

Fonte: ‘LaSicilia’

mercoledì 12 novembre 2025

 

garante della privacy sigfrido ranucci

I QUATTRO CONSIGLIERI DEL GARANTE DELLA PRIVACY NON HANNO INTENZIONE DI MOLLARE LA POLTRONA, NONOSTANTE SIANO FINITI NELLA BUFERA DOPO LE INCHIESTE DI “REPORT”, CHE HANNO DOCUMENTATO CONFLITTI DI INTERESSE, SPESE PAZZE E COMMISTIONI CON LA POLITICA – IL PRESIDENTE DELL'AUTORITÀ, PASQUALE STANZIONE, INDICATO A SUO TEMPO DAL PD, SI È PRESENTATO SPAVALDO AL TG1: “IL COLLEGIO NON PRESENTERÀ LE PROPRIE DIMISSIONI, LE ACCUSE SONO TOTALMENTE INFONDATE” – L'OPPOSIZIONE INSORGE MA, PER LEGGE, LE NOMINE DELL’AUTORITÀ NON POSSONO ESSERE REVOCATE – EMERGE UN NUOVO CASO: L'ASL DELL’AQUILA NEL 2023 SUBÌ UN ATTACCO HACKER MA NON FU MULTATA, NONOSTANTE LA VIOLAZIONE DI DATI DEI PAZIENTI, DOPO CHE SI ERA AFFIDATA ALLO STUDIO LEGALE FONDATO DA GUIDO SCORZA, MEMBRO DEL COLLEGIO DEL GARANTE, PAGANDO 130MILA EURO



LA TRINCEA DEL GARANTE "NON CI DIMETTIAMO POLITICI NON CREDIBILI"

Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per “la Repubblica”

 

pasquale stanzione al tg1

Non hanno alcuna intenzione di fare le valigie, i quattro consiglieri della Privacy finiti nella bufera dopo le inchieste di Report, implacabile nel documentare conflitti di interesse, spese pazze e imbarazzanti commistioni con la politica.

 

In Parlamento gliel'hanno chiesto praticamente tutti: le opposizioni per prime, poi anche il principale partito di governo, Fratelli d'Italia, che all'inizio aveva nicchiato, salvo poi aprire alla proposta di azzerare l'intera squadra del Garante, divenuta impossibile da difendere.

 

inchiesta di report sul garante della privacy 6

[...] Guido Scorza, eletto in quota 5S, già a Repubblica aveva dichiarato la sua disponibilità al passo indietro e ieri pomeriggio lo aveva ribadito in tv. A sera, però, il presidente dell'Autorità, Pasquale Stanzione, compare al Tg1 ed esclude qualsivoglia tentazione: «Il collegio non presenterà le proprie dimissioni, le accuse sono totalmente infondate», protesta. «Quando la politica grida allo scioglimento o alle dimissioni dell'Autorità non è più credibile».

 

L'ex prof universitario, indicato a suo tempo dal Pd, sa bene di avere la legge dalla sua: una volta designati dalle Camere, i membri delle autorithy — sulla carta indipendenti — sono blindati, nessuno li può revocare. Neanche per indegnità.

 

i componenti del garante della privacy - Agostino Ghiglia - Ginevra Cerrina Feroni - Pasquale Stanzione - Guido Scorza

Tant'è che il partito di Elly Schlein sta già meditando di proporre una modifica alle regole per scongiurare altri casi simili. Basterebbe poco: introdurre «un quorum dei tre quinti del Parlamento», suggerisce Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare dem, per rendere più imparziale, e meno lottizzata, la selezione dei consiglieri. Ma FdI è contrario: «Quando il Pd era in maggioranza non è venuto in mente a nessuno», attacca Lucio Malan.

 

[...]  È quanto accaduto l'ultima volta a dimostrare che il sistema, così com'è, non funziona: nel 2020, quando c'era il governo giallorosso, «i due componenti dell'attuale Privacy eletti al Senato, Ghiglia e Stanzione, ottennero appena 123 e 121 voti, cioè un consenso di meno del 40% degli aventi diritto. Alla Camera, Scorza e Cerrina Feroni passarono con il 33 e il 37% dei voti».

 

Agostino Ghiglia membro del Garante della Privacy entra nella sede di Fratelli d Italia

Tutti figli di una spartizione politica. Lo ribadisce Sigfrido Ranucci: «Giorgia Meloni non può dire che il Garante non sia cosa sua perché stava all'opposizione. Hanno creato un mostro e ora non riescono neppure a mandarli a casa».

 

Ma Stanzione, cui la Rai riserva l'apertura del Tg1, è spavaldo: «La narrazione di un Garante subalterno alla maggioranza di governo è una mistificazione che mira a delegittimarne l'azione, specie quando le decisioni sono sgradite o scomode», spiega. «Il Garante assume decisioni talvolta contrarie, talvolta favorevoli al governo, è questa la vicenda dell'autonomia», rivendica.

 

[...]

inchiesta di report sul garante della privacy 2

 

Il passo indietro può arrivare solo per scelta dei diretti interessati. «L'unica ipotesi — spiega ricorda il giurista, già presidente Rai, Roberto Zaccaria — è che la maggioranza dei componenti, quindi tre su quattro, si dimetta. Altre non ne vedo». Una situazione paradossale per Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd: «Abbiamo la possibilità di far dimettere il capo dello Stato, ma non il collegio del Garante della privacy». Davvero sconfortante.

 

L'ASL GRAZIATA DOPO L'ATTACCO HACKER PAGÒ 130MILA EURO ALL'EX STUDIO DI SCORZA

Estratto dell’articolo di Federico Gottardo per “la Repubblica”

 

guido scorza

Gli hacker violano la banca dati dell'Asl, che per questo rischia una multa record dal Garante della privacy. E a quale studio legale si rivolge l'azienda sanitaria per difendere la sua posizione, investendo 130mila euro? A quello fondato da Guido Scorza, uno dei membri del collegio del Garante, studio dove lavorano ancora sua moglie e un altro avvocato vicino al presidente Pasquale Stanzione.

 

Risultato, l'Asl riceve solo un ammonimento perché «ha cooperato ben oltre l'obbligo di legge». A far emergere la vicenda è un altro legale, l'avvocato Simone Liprandi, che lo ha segnalato anche ad Anac e Corte dei Conti. L'accusa è di aver violato la norma sul conflitto d'interessi [...]

 

inchiesta di report sul garante della privacy 4

Anche perché non si tratta dell'unico episodio, come dimostra la vicenda, già raccontata da Repubblica, di Agostino Ghiglia e di un'azienda sanitaria della provincia di Torino: in un'intercettazione, la dirigente indagata parla della «multa da 5.000 euro» dell'authority e aggiunge di volerne parlare con «mio cugino Ago», membro del Garante. Il quale sulla decisione non si astiene.

 

Cambia l'Asl e cambiano le parentele ma ora spunta un caso simile per l'azienda sanitaria de L'Aquila. A maggio 2023 un attacco hacker svela i dati sanitari di 6.800 pazienti, per un totale di 389 gigabyte distribuiti nel "dark web". Una violazione della privacy di enormi proporzioni, per cui partono indagini e reclami al Garante: per questo l'Asl spende 5.000 euro per un legale, poi altri 130.000 per lo studio E-Lex di Roma, specializzato in diritto dell'informatica e privacy.

 

guido scorza 2

L'avvocato Liprandi parla di «duplice spesa non giustificata» e, nella sua segnalazione ad Anac e Corte dei Conti, aggiunge: «E-Lex vanta una particolare vicinanza con due dei quattro membri del collegio». Perché l'avvocato Ernesto Belisario, che ha firmato l'offerta all'Asl, ha fondato lo studio legale insieme a Scorza, che a questo giornale ha detto di aver interrotto ogni rapporto quando è stato eletto al Garante.

 

Ma Liprandi sostiene che avrebbe partecipato a eventi organizzati dagli ex colleghi anche in tempi recenti. Inoltre è il marito dell'avvocato Maria Grazia Capolupo, che in E-Lex è responsabile del contenzioso civile. [...]

 

PASQUALE STANZIONE - FOTO LAPRESSE

Un altro socio fondatore dello studio, l'avvocato Giovanni Maria Riccio, è allievo della scuola di dottorato all'Università di Salerno coordinata dal professor Pasquale Stanzione, presidente del collegio del Garante, e dalla moglie, la professoressa Gabriella Autorino. E anche altri funzionari dell'autorità risultano appartenere alla stessa «famiglia accademica».

 

[...] Scorza sostiene di essersi astenuto quando ha scoperto che l'Asl abruzzese era difesa dallo studio "amico", anche se non risulta dal provvedimento: «Gli uffici avevano proposto una sanzione di 5.000 euro e il collegio, all'unanimità, ha deciso di ammonire il titolare del trattamento anziché infliggere una sanzione poco più che simbolica. Non solo il conflitto di interessi non c'è stato perché non ho partecipato al voto ma non sarebbe stato determinante neppure se avessi partecipato».

pasquale stanzione al tg1

lunedì 10 novembre 2025

                                                                  LA GIUSTIZIA



nicola gratteri carlo nordio alfredo mantovano

“IL GOVERNO NON VUOLE SEPARARE LA MAGISTRATURA, MA SOLO CONTROLLARLA” – IL PROCURATORE CAPO DI NAPOLI, NICOLA GRATTERI, STRONCA LA RIFORMA NORDIO: “LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE È IL PRIMO STEP DI UN PERCORSO CHE VEDRÀ COME SUCCESSIVO LA SOTTOPOSIZIONE DEL PM ALL’ESECUTIVO. SARÀ IL GOVERNO A STABILIRE QUALI REATI PERSEGUIRE E A QUALI CONDIZIONI DANDO LE DIRETTIVE AL PM” – LA RISPOSTA AL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO, SECONDO CUI I GIUDICI HANNO “PIENI POTERI”: “MANIFESTA SOLO INSOFFERENZA AL CONTROLLO DI LEGALITÀ, CON L’OBIETTIVO DI..."

Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

 

nicola gratteri carlo nordio

Procuratore Gratteri, il ministro Nordio dice che l’Anm non vuole la riforma perché «nessun tacchino si candida al pranzo di Natale». Lei, che con l’Anm è stato duro, perché non la vuole?

 

«Al di là della metafora che lascia comprendere parecchie cose, va detto che con affermazioni di questo tipo si vuole far credere che i magistrati e l’Anm siano contrari per interessi propri, ma non è così. Per noi, è bene chiarirlo una volta per tutte, non cambia nulla.

 

Ciò che invece cambia, in peggio, è il servizio giustizia per i cittadini. E ciò perché la separazione è il primo step di un percorso che vedrà come successivo la sottoposizione del pm all’esecutivo. Sarà il governo a stabilire quali reati perseguire e a quali condizioni dando le direttive al pm. Continuerò a spendermi fino alla fine per fare capire ai cittadini quanto è importante andare a votare e quanto è importante votare no. Spero lo facciano in tanti».

 

[…]

 

nicola gratteri a otto e mezzo

Era favorevole al sorteggio.

«In questo momento passa in secondo piano. Ora bisogna difendere la Costituzione. Il quesito è unico, ed è necessario rispondervi No».

 

Nordio dice a Schlein che la riforma «servirà» anche a loro.

«Con questa riforma costituzionale non si vuole separare la magistratura, si vuole controllare la magistratura. Fare in modo che sarà chi di volta in volta sarà al governo, a “dettare l’agenda”. Ma è accettabile una cosa del genere? È accettabile per i cittadini avere un sistema che non persegue chi commette i reati, ma solo chi, a seconda di chi è al governo, «servirà», utilizzando le sue parole perseguire?».

 

alfredo mantovano carlo nordio - foto lapresse

Ma anche Pinelli (Csm) dice che c’è un «riassetto degli equilibri di potere». È così?

«Mi pare che entrambe le posizioni confermino il vero obiettivo: “riposizionare” il pm per poi metterlo alle dipendenze dell’esecutivo, incidendo anche sull’obbligatorietà dell’azione penale. Mentre è del tutto irrilevante ai fini della riduzione dei tempi dei processi, che è l’esigenza fondamentale della gente».

 

Il centrodestra dice che nel testo non c’è, servirebbe un’altra norma costituzionale.

«Non è così. Il nostro assetto ordinamentale, elaborato dai padri costituenti, è considerato un modello, perché garantisce in toto la separazione dei poteri. Pensiamo sia migliore il sistema Usa, dove il pm è espressione del potere politico e persegue solo ciò che il governo di turno gli indica? I fautori della riforma dicono che in quasi tutte le democrazie, europee e non, c’è la separazione delle carriere, ma non completano il discorso: in quei Paesi il pm dipende dall’esecutivo».

 

nicola gratteri

Perché dice che il pm perderà la cultura della giurisdizione, così da giustificare il controllo del governo?

«Abbiamo bisogno di un pm all’interno delle giurisdizioni. La riforma è pericolosa sotto diversi punti di vista. Allontana il pm dalla giurisdizione, equiparandolo a una parte privata. Compito del pm non è risolvere un caso a tutti i costi, ma cercare di arrivare alla verità, anche indagando a favore del sospettato, proprio perché a differenza degli altri attori processuali, non deve tutelare interessi di parte».

 

Mantovano dice che i «pieni poteri» li hanno i giudici.

«Tutto ciò manifesta solo insofferenza al controllo di legalità, con l’obiettivo di attenuare e ridisegnare i confini di garanzia dati dalla separazione dei poteri, che invece è sacrosanta e non va toccata».

 

FABIO PINELLI, VICEPRESIDENTE DEL CSM, E CARLO NORDIO

Per l’efficienza il ministro rivendica di colmare gli organici. Cos’altro urge?

«[...] Serve accorpare i piccoli tribunali, e invece ne stanno riaprendo. Ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo, e sempre di più ve ne vengono collocati. Stabilizzare gli addetti all’ufficio del processo (circa dodicimila), mentre ancora nessuna risposta è stata data. Fare concorsi per gli amministrativi. Investire in modo razionale nell’informatica, mentre a oggi decine di uffici, tra cui il mio, non ha scorte informatiche.

Quindi se si rompe un pc o una stampante non possiamo sostituirli».

 

nicola gratteri a otto e mezzoALFREDO MANTOVANO E CARLO NORDIO - INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO FORENSE