mercoledì 30 maggio 2018

                                                       NUOVO GOVERNO 2018

Governo, diciamolo chiaramente: quella di Mattarella è stata discriminazione ad personam

Governo, diciamolo chiaramente: quella di Mattarella è stata discriminazione ad personam

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Giurista internazionale
Sgomberato il campo dall'”impeachment, ipotesi che non sta da nessuna parte e che si è rivelata solo un pessimo escamotagepubblicitario di Luigi Di Maio e Giorgia Meloni per tentare di riprendersi un pezzetto di scena dopo che Matteo Salvini li ha mandati nelle retrovie, va anche affermato a chiare lettere che sulla vicenda Savona Sergio Mattarella ha sbagliato.
Infatti, il delicato equilibrio fra presidenza della Repubblica e Parlamento stabilito nella Costituzione repubblicana affida al Presidente un compito di vaglio delle scelte effettuate in tema di composizione del governo che, se non è meramente notarile, deve tuttavia essere esercitato solo in casi limite e nella salvaguardia del quadro normativo e dell’indirizzo politico costituzionale.
Il punto davvero dirimente, a proposito della diatriba sul nome di Paolo Savona, è che le scelte attinenti all’euro e alle politiche europee in genere non possono essere considerate in alcun modo “costituzionalizzate”, ovvero normativamente irrigidite a un “livello superiore” e quindi sottratte alla discrezionalità politica di corpo elettorale, Parlamento e governo.

Dato, quindi, che l’ostilità di Mattarella nei confronti di Savona è stata determinata da un’ipotetica (e tutta da dimostrare) contrarietà di quest’ultimo all’euro, si è trattata di un’illegittima discriminazione ad personam, frutto di un’inammissibile ingerenza dello stesso presidente della Repubblica in un campo, quello dell’indirizzo politico di governo, che per nulla gli compete.
Come chiarito da Massimo Villone l’esame delle idee di Savona o di altri sull’Europa, non rientra nell’accertamento dei requisiti dell’attitudine a ricoprire con “disciplina e onore” le cariche pubbliche (tra le quali quelle ministeriali) che la Costituzione richiede.
Lasciano quindi il tempo che trovano le esilaranti elucubrazioni degli improvvisati “costituzionalisti” che sostengono (tra l’altro) l’esistenza di un indirizzo “evolutivo” che porterebbe a un ampliamento dei poteri presidenziali. Come dire, ci siamo trasformati in una Repubblica presidenziale a nostra insaputa. Parole chiare su tutta la vicenda le hanno scritte, come al solito, i giuristi democratici, che parlano giustamente di “grave sconfitta della democrazia“.

Potrebbe stupire il fatto che Mattarella – molto criticato e a ragione per aver ammesso alle consultazioni preliminari un personaggio come Silvio Berlusconi – abbia dimostrato, in questa circostanza, uno zelo e un protagonismo del tutto fuori luogo, oltre che giuridicamente infondati. In realtà, ciò non stupisce affatto, dato che la cieca subalternità nei confronti delle sciagurate politiche europee costituisce da tempo legge fondamentale per la nostra pessima classe politica e si può scommettere che (Savona o no) continuerà a esserlo anche per i finti rivoluzionari del 4 di marzo.
Questi si atteggiano a paladini della sovranità popolare, ma dovunque sono al governo – dalla Lombardia a Roma – applicano pedissequamente le politiche imposte dalla finanza e dai poteri forti e si può scommettere che continueranno a farlo una volta al governo. Tutto il resto è manfrina per accalappiare il voto di un elettorato giustamente esasperato. E ancora una volta ringraziano il Pd, con “special thanks” per Mattarella.

Lo strappetto di quest’ultimo è tanto più sciagurato, in un momento nel quale più che mai l’intangibilità dei principi costituzionali, formali e sostanziali, rappresenta un bene supremo. Comunque vada a finire, l’incresciosa situazione che si è determinata in seguito all’immotivato rifiuto di Mattarella darà modo aSalvini di mettersi indebitamente in scena come salvatore del popolo.
In conclusione, il necessario rovesciamento delle perniciose politiche europee non potrà certo essere opera di demagoghi raffazzonati, quanto di un’opposizione sistematica che si leghi alle istanze popolari e trovi finalmente espressione in una sinistra rifondata sulla base di tali istanze. In questo senso un avvenimento importante è stato l’assemblea nazionale di Potere al popoloche si è svolta domenica a Napoli. Da lì riparte l’unica vera opposizione al transitorio Carlo Cottarelli e ai Salvimaio o Berlusalvini di domani. Tutti pessimi esecutori dei disegni della finanza internazionale, chiacchiere buone per i fessi a parte.

martedì 29 maggio 2018

                                           
                                                   NUOVO GOVERNO 2018

                                 


Di Maio e Salvini: "Lo spread? Chiedete a Mattarella". Oettinger: "Mercati insegneranno a italiani come si vota"

I leader di Lega e 5Stelle tornano ad attaccare il capo dello Stato, stavolta partendo dalla giornata difficilissima per l'Italia sul piano finanziario. Ma c'è anche un intervento del commissario europeo al Bilancio destinato a provocare polemiche
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ROMA. È una mattinata difficilissima per l'Italia, tra spread e andamento della Borsa. Mentre dalla Commissione europea arrivano le parole - destinate a suscitare polemiche - del commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger: "I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto". Questo almeno è anticipato su Twitter dal giornalista Bernd Thomas Riegert, che ha intervistato il Commissario Ue a Strasburgo per l'emittente Dwnews. L'integrale dell'intervista andrà in onda questa sera ma naturalmente già si sono scatenate le reazioni. "Non ho paura delle minacce", dice subito su Twitter Matteo Salvini. E il segretario del Pd, Maurizio Martina: "Oettinger rispetti gli italiani. Nessuno può dire all'Italia come votare, meno che mai i mercati". E i Cinquestelle, con il capo delegazione al Parlamento europeo Laura Agea: "Chiediamo al presidente della commissione europea Juncker di smentire immediatamente il commissario oettinger. Le sue parole sono di una gravità inaudita e sono la prova delle evidenti manipolazioni che la democrazia italiana ha subito negli ultimi giorni".

Ma torniamo al fronte interno. I due alleati del mancato governo gialloverde, Salvini e Di Maio, già in mattinata avevano approfittato dell'impennata dello spread per attaccare il capo dello Stato. Da Salvini e Di Maio parole simili, ma di identico significato: "Lo spread oggi è schizzato oltre i 300 punti: non accadeva da 4 anni. Il problema non eravamo noi, non era la nostra squadra di ministri, ma l'incertezza che oggi regna sovrana. Se il governo del cambiamento fosse partito, oggi avremmo un governo politico", dice Luigi Di Maio in un post.


 Ancora più esplicito il leader leghista: "Chiedete a Mattarella", dice al termine della riunione con i gruppi della Lega a Montecitorio rispondendo a chi gli chiede di commentare lo sfondamento dello spread oltre quota 300. "Fosse per me - dice - ci sarebbe un governo in carica. Hanno scelto altrimenti per rassicurare i mercati, non mi sembra ci stiano riuscendo...".

Ma non è tutto. Sempre contro Mattarella, Salvini twitta. "Bambino contro poteri forti, vince bambino! #iostoconfabio",  allegando un video in cui al Quirinale un ragazzino di una classe in visita chiede al presidente: "Quando le capita di firmare degli atti che non le piacciono, come si comporta?". Il capo dello Stato risponde: "Se non firmassi provvedimenti del governo o una legge del Parlamento andrei contro la Costituzione. C'è un caso in cui posso, anzi devo non firmare: quando arrivano leggi o atti amministrativi che contrastano palesemente con la Costituzione".

                                                            NUOVO GOVERNO 2018

Governo, Di Battista: “Ho parlato con Di Maio, Quirinale mente. Mi accusino pure di vilipendio”

 
“Il Quirinale mente, mi assumo le mie responsabilità, mi accusino di vilipendio. Credo fermamente in quello che mi ha detto Luigi Di Maio“. Lo afferma Alessandro Di Battista del M5s, intervenendo a Otto e Mezzo, su La7, riferendosi alla smentita arrivata dal Colle sulle parole di Di Maio, il quale a Pomeriggio Live ha detto che erano stati a Mattarella fatti altri nomi per l’Economia, Siri e Bagnai. Di Battista puntualizza: “Non è vero che Mattarella ha garantito così tanto tempo alle forze politiche. Se c’è stata una crisi istituzionale, è anche responsabilità del presidente della Repubblica che ha firmato una legge elettorale che, a detta anche vostra, ha causato una situazione di stallo. Ci abbiamo messo meno tempo noi a trovare un accordo di governo con la Lega, partito dissimile dal nostro, rispetto al Pd a iniziare autocritica. Non è vero che la questione Savona era senza alternativa” – continua – “Ieri ho visto Luigi Di Maio e la prima cosa che mi ha detto è stata questa: ‘Ho sentito Salvini e con lui abbiamo concordato anche l’ipotesi di avanzare, durante un incontro informale col presidente Mattarella, altri nomi, cioè Bagnai e Siri‘”. E aggiunge: “Giorgetti? Lui stesso in una conversazione privata con Luigi e Salvini  e ha dichiarato che non si reputava la persona adeguata per il ruolo di ministro. Per questa ragione Giorgetti non è stato scelto”. Di Battista ha un nuovo battibecco con il giornalista del Corriere della Sera, Massimo Franco, che accusa il M5s di irresponsabilità e di voler scaricare su Mattarella il fallimento della trattativa tra 5 Stelle e Lega:“Lo stato di accusa del presidente della Repubblica è previsto dalla Costituzione. Tante volte dichiarate morto e moribondo il M5s ma noi cresciamo ancora. Nel momento in cui il presidente della Repubblica si prende delle libertà che non gli sono consentite, come quella di mettere il veto a un ministro per ragioni di opinione, credo che questo vada oltre le sue prerogative”. “Mi dispiace per voi”, risponde Franco.