venerdì 27 agosto 2021

 

FATE LEGGERE A "GIUSEPPI" CONTE E A MASSIMO FINI QUESTO ARTICOLO DI MARIA GRAZIA CUTULI PUBBLICATO DA "EPOCA" NELL'OTTOBRE DEL 1996. IL PEZZO SPIEGA CHI SONO VERAMENTE I TALEBANI. LA GIORNALISTA DEL "CORRIERE DELLA SERA" ASSASSINATA NEL 2001 IN AFGHANISTAN VOLEVA INTERVISTARE GLI "STUDENTI DI TEOLOGIA ISLAMICI" CHE OGGI COMANDANO IN AFGHANISTAN. E' UNA DONNA, PERÒ, E IL CORANO VIETA OGNI CONTATTO: COSÌ SI RITROVÒ CHIUSA A CHIAVE IN UNA SPERDUTA CASUPOLA NEL DESERTO - ALCUNE RIVELAZIONI (SORPRENDENTI) SUI NUOVI PADRONI DI KABUL...

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Maria Grazia Cutuli per “Epoca” (ottobre 1996)

 

maria grazia cutuli 9MARIA GRAZIA CUTULI 9

"Che ci fa una donna qui? Come vi è saltato in mente di portarla?". Lo "studente coranico", il Taleb che vigila al primo check point fuori Kabul, turbante bianco e bazooka in mano, lancia uno sguardo minaccioso all' interno del taxi. Me ne sto rannicchiata dentro una tunica, con la testa coperta da un velo, pentita di non aver indossato la "burqa", il mantello integrale, prescritto dalla legge islamica. La sentinella ripete: "Con lei non passate". Dieci minuti di litigio. Poi, finalmente, il via libera.

 

E' il giugno 1995. Sono arrivata nella capitale dell' Afghanistan, per tentare di raggiungere i Talebani, gli "studenti" reclutati dalle scuole coraniche, che da aprile tengono sotto tiro la periferia della città. L' assedio (destinato a finire nella notte tra il 26 e il 27 settembre 1996, con centinaia di morti e la caduta di Kabul, vedi riquadro a pagina 81) è solo agli inizi.

maria grazia cutuli 2MARIA GRAZIA CUTULI 2

 

Ma la prima linea, che corre tra colline aride e postazioni di artiglieria, segna già la divisione tra due mondi. Dietro di noi, l' Islam "illuminato" delle forze governative fedeli al presidente Burhanuddin Rabbani. Davanti, i territori dove gli "studenti coranici" hanno dato ampia prova della lora intransigenza. Arriva voce di donne picchiate a sangue per aver mostrato il volto, di uomini bastonati per aver giocato a scacchi, guardato la televisione, ascoltato la radio; si rincorrono notizie di lapidazioni, impiccagioni, di mani e piedi mozzati...

 

Non è la prima volta che vengo a contatto con i Talebani. Avevo parlato con un loro portavoce a Peshawar, in Pakistan. Una frase scappata di bocca a un funzionario dell' Onu ("sì, ci risulta che qui in città gli "studenti" abbiano un ufficio mobile, segreto") mi aveva messa sulle loro tracce. Li avevo trovati grazie al personale del Consolato americano, una sorta di filiale della Cia che a Peshawar, leggendaria capitale del terrorismo internazionale, retrovia dei mujaheddin durante l' invasione sovietica dell' Afghanistan, funziona a meraviglia. "Volete incontrarli?", aveva detto un diplomatico, mentre scribacchiava su un biglietto.

 

maria grazia cutuli 19MARIA GRAZIA CUTULI 19

"Fate questo numero di cellulare". Normale che gli Stati Uniti, sospettati di essere tra gli sponsor degli "studenti islamici", siano in contatto con loro. Ma, a giugno dell' anno scorso, sembra invece il Pakistan lo Stato interessato a mandare in avanscoperta le milizie coraniche. Soprattutto per liberare le grandi vie commerciali afghane dal controllo delle altre fazioni.

 

Una prima telefonata. Un altro numero, poi un altro ancora. Alla quarta o quinta chiamata, la risposta: "Tra mezz' ora". E subito lo "spelling" di una strada alla periferia di Peshawar. L' "ufficio mobile" era all' interno di un palazzo formicaio, dentro una stanzetta dalla moquette logora e le pareti in finto legno.

 

Ad accogliermi, Muhammad Tariq Khattak, un signore calvo, barbuto, dall' aria distinta, e il suo interprete: "Io sono solo un portavoce", aveva detto. "I comandanti si trovano a Kandahar, quartier generale delle nostre forze in Afghanistan".

 

maria grazia cutuli 5MARIA GRAZIA CUTULI 5

Khattak aveva spiegato l' origine della "guerra santa": "Alcuni dei Talebani sono soldati che hanno combattuto contro i russi. Altri sono "mullah" (cioè preti islamici) che hanno fondato le "madrasse", le scuole coraniche. Abbiamo un esercito di 30 mila uomini, jet, elicotteri, armi pesanti". Anche se, aveva aggiunto, "siamo riusciti a conquistare due terzi dell' Afghanistan senza sparare un colpo".

 

Questo era successo grazie all' appoggio delle popolazioni rurali del Sud che sono della loro stessa etnia, pashtun. "Che cosa vogliamo fare? Sconfiggere il governo di Kabul che sta ingannando il popolo afghano e liberare il Paese dal traffico di droga".

 

Pie intenzioni: peccato che gli "studenti", se da una parte proibiscono il consumo di stupefacenti, dall' altra gestiscono le più vaste coltivazioni d' oppio dell' Asia centrale.

 

maria grazia cutuli 77MARIA GRAZIA CUTULI 77

Sul fronte di guerra il comando dei Talebani si trova a una cinquantina di chilometri da Kabul, a Maidan Shar, un villaggio semideserto e polveroso. E' ospitato dentro una costruzione con un portale ad arco, semidiroccata, che si erge gialla e piena di tracce di proiettili in mezzo a una spianata. I soldati di campagna non si perdono in convenevoli. Nemmeno un saluto. Con me ci sono il tassista, l' interprete e un fotografo italiano. Ci portano immediatamente in una stanza, ingombra di giacigli, e ci chiudono dentro, mentre una sentinella ci tiene d' occhio dai vetri rotti della finestra.

 

Il comandante, Mohammed Rabbani (oggi a capo del consiglio di sei "mullah" che governa Kabul), è assente. Ma un suo vice, Hafiz Neda Mohammed, un giovane dalla barba rada, vestito di bianco, accetta di rilasciare un' intervista all' interprete afghano (con le mie domande), mentre io resto chiusa nell' altra stanza: "Grazie a Dio abbiamo la "sharia" che non ci autorizza a parlare con le donne", sbuffa. "Mi fa infuriare il fatto che da Kabul, dove dovrebbe esserci un governo islamico, ci mandino una femmina".

 

maria grazia cutuliMARIA GRAZIA CUTULI

L' interprete controbatte: "Si tratta di una giornalista...". Ma il "mullah" fa una smorfia di disgusto: "E' forse mia sorella? La "sharia" dice che un uomo può rivolgere la parola solo alle parenti strette". E il rispetto dei diritti umani? "Esistono solo i diritti sanciti dalla "sharia". Le donne sono libere di parlare con i mariti, di studiare in scuole separate, di andare in ospedali separati, non certo di farsi vedere in giro nei bazar e negli uffici".

 

Anche quando parla di restaurare gli "atti islamici" la musica non cambia. In altre parole: "L ordine sancito dal Corano e dall' Hidith, la legge di Maometto, come è stata applicata dai quattro califfi durante il loro regno, alla morte del profeta. Un governo come quello dell' Arabia Saudita". Poi si corregge: "Volevo dire, come quello che abbiamo instaurato nei territori controllati da noi. C' era la guerra prima. Banditi e fazioni taglieggiavano e rapinavano tutti. Noi abbiamo portato ordine e pace". Avete proibito il gioco degli scacchi, il calcio, la tivù, la radio, dice l' interprete. "Perdite di tempo", urla il vicecomandante, che è un "mullah", cresciuto a Karachi in Pakistan. "Il nostro dovere è pregare, studiare, combattere".

MARIA GRAZIA CUTULIMARIA GRAZIA CUTULI

 

Una delle sentinelle entra nella nostra stanza. E' un soldato sui 18 anni, dalle guance tonde e lo sguardo accigliato. Originario di Kandahar, racconta al tassista (ignorandomi) di essersi trovato a Kabul nel 1992, durante la caduta di Najibullah.

 

"Che cosa non hanno visto i miei occhi! I mujaheddin si scannavano come belve. No, non potevo vivere tra gente che tradisce l' Islam così". Il giovane guerriero si è rifugiato a Quetta, in Pakistan. Lì ha frequentato una delle tante "scuole coraniche", istituzioni di stampo medievale, finanziate dalle associazioni integraliste, ma anche da potenze come l' Arabia Saudita, dove gli allievi si indottrinano ai rigori dell' Islam e si addestrano all' uso delle armi. "Quando i Talebani hanno cominciato la marcia verso Kandahar, sono saltato su una jeep, ho preso il kalashnikov e sono partito per la guerra". Non fa in tempo a raccontare altro. Il vicecomandante ci manda via. Si comincia a combattere.

 

Sulla strada per Kabul, arrivano un paio di missili. Siamo nel pieno della "guerra santa", anche se nella capitale, in questo giugno 1995, il pericolo dei Talebani è ancora sottovalutato. La gente li liquida come omosessuali ("Taleb" è diventato sinonimo di "frocio"), riferendosi alla promiscuità che lega i capi ai giovani soldati e alla loro avversione per le donne.

MARIA GRAZIA CUTULIMARIA GRAZIA CUTULI

 

E lo stesso comandante Massud, il "leone del Panshir", eroe della resistenza contro i sovietici, oggi capo delle forze militari del presidente Rabbani, mi dirà qualche giorno dopo: "La loro è una forza morale, non militare. Hanno conquistato le regioni del Sud con la "sharia", ma non possono prendere Kabul. Qui la gente non tollererebbe mai il taglio della mano o del piede, la lapidazione per le donne...". Si sbaglia Massud. La cronaca di oggi, il cadavere di Najibullah che penzola sulla piazza principale della capitale, il terrore per le strade, la gente bastonata, le donne recluse in casa, ha dimostrato che i Talebani sanno fare di peggio.

 

talebani 2TALEBANI 2talebani con mascherina a armi americaneTALEBANI CON MASCHERINA A ARMI AMERICANECOMBATTENTI TALEBANI SU UN VEICOLO MILITARE A KABULCOMBATTENTI TALEBANI SU UN VEICOLO MILITARE A KABULTalebaniTALEBANIMARIA GRAZIA CUTULIMARIA GRAZIA CUTULI

martedì 24 agosto 2021

                                                                    KABUL 2021


“NON PERMETTEREMO PIÙ AI CITTADINI AFGHANI DI RAGGIUNGERE L’AEROPORTO DI KABUL” - I TALEBANI CHIUDONO LO SCALO DELLA CAPITALE, L’UNICO DA CUI PARTONO I VOLI INTERNAZIONALI: CHE SUCCEDERÀ ORA AI COLLABORATORI DELLA NATO E DELLE ORGANIZZAZIONI STRANIERE? QUELLI CHE SONO GIÀ STATI EVACUATI O CHE SONO IN PARTENZA, SARANNO SALVI, GLI ALTRI DOVRANNO SOTTOSTARE ALLA SHARIA O MORIRANNO - LA CONFERENZA STAMPA DEL PORTAVOCE DEGLI ISLAMISTI ZABIHULLAH MUJAHID “LE DONNE? IN QUESTO MOMENTO NON LAVORANO PER LA LORO SICUREZZA. È PER IL LORO BENE, PER IMPEDIRE MALTRATTAMENTI" (MA CHI CI CREDE?) - VIDEO

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Da www.ansa.it

 

zabihullah mujahid 5ZABIHULLAH MUJAHID 5

"Non inseguiamo nessuno, non diamo la caccia a nessuno, non ci sono stati incidenti in nessuna parte del Paese non abbiamo nessuna lista. Noi vogliamo portare pace e sicurezza nel nostro Paese": lo ha detto in conferenza stampa il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid.

 

I talebani non permetteranno più ai cittadini afghani di raggiungere l'aeroporto di Kabul, le persone dovrebbero tornare a casa ha aggiunto Zabihullah Mujahid.

 

"Abbiamo chiesto agli americani di non incoraggiare gli afghani a andarsene. Abbiamo bisogno delle loro competenze", ha affermato.

talebani bloccano l ingresso all aeroporto di kabul 2TALEBANI BLOCCANO L INGRESSO ALL AEROPORTO DI KABUL 2

 

"L'Emirato islamico sta cercando di controllare la situazione" all'aeroporto di Kabul. "La strada verso l'aeroporto è stata chiusa, gli afghani non possono più andare lì, possono farlo gli stranieri. Abbiamo impedito ai cittadini afghani di recarsi lì perché c'è pericolo di perdere la vita a causa della calca, e gli americani stanno facendo qualcosa di diverso, quando c'è la calca sparano, e la gente muore. Sparano alla gente. Noi vogliamo che gli afghani siano al sicuro da questo".

 

traffico a kabulTRAFFICO A KABUL

"Io non credo che prolungheremo la scadenza. Il 31 agosto è un piano degli Stati Uniti che hanno previsto loro. Loro hanno avuto tutte le opportunità e tutte le risorse per portare via tutte le persone che appartengono a loro. Noi non prolungheremo la scadenza" per il ritiro completo degli occidentali.

 

Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha precisato che alle donne afghane non verrà impedito di andare al lavoro permanentemente: "In questo momento è per il loro bene, al momento, per impedire maltrattamenti", ha affermato sottolineando che non hanno perso il posto di lavoro e che i loro salari vengono pagati.

zabihullah mujahid 4ZABIHULLAH MUJAHID 4

 

"Per quanto riguarda il lavoro della donna, la procedura è temporanea", ha detto il portavoce dei Talebani. "Le forze di sicurezza al momento non sono operative e non sono addestrate nell'affrontare la donna, nel parlare con le donne e in questo momento dobbiamo fermare le donne finché non ci sarà una piena sicurezza per loro. Quando ci sarà un sistema appropriato, potranno tornare a lavoro e quindi riprenderanno lo stipendio. Ma al momento devono restare a casa".

caos all aeroporto di kabulCAOS ALL AEROPORTO DI KABUL

 

"Nella provincia di Panshir c'è stato un piccolo problema e stiamo cercando di risolverlo, ne stiamo parlando. La nostra politica è di finire la guerra in questo Paese. La guerra è conclusa, non vogliamo nessun tipo di guerra o battaglia in Afghanistan, questa è la nostra politica. Noi cerchiamo di parlare alla popolazione del Panshir, cerchiamo di incontrarli e risolvere il problema. Ci stiamo provando in tutti i modi. Per l'80% la situazione è sotto controllo e vi possiamo rassicurare: i fratelli che sono lì li abbracciamo, chiediamo di tornare a Kabul e convivere con noi. Non abbiate paura, abbiamo obiettivi comuni".

zabihullah mujahidZABIHULLAH MUJAHID

 

Sulla data del 31 agosto per il ritiro delle forze militari americane e degli alleati è intervenuto il portavoce del Pentagono, John Kirby: "Non c'è stato alcun cambiamento sulla scadenza della missione in Afghanistan. Crediamo che la data del 31 agosto possa essere rispettata" e ha aggiunto "non abbiamo in programma nessuna altra operazione per salvare persone fuori dall'aeroporto di Kabul o fuori dalla città"

 

I TALEBANI ALLA CONQUISTA DEL MONDO - MEME BY ISTITUTO LUPEI TALEBANI ALLA CONQUISTA DEL MONDO - MEME BY ISTITUTO LUPE

I talebani potrebbero chiudere l'aeroporto di Kabul con la forza se gli Usa e i loro alleati proveranno a estendere la scadenza del 31 agosto per completare le evacuazioni: lo ha detto il ministro della Difesa britannico Ben Wallace intervistato dalla Bbc a poche ore dal vertice G7 sull'Afghanistan.

 

un bambino vende le bandiere dei talebani a kabulUN BAMBINO VENDE LE BANDIERE DEI TALEBANI A KABUL

"I talebani - ha osservato - hanno già detto che un'estensione avrebbe 'conseguenze'... queste potrebbero andare dall'impedire alle persone di raggiungere l'aeroporto ad attività militari che potrebbero potenzialmente chiudere l'aeroporto. Ecco perché il nostro obiettivo è portar fuori quante più persone, ogni ora".

 

zabihullah mujahid 2ZABIHULLAH MUJAHID 2

"Non credo che riusciremo a far partire tutti quelli che intendono farlo" entro il 31 agosto: lo ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas in riferimento ai collaboratori afghani della Germania, in un'intervista a Bild-tv. "Siamo in contatto con 100 cittadini tedeschi e con le loro famiglie e stiamo cercando di portarli in aeroporto in modo ragionevolmente sicuro oggi e poi distribuirli su uno dei nostri aerei" ha proseguito il ministro. Gli aerei militari hanno portato via da Kabul finora 3650 persone e soltanto ieri ne sono state evacuate 944, rende noto il ministero della Difesa tedesca via twitter. "Continuiamo a volare fin quando è possibile" si legge sull'account della Difesa.

afghanistan evacuazione di cittadini afghani all aeroporto di kabul 3AFGHANISTAN EVACUAZIONE DI CITTADINI AFGHANI ALL AEROPORTO DI KABUL 3

 

L'alto commissario dell'Onu per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha ricevuto notizie da "fonti attendibili" che i talebani in Afghanistan stanno commettendo "esecuzioni sommarie di civili e soldati afghani". Lo riporta Skynews. Bachelet non è entrata del dettaglio ma ha chiesto al Consiglio Onu sui Diritti Umani di creare al più presto un meccanismo per monitorare da vicino le azioni dei talebani.

 

Il Pentagono ha suggerito a Joe Biden di decidere entro oggi se estendere o meno la scadenza del 31 agosto per completare il ritiro dall'Afghanistan. Lo riporta la Cnn citando un ufficiale a conoscenza del dossier. Il sollecito è stato lanciato per consentire di programmare anche il ritiro dei 5.800 soldati americani che presidiano l'aeroporto di Kabul, insieme ai loro armamenti e ai loro equipaggiamenti.

 

afghanistan evacuazione di cittadini afghani all aeroporto di kabul 4AFGHANISTAN EVACUAZIONE DI CITTADINI AFGHANI ALL AEROPORTO DI KABUL 4

Nelle ultime 24 ore sono state evacuate da Kabul 21.600 persone, di cui 12.700 a bordo di 37 voli militari americani e 8.900 tramite voli della coalizione internazionale. Lo rende noto la Casa Bianca, ricordando che dalla fine di luglio gli Stati Uniti hanno trasferito circa 63.900 mila persone, di cui 58.700 dal 14 agosto, data d'ingresso dei talebani a Kabul.

 

Ad oggi sono stati evacuati 3.741 afgani di cui 2.659 in Italia attraverso 44 voli. Sono i numeri sulle operazioni di evacuazione dei profughi dall'Afghanistan illustrati dal ministro Lorenzo Guerini davanti alle commissioni Esteri e Difesa.

william burnsWILLIAM BURNS

 

Il direttore della Cia, William Burns, ha incontrato segretamente a Kabul il leader dei talebani Abdul Ghani Baradar. Lo scrive il Washington Post.

afghanistan evacuazione di cittadini afghani all aeroporto di kabulAFGHANISTAN EVACUAZIONE DI CITTADINI AFGHANI ALL AEROPORTO DI KABULafghanistan evacuazione di cittadini afghani all aeroporto di kabul 6AFGHANISTAN EVACUAZIONE DI CITTADINI AFGHANI ALL AEROPORTO DI KABUL 6WILLIAM BURNS AL TAVOLO CON VLADIMIR PUTIN E LAVROVWILLIAM BURNS AL TAVOLO CON VLADIMIR PUTIN E LAVROVKABUL COME SAIGONKABUL COME SAIGONAFGHANI CADONO DAGLI AEREI A KABULAFGHANI CADONO DAGLI AEREI A KABULArif OryakhailARIF ORYAKHAILafghanistan evacuazione di cittadini afghani all aeroporto di kabul 2AFGHANISTAN EVACUAZIONE DI CITTADINI AFGHANI ALL AEROPORTO DI KABUL 2

                                                                     KABUL 2021


SE VOLETE CAPIRE I TALEBANI ASCOLTATE L'UOMO CHE LI SPIAVA - IAN FRITZ HA SERVITO DAL 2008 AL 2013 NELL'AIR FORCE, REGISTRANDO LE CONVERSAZIONI DEI MILIZIANI PER FORNIRE INFORMAZIONI CHIAVE ALLE TRUPPE AMERICANE: "MAI VISTO UN TALE LIVELLO DI SBRUFFONAGGINE E PREPARAZIONE IPER ENTUSIASTICA CHE DIMOSTRAVANO IN BATTAGLIA. EPPURE COMBATTEVANO CON FUCILI VECCHI DI TRENT'ANNI CONTRO ELICOTTERI E CACCIA..."

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Paolo Mastrolilli per “La Stampa

 

TALEBANITALEBANI

Il capo taleban, diciamo un sergente, si rivolge al sottoposto: «Vai a mettere la bomba là sotto, dietro la curva. Non la vedranno». Il soldatino obietta: «Può aspettare fino a domattina». Il capo insiste: «No, non può. Gli americani potrebbero arrivare prima, e noi abbiamo bisogno che l'esplosivo sia giù per ammazzarne il massimo possibile».

 

talebani afghanistanTALEBANI AFGHANISTAN

Il sottoposto punta ancora i piedi: «Credo che aspetterò». Il superiore si irrita: «No, non aspetterai! Vai giù e piazza la bomba». Il soldatino, che nella mente di un lettore italiano avrà assunto la fisionomia di Alberto Sordi nella "Grande Guerra", capisce che si mette male: «Devo proprio andare?».

 

Il sergente perde la pazienza: «Sì! Vai e fallo!». Il sottoposto tenta un'ultima insubordinazione: «Non voglio». Il superiore allora fa il comprensivo: «Fratello, perché no? Noi dobbiamo combattere la jihad!».

 

TALEBANITALEBANI

Il soldatino allarga le braccia: «Fratello... è troppo freddo per fare la jihad». Non è il canovaccio di una commedia di serie B sulla guerra in Afghanistan, ma una vera conversazione avvenuta fra due taleban sulle montagne gelate del loro paese, ascoltata e registrata da Ian Fritz. Ian ha servito dal 2008 al 2013 nell'Air Force, per fornire alle truppe americane i "threat warning".

 

Ian Fritz SPIAVA I TALEBANIIAN FRITZ SPIAVA I TALEBANI

Sorvolava i teatri di guerra su aerei speciali, attrezzati per intercettare le comunicazioni radio dei taleban. Era uno di circa venti soldati addestrati a comprendere il Dari e il Pashto, principali lingue locali, e perciò era stato assegnato all'Air Force Special Operations Command. Ascoltava il nemico, sentiva cosa preparava, e poi informava i superiori sul suo stesso aereo, attrezzato per bombardare subito chi poneva pericoli.

 

afghanistan gruppo di talebaniAFGHANISTAN GRUPPO DI TALEBANI

«Ho volato su 99 missioni di combattimento - ha scritto Fritz sulla rivista Atlantic - per un totale di 600 ore. Forse 20 di queste missioni e 50 di queste ore hanno riguardato vere battaglie. Altre 100 ore hanno prodotto informazioni di intelligence utilizzabili a fini pratici. Il resto erano chiacchiere.

 

Ma queste cose fluivano naturalmente dal grande talento verbale dei taleban, il discorso motivante. Nessun incontro fra commessi viaggiatori, set cinematografico o spogliatoio sportivo ha mai visto il livello di preparazione iper entusiastica che i taleban dimostravano prima, durante e dopo ogni battaglia.

 

un bambino vende le bandiere dei talebani a kabulUN BAMBINO VENDE LE BANDIERE DEI TALEBANI A KABUL

Forse dipendeva dal fatto che erano ben addestrati, e avevano fatto la guerra tutta la vita. Forse credevano genuinamente alla santità della loro missione. Ma più li ascoltavo, e più capivo che questa perpetua sbruffonaggine era qualcosa che dovevano fare per continuare a combattere. Altrimenti come avrebbero potuto lottare con un nemico che non esitava ad usare bombe disegnate per distruggere un edificio allo scopo di uccidere anche un solo uomo?».

 

afghanistan nazionalisti in piazza contro i talebani 4AFGHANISTAN NAZIONALISTI IN PIAZZA CONTRO I TALEBANI 4

Per spiegarsi, Fritz racconta un episodio avvenuto il giorno prima del suo ventiduesimo compleanno. I bombardieri americani avevano appena scaricato un ordigno da oltre 220 chili di esplosivo su un campo di battaglia, «polverizzando 20 uomini. Io - ha ricordato su Atlantic - pensai che ne avessimo ammazzati abbastanza. Ma non era così. Quando altri due elicotteri d'attacco erano arrivati, li avevo sentiti urlare: "Continua a sparare. Si ritireranno!". Mentre noi attaccavamo, loro ripetevano: "Fratelli, stiamo vincendo. Questo è un giorno glorioso".

 

afghanistan nazionalisti in piazza contro i talebaniAFGHANISTAN NAZIONALISTI IN PIAZZA CONTRO I TALEBANI

Non importava che stessero combattendo con fucili vecchi di trent'anni contro elicotteri e caccia. Non contava che cento di loro fossero morti. I taleban conservavano i loro spiriti alti, si incoraggiavano, insistevano che stavano vincendo». Nella primavera del 2011, Fritz aveva accompagnato le Special Forces in un villaggio dove avevano subito un agguato.

 

zabihullah mujahid 5ZABIHULLAH MUJAHID 5

Gli afghani parlavano come contadini che seminano, gli americani erano certi che nascondessero armi. L'aereo di Ian aveva sparato, un uomo aveva perso una gamba, e tutti gli altri lo avevano soccorso fino a quando era morto, invece di difendersi. «La mia sensazione era che stessimo sempre conducendo le stesse missioni, negli stessi posti, ri-liberando i villaggi già liberati tre anni prima».

 

talebani tradizionaliTALEBANI TRADIZIONALI

Una volta aveva accompagnato una squadra in un paesino a parlare con gli anziani per scavare un pozzo. Era andato tutto bene, ma al momento della partenza, i taleban avevano attaccato: «Fratello, ne hai beccato uno. Vai avanti, continua a sparare. Possiamo prenderne altri!». La conversazione si era interrotta li, perché l'aereo di Ian aveva bombardato i taleban che sentiva parlare. La storia di Fritz insegna due cose.

 

afghanistan profughi in fuga dai talebani 4AFGHANISTAN PROFUGHI IN FUGA DAI TALEBANI 4

Primo, queste missioni di intelligence ora nessuno le condurrà più, facilitando la vita ai terroristi. Secondo, il destino della guerra era segnato, anche se le missioni fossero continuate: «Quando tornavano a casa, i taleban andavano nel villaggio vicino, non come noi a 6.000 miglia di distanza. Forse erano veri contadini, forse no. In ogni caso, le nostre bombe significavano che sempre più giovani del loro paese si sarebbero uniti ai taleban. In quelle conversazioni che ascoltavo, mi dicevano una cosa che molti altri si rifiutavano di sentire: l'Afghanistan è nostro».

 

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giovedì 19 agosto 2021

                                                                       PROFESSORI


I BARONI UNIVERSITARI SONO SEMPRE ESISTITI – NEGLI ANNI SESSANTA NATALINO SAPEGNO E CARLO BO BOCCIARONO IL PIU’ GRANDE CRITICO LETTERARIO DEL NOVECENTO, GIACOMO DEBENEDETTI, PERCHÉ IL SUO CURRICULUM NON ERA “IMMACOLATO”. LE SUE COLPE? AVEVA LAVORATO "NEL CINEMA" E LA SUA CULTURA ERA TROPPO VASTA – CARLO BO LO BOCCIO’ QUANDO ERA GIA’ AMMALATO E STAVA PER MORIRE – I VERBALI DI ALLORA, L’IRONIA DI MONTALE E LE LACRIME DI COCCODRILLO DELL’ELITE UNIVERSITARIA…

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Pierluigi Panza per https://fattoadarte.corriere.it/

giacomo debenedetti 2GIACOMO DEBENEDETTI 2

 

Baroni universitari? Non certo una novità, piuttosto un male endemico che opera sempre allo stesso modo: cooptare i meno pericolosi e lasciare fuori dal recinto i migliori e più meritevoli.

 

La biografia “La casa dalle finestre sempre accese” di Anna Folli (Neri Pozza) su Giacomo Debenedetti, presentata al Premio Comisso, introduce anche all’episodio della “cattedra mancata”, o meglio, “negata”, al più grande critico letterario del Novecento.

 

anna folli la casa dalle finestre sempre acceseANNA FOLLI LA CASA DALLE FINESTRE SEMPRE ACCESE

 

Non facciamo i nomi di chi gliela negò, ma anche i cognomi: la prima volta presiedeva la commissione che non lo mise in cattedra Natalino Sapegno; un’altra volta Carlo Bo. Prosit.

 

Eugenio Montale, che con quella sua inarrivabile sensibilità poetica e con quel suo curriculum così poco accademico non si pose mai l’idea di andare in cattedra (troppo bravo e, al contempo, troppo lontano dal cursus honorum) si inoltrò nel “mistero” del perché Debenedetti non fosse in cattedra, capendo perfettamente le ragioni psicologiche delle parti in causa.

 

“C’è qui un mistero che non mi interessa chiarire”, scrive Montale con una sorta di litote.

 

natalino sapegnoNATALINO SAPEGNO

Debenedetti, chiedendo di andare in cattedra, ovvero “di salire un ulteriore gradino, commise forse una ingenuità” scrive con finta ironia Montale: era troppo importante per sperare che colleghi-competitor gli concedessero il dovuto riconoscimento.

 

D’altra parte, aggiunge il Premio Nobel, “molto maggiore è il torto di chi respinse il suo desiderio”. Da una parte l’ingenuità; dall’altra la malafede.

 

anna folli.ANNA FOLLI.

Siamo all’inizio degli anni Sessanta, ma a leggere i verbali della commissione (li ha approfonditi Paola Frandini) il tempo sembra essersi fermato.

 

Quello che si legge allora sono parole che si leggono anche oggi paro paro, del tipo: il candidato dimostra grande padronanza ma…, il candidato è di grande livello ma non pertinente al raggruppamento disciplinare… ecc. ecc.

 

Nella nota della Commissione del primo concorso al quale partecipa, Sapegno (e gli altri docenti, per altro “amici” di Giacomo) lodano la sua “inconfondibile personalità” e la sua “ricca cultura estesa ad ambiti diversi” (e già con questa affermazione si preparano a far cadere l’asino), ma la Commissione si duole che non si possa riconoscere un “progresso” nella produzione di Debenedetti (un po’ come oggi, che valgono solo le pubblicazioni degli ultimi cinque anni perché si utilizzano pseudo sistemi scientifici), al quale si rimprovera un “indubbio allontanamento, una certa involuzione dispersiva”. 

 

giacomo debenedetti un altro proustGIACOMO DEBENEDETTI UN ALTRO PROUST

Come scrive la biografa Folli, “non contano le pubblicazioni dei Saggi critici, gli scritti su Saba, Proust, Svevo, Alfieri, l’ascendente sugli studenti. Conta invece che Giacomo non abbia seguito il classico curriculum di chi vuole diventare professore ordinario.

 

E le sue esperienze nel cinema e al Cinegiornale Incom … sporcano l’illibatezza accademica”. Insomma, Debenedetti ha dovuto lavorare e questo non va bene, si è avvicinato pure al giornalismo (oggi diventata uan disciplina universitaria anch’essa) e ciò lo rende persino pericoloso: sarà in parte così anche per Umberto Eco, ma con risultato, fortunatamente, opposto.

 

Nel ’64, Debenedetti sta per lasciare Alberto Mondadori, ci risiamo.  Va al concorso ma niente da fare. Tre anni dopo, quando Carlo Bo presiede la Commissione, Debenedetti crede di farcela: ma l’esito sarà lo stesso.

 

Gli vengono riconosciuti “cospicui meriti acquisiti nella complessiva e varia attività svolta nell’ambito della cultura” (e, di nuovo, quel varia e il troppo ampio termine cultura lasciano intendere che lo vogliono segare), ma sembra che abbia scritto troppo poco. Incredibile!

 

natalino sapegnoNATALINO SAPEGNO

Debenedetti morirà pochi mesi dopo e, immediatamente, si aprirono le cateratte del coccodrillismo: “Possedere un tale esemplare nel nostro erbario – scrisse Gianfranco Contini – e non accorgersene e cosa di cui noi tutti letterati contemporanei dobbiamo rendere ammenda”. E giù una serie di rimpianti (Walter Pedullà, Natalia Ginzburg) e scaricabarile. Buonanotte.

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