Una cascata di diamanti più preziosa delle pietre preziose, è luce, che arriva dalle profondità dell’Universo. E non abbiamo ancora visto niente. L’Esa ha definito “mesmerizing”, “ipnotiche”, le prime immagini di Euclid, il telescopio spaziale europeo decollato il 1 luglio da Cape Canaveral per indagare la parte oscura dell’Universo. Sono solo test con una minima messa a punto, ma tutte quelle stelle e galassie che punteggiano il buio del cielo remoto sono già un gran bel vedere. Soprattutto, ed è quello che conta, testimoniano che gli strumenti funzionano a dovere ed entusiasmano gli scienziati. 

A sinistra l’intero campo di vista dello strumento in luce visibile Vis. A destra lo zoom di una piccola porzione dell’immagine. Si vedono galassie a spirale ed ellittiche, stelle vicine e lontane, ammassi stellari, e molto altro. Si tratta di un’immagine grezza, in gran parte non elaborata, contiene alcuni artefatti indesiderati, come i segni dei raggi cosmici. Per realizzarla Euclid ha raccolto la luce per 566 secondi (circa 9 minuti e mezzo). - Credits: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, CC BY-SA 3.0 IG
A sinistra l’intero campo di vista dello strumento in luce visibile Vis. A destra lo zoom di una piccola porzione dell’immagine. Si vedono galassie a spirale ed ellittiche, stelle vicine e lontane, ammassi stellari, e molto altro. Si tratta di un’immagine grezza, in gran parte non elaborata, contiene alcuni artefatti indesiderati, come i segni dei raggi cosmici. Per realizzarla Euclid ha raccolto la luce per 566 secondi (circa 9 minuti e mezzo). - Credits: ESA/Euclid/Euclid Consortium/NASA, CC BY-SA 3.0 IG 

È durato poco meno di un mese il viaggio di Euclid verso L2, il punto a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra dal quale, nei prossimi sei anni, scruterà il Cosmo per aiutarci a comprendere meglio la natura di materia ed energia oscura. Prima di iniziare a fare scienza sul serio però, accesi gli strumenti, bisogna calibrarli e assicurarsi che tutto funzioni a dovere. È iniziata la fase di “commissioning”, dunque, e tutto promette bene: "Dopo più di 11 anni di progettazione e sviluppo di Euclid, è esaltante ed estremamente emozionante vedere queste prime immagini - ha detto Giuseppe Racca, project manager di Euclid - è ancora più incredibile se pensiamo di vedere solo poche galassie qui, prodotte con una messa a punto minima del sistema. Quando Euclid sarà completamente calibrato, alla fine osserverà miliardi di galassie per creare la più grande mappa 3D mai vista del cielo".



Gli scienziati hanno scelto tre “scene”, scatti realizzati dai due strumenti scientifici (Vis, per la luce visibile, e Nisp, lo spettrometro a infrarosso) del telescopio spaziale. Sono entrambi dettagli di un campo di vista molto più ampio. Una scacchiera composta da 36 sensori, ciascuno da 16 megapixel : ogni ripresa è un mosaico da 576 milioni di pixel. Ogni ripresa comprende una porzione di cielo che, da Terra, vedremmo grande appena un quarto della larghezza e dell’altezza della Luna piena, eppure sono piene zeppe di luci. Sono migliaia, milioni, saranno miliardi alla fine le galassie nell’obiettivo di Euclid: da quelle stille di luce, fisici e astrofisici sperano di decriptare i segreti di ciò che fa muovere l’Universo, quel 95 per cento di cui non sappiamo quasi nulla.

Lancio Euclid, il detective dell'universo oscuro - Il videoracconto

Il pregio di Euclid sarà, spiega l’Esa, la nitidezza delle immagini, “razor sharp”, affilate come un rasoio, soprattutto quelle in luce visibile scattate dallo strumento Vis, per apprezzare anche le più piccole distorsioni dovute alla presenza di materia oscura. Nelle foto divulgate oggi non c’è ancora questa precisione. Sono “graffiate” e sporcate dalle tracce lasciate raggi cosmici, non c’è la calibrazione definitiva e ci vorranno ancora un paio di mesi prima che Euclid cominci a investigare la natura di ciò che ci circonda, eppure l’entusiasmo è alle stelle: “Accendere uno strumento spaziale è un’esperienza unica: quando tutto era pronto, abbiamo inviato al satellite il comando di power-on e letteralmente abbiamo smesso di respirare fino a che, qualche secondo dopo, non abbiamo visto i primi dati di telemetria scorrere sullo schermo, riportando lo stato dello strumento in funzione. L’emozione è stata tanta e tra applausi e abbracci, ci siamo rimessi subito tutti al lavoro, consapevoli che questo è solo l’inizio dell’avventura” racconta Anna Di Giorgio dell’Inaf, che coordina le attività italiane per la missione Euclid finanziate dall’Asi.

Spettri di luce 

C’è stata anche della suspance, al momento di accendere gli strumenti, addirittura momenti di “terrore”, quando gli scienziati hanno notato qualche raggio di luce in eccesso che contaminava le immagini di Vis. Euclid dà le spalle al Sole perché lo strumento Nisp, uno spettrografo a infrarosso, lavora a temperature molto basse. Ma evidentemente una qualche fessura ne lasciava entrare un po’. Trovata la causa, è bastato riorientare il telescopio e, in futuro, bisognerà evitare alcuni angoli: un imprevisto che alla fine ha dato “all’intera squadra l’opportunità di lavorare se possibile in modo ancora più coeso e motivato. Anche in questi casi la professionalità del personale italiano, sia i ricercatori che il team industriale, ha contribuito in modo decisivo a tenere la situazione sotto controllo e a definire possibili strategie risolutive”, ha commentato Di Giorgio.

Una delle immagini attrae l’attenzione per la sua peculiarità. È stata ottenuta dallo strumento Nisp e invece che puntini e spirali galattiche, è attraversata da lunghe pennellate. È l’effetto dato dai “grismi”, particolari prismi con cui lo strumento divide la luce (come Newton per i suoi esperimenti e i Pink Floyd sulla copertina di The dark side of the Moon) per analizzare lo spettro e misurare così la distanza di ciascuna sorgente e la velocità con cui si allontana da noi. Sarà grazie a questi dati che nei prossimi sei anni si potrà realizzare la più precisa mappa dell’Universo in tre dimensioni, piantare nuovi capisaldi per determinare la velocità di espansione dell’Universo, e fare luce sul grande mistero dell’esistenza dell’energia oscura che lo fa accelerare.