martedì 24 maggio 2022

                                                                    IL CARDINALE


IL CARDINALE MATTEO ZUPPI È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA CEI - PAPA FRANCESCO HA SCELTO L'ARCIVESCOVO DI BOLOGNA NELLA TERNA DI NOMI CON ANTONINO RASPANTI E PAOLO LOJUDICE: SUCCEDE AL CARDINALE GUALTIERO BASSETTI – L’OMAGGIO A FALCONE

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Paolo Rodari per repubblica.it

 

CARDINAL ZUPPI PAPA BERGOGLIOCARDINAL ZUPPI PAPA BERGOGLIO

Il cardinale Matteo Zuppi arcivescovo di Bologna è il nuovo Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Lo ha scelto Papa Francesco. Nella terna proposta dai vescovi c'erano il cardinale Paolo Lojudice arcivescovo di Siena e l’arcivescovo di Acireale Antonino Raspanti. Zuppi sostuisce il cardinale Gualtiero Bassetti. Zuppi e Lojudice erano stati dati per favoriti da tempo. Raspanti era stato indicato come possibile outsider.

 

Pochi minuti prima del voto era stato Bassetti a prendere la parola e a confermare l'impegno della Chiesa italiana "per la tutela dei minori e la prevenzione degli abusi". "Vogliamo ambienti sicuri e a misura dei più piccoli e vulnerabili", ha detto. E ancora: "Per questo, come già ribadito in altre occasioni, intendiamo promuovere una migliore conoscenza del fenomeno degli abusi per valutare e rendere più efficaci le misure di protezione e prevenzione".

 

Valorizzare le donne

"È tempo di valorizzare la dimensione femminile della Chiesa attraverso scelte concrete, che legittimino il ruolo che tante donne già svolgono in vari ambiti dalla catechesi alla carità. È tempo di compiere scelte nuove per consentire un coinvolgimento maggiore delle donne nella vita della Chiesa", ha proseguito Bassetti.

 

matteo zuppiMATTEO ZUPPI

 

L'omaggio a Falcone

Prima di ogni altra cosa, comunque, un omaggio a Giovanni Falcone: trent'anni fa moriva sulla autostrada all'altezza di Capaci. "Proprio in questi giorni, a distanza esatta di trent'anni, stiamo commemorando i morti della strage di Capaci e di via d'Amelio, in cui hanno tragicamente perso la vita i giudici Falcone e Borsellino, insieme con altri familiari e servitori dello Stato", dice Bassetti, "Questa è l'occasione per fare memoria anche di Rocco Chinnici, Piersanti Mattarella, Rosario Livatino, don Pino Puglisi e di tanti altri martiri della giustizia. A tutti loro si addice la beatitudine che Gesù annuncia nel Discorso della montagna: 'Beati i perseguitati per la giustizia, perche' di essi è il regno dei cielì".

 

MATTEO ZUPPI E PAPA BERGOGLIOMATTEO ZUPPI E PAPA BERGOGLIO

Il richiamo all'impegno diviene un richiamo alla politica: "Il credente oggi più che mai deve accettare il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alle lacerazioni delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sostenibili, al margine sempre più largo dell'errore costantemente in agguato".

matteo maria zuppi odierai il prossimo tuoMATTEO MARIA ZUPPI ODIERAI IL PROSSIMO TUOmatteo zuppi 1MATTEO ZUPPI 1matteo maria zuppi 2MATTEO MARIA ZUPPI

                                                                      UCRAINA 2022


PUTIN DEVE GUARDARSI DAGLI AMICI - LA BOMBA SGANCIATA CONTRO “MAD VLAD” DA BORIS BONDAREV, CONSIGLIERE DELLA MISSIONE RUSSA ALL'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE DI GINEVRA, FA ESPLODERE IL PANICO NELLE STANZE DELLA DIPLOMAZIA DI MOSCA - LE ACCUSE NELLA LETTERA DI DIMISSIONI ERANO COSI' PESANTI DA AVER FATTO PENSARE A UN FAKE: “MI VERGOGNO DEL MIO PAESE. CHI HA DECISO QUESTA GUERRA VUOLE SOLO POTERE E LUSSO” – BONDAREV È SOLO L’ULTIMO NOME IMPORTANTE CHE HA DECISO DI MOLLARE IL PAESE E…

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Anna Zafesova per “la Stampa”

 

Boris BondarevBORIS BONDAREV

«Mi chiamo Boris Bondarev, in vent' anni di carriera diplomatica ho assistito a diverse svolte della politica estera, ma non mi sono mai vergognato del mio Paese quanto il 24 febbraio di quest' anno». La lettera di dimissioni del consigliere della missione russa all'ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra esplode come una bomba nelle stanze della diplomazia di Mosca, con la defezione più altolocata e pubblica finora di un funzionario del governo, e nel grattacielo staliniano in piazza Smolenskaya rimangono a tal punto spiazzati da non riuscire a produrre una reazione immediata.

 

Il testo - scritto in ottimo inglese - viene pubblicato in rete, e anche sui profili social del diplomatico, ma è talmente esplicito e accusatorio nei confronti del governo che Bondarev rappresentava da far dubitare a molti della sua autenticità. Sembrava quasi incredibile che un sottoposto di Sergey Lavrov potesse lanciare al regime russo accuse che avrebbero potuto uscire dalla penna di Alexey Navalny: «Chi ha deciso questa guerra voleva soltanto una cosa: restare al potere per sempre, abitare pomposi palazzi di cattivo gusto, navigare yacht che costano quanto l'intera marina russa, godere di un potere illimitato e di un'impunità totale. Sono pronti a sacrificare qualunque numero di vite per questo scopo. Migliaia di russi e ucraini sono già morti in nome di questo obiettivo».

vladimir putinVLADIMIR PUTIN

 

Parole che molti esponenti dell'opposizione e intellettuali critici hanno pronunciato, ma che finora pochi esponenti dello Stato avevano condiviso, almeno non pubblicamente. Fin dall'inizio della «operazione militare speciale» contro l'Ucraina si era vociferato di interi uffici in stato di choc, e di numerose defezioni di funzionari ministeriali, manager di grandi società e giornalisti delle televisioni di regime che si dimettevano, per scappare in Occidente. Pochi però hanno reso la loro fuga un atto di ribellione pubblica: «La guerra aggressiva scatenata da Putin contro l'Ucraina, di fatto contro l'intero mondo occidentale, non è soltanto un crimine contro il popolo ucraino, ma anche il crimine più grave che avesse potuto commettere contro il popolo russo, con la grande Z a cancellare tutte le nostre speranze e prospettive di una società libera e prospera», scrive Bondarev.

 

vladimir putin darth vaderVLADIMIR PUTIN DARTH VADER

Nessuna indicazione sui tempi e le modalità di questa scelta, anche se appare scontato che il diplomatico si trovi al sicuro all'estero, e che chiederà asilo in Occidente, senza la possibilità di rientrare in Russia. Anche perché Bondarev non ha risparmiato critiche ai colleghi e soprattutto al suo ex principale: «In 18 anni, da professionista e intellettuale colto, stimato da molti colleghi, è diventato una persona che trasmette dichiarazioni contrastanti e minaccia il mondo (e quindi anche la Russia) con armi nucleari!».

Boris BondarevBORIS BONDAREV

 

Il consigliere ribelle è entrato nel ministero nel 2002, e ora denuncia il ventennio putiniano come quello che ha visto la trasformazione della diplomazia russa in una antenna della propaganda più aggressiva. Una degenerazione sottovalutata perfino da molti colleghi europei. Bondarev lamenta la sostituizione di un sistema che opera con «informazioni non prevenute, analisi imparziali e pronostici prudenti» con una macchina «finalizzata a ingannare se stessa», con la portavoce Maria Zakharova che a colpi di «cliche della propaganda nello spirito dei giornali sovietici degli anni 30» è diventata uno dei volti più odiosi del regime.

MURALES DI PUTIN A BUCARESTMURALES DI PUTIN A BUCAREST

 

«Oggi il ministero non fa diplomazia, diffonde inni alla guerra, menzogne e odio», conclude Bondarev, che ha anche invitato i suoi colleghi del servizio diplomatico a seguire il suo esempio. In realtà, già alcuni diplomatici avevano dato le dimissioni per dissociarsi dalla guerra, e il console generale della Russia a Edimburgo l'aveva pure messo sui social (il ministero aveva parlato di account "hackerato"). E a Mosca girano liste sempre più lunghe di funzionari e giornalisti di regime che si sono allontanati dal loro posto di lavoro e dal loro Paese, prevalentemente senza particolare clamore. Soltanto negli ultimi giorni si è parlato delle dimissioni di quattro top manager di Rosneft, il gigante petrolifero statale, responsabili di settori cruciali come la logistica.

 

VLADIMIR PUTIN BY CARLIVLADIMIR PUTIN BY CARLI

Molti sono stranieri e hanno abbandonato i loro impieghi prestigiosi per evitare problemi internazionali, ma altri, come diversi dirigenti della banca monopolista Sberbank e della compagnia aerea di bandiera Aeroflot sono russi, così come gli oligarchi che hanno condannato la guerra dopo essere stati flagellati dalle sanzioni. Il vicepresidente di un'altra banca importante, quella Gazprombank dalla quale passano i pagamenti per il gas russo, Igor Volobuev, non solo si è dimesso, ma è passato dall'altra parte, arruolandosi nell'esercito ucraino. Quanti altri stanno aspettando di capire da quale parte girerà il vento, non è possibile saperlo, ma l'ex deputato d'opposizione Dmitry Gudkov li esorta da tempo a farsi avanti: «Gli ultimi a saltare giù dalla barca non avranno nessun vantaggio».

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sabato 21 maggio 2022

                                                                UCRAINA 2022



“E QUESTO È TUTTO. GRAZIE PER AVERMI DATO RIFUGIO AZOVSTAL, LUOGO DELLA MIA MORTE E DELLA MIA VITA” – IL MESSAGGIO DI ADDIO DI "OREST", NOME DI BATTAGLIA DI DMYTRO ZOKATSKY, IL COMBATTENTE DI AZOV CHE SOGNAVA DI DIVENTARE FOTOGRAFO DI GUERRA, E LO È DIVENTATO CON LA GUERRA DI PUTIN. HA SCATTATO I RITRATTI DEI COMPAGNI MUTILATI DAI BOMBARDAMENTI RUSSI E L’INCREDIBILE IMMAGINE DEL FASCIO DI LUCE CHE ENTRA NELL’ACCIAIERIA, E ORA HA DONATO LE SUE IMMAGINI AL MONDO: "INVIATELE AI CONCORSI DI FOTOGRAFIA" – IL MISTERO SULLA SUA CATTURA: NELLA LISTA DEI PRIGIONIERI UFFICIALI NON C’È, E IL SUO VOLTO NON È TRA QUELLI APPARSI NEI VIDEO DEI RUSSI

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Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”

dmytro kozatsky orestDMYTRO KOZATSKY OREST

 

Racconta che fin da ragazzino sognava di diventare un fotografo di guerra, Dmytro Kozatsky. Racconta che una volta, quando ancora studiava in Polonia, aveva sognato di mettere tanti libri in uno zaino e di correre a fotografare quello che accadeva al fronte.

 

Strano sogno, che si è trasformato in una strana realtà: alla fine Dmytro, oggi 26enne, è diventato Orest: la guerra l'ha fatta, e l'ha anche fotografata, nel fronte più terribile del conflitto tra Russia e Ucraina, un fronte sotterraneo, nei labirinti di ferro e acciaio dell'immensa industria siderurgica Azovstal di Mariupol. In circa duemila hanno resistito per oltre 80 giorni agli attacchi dei russi.

la luce entra nell acciaieria azovstal la foto di dmytro kozatsky (orest)LA LUCE ENTRA NELL ACCIAIERIA AZOVSTAL LA FOTO DI DMYTRO KOZATSKY (OREST)

 

L'AUTOSCATTO

Quando anche Denys Prokopenko, comandante del reggimento Azov, è stato costretto a dare l'ordine di «smettere di difendere la città» e di «salvare le vite», Orest ha fatto l'ultimo scatto, anzi un autoscatto: lui da solo, in piedi, in mezzo alle macerie, braccia aperte sotto un raggio di sole che penetra dal foro aperto da una bomba.

 

il saluto di dmytro kozatsky orest acciaieria azovstal mariupolIL SALUTO DI DMYTRO KOZATSKY OREST ACCIAIERIA AZOVSTAL MARIUPOL

La bellezza quasi classica degli scatti di Orest, capace di ritrarre in primo piano arti amputati, volti sfigurati, con un straniante maestria, ha fatto il giro del mondo. Ieri, prima di tornare in superficie e arrendersi ai russi, ha deciso di lasciare al mondo tutto il lavoro svolto là sotto: le sue foto.

 

il saluto di dmytro kozatsky orest acciaieria azovstal mariupolIL SALUTO DI DMYTRO KOZATSKY OREST ACCIAIERIA AZOVSTAL MARIUPOL

«Vi lascio le mie foto in alta definizione ha scritto su twitter inviatele a tutti i premi giornalistici e concorsi di fotografia, se riesco a vincere qualcosa, sarebbe niente male quando sarò di nuovo libero. Grazie a tutti per il sostegno che mi avete dato, a presto».

 

La madre, Irina Yourchenko ha fatto sapere di non avere per ora visto il nome del figlio nella lista dei prigionieri ufficiali, né il suo volto nei filmati russi che ritraggono i militari ucraini disarmati in fila, o sui pullman che li portano nelle città occupate come Olenivka. «Non so dove sia ha detto la madre mi ha inviato un ultimo sms in cui diceva che era vivo».

PROKOPENKO-AZOV E VOLYNA-MARINESPROKOPENKO-AZOV E VOLYNA-MARINES

 

Quasi 1700 sono i soldati ucraini già riemersi dai sotterranei di Azovstal, fra loro i militari di diverse unità dell'esercito, oltre al reggimento Azov, quello che raccoglie anche fazioni provenienti dall'ultradestra. Di Azov fa parte anche Dmytro. Sui suoi profili social non compare (o è stata eliminata) la propaganda spesso ultrà del reggimento.

 

Le foto più vecchie sono lui in vacanza, al mare, a Kiev («La più bella città del mondo», scriveva). Ma è nel buio dei sotterranei di Azovstal che ha trovato l'ispirazione. Il 2 maggio, quando è cominciata l'ultima offensiva dei russi contro gli ucraini trincerati nell'acciaieria, Orest aveva postato un suo selfie vicino a un albero in fiore, là sopra, in mezzo alle fonderie: «Sarebbe perfetta come ultima foto, mi piacerebbe che tutti alla fine si ricordassero di me così.

 

le foto di dmytro kozatsky dall acciaieria azovstal 8LE FOTO DI DMYTRO KOZATSKY DALL ACCIAIERIA AZOVSTAL 8

È l'immagine che mi descrive meglio: anche nello scatto più orribile si può trovare qualcosa di meraviglioso. Ma voglio credere che questa foto non sarà l'ultima, ma soltanto un inizio». È seguito un reportage in diretta degno dei migliori fotografi di guerra. Colpiscono soprattutto i ritratti dei soldati.

 

Sono i suoi compagni, militari volontari, molti arruolati da anni, probabilmente tra i più motivati dell'esercito ucraino e anche tra i più discussi, quelli che fanno dire ai russi «non accetteremo scambi di prigionieri, sono criminali di guerra», quelli che hanno dato il pretesto a Mosca di dire all'inizio dell'offensiva che c'era un'Ucraina da «de-nazificare»: eccoli davanti all'obiettivo di Orest, non hanno più braccia, alcuni non hanno gambe, uno è steso, ferito, sembra stia per piangere.

 

dmytro kozatsky orestDMYTRO KOZATSKY OREST

Uno solo trova la forza di sorridere e fa un segno della vittoria alzando una mano che sembra gli costi una fatica immensa, con l'altro braccio appeso al collo, ingessato in una complicata struttura di acciaio.

 

LA VIA D'USCITA

A commento del suo autoscatto, solo in un fascio di luce, Orest ha scritto che è il segno «che una via d'uscita da questo inferno buio esiste». «Prima di cominciare a scattare qua sotto, pensavo che avrei ripreso il dolore e la fragilità degli sguardi ha detto qualche giorno fa ma tutto quello che ho visto è determinazione, la determinazione di resistere»; la resistenza è finita ieri.

 

Impossibile andare avanti per un esercito che non poteva più ricevere nessun tipo di rifornimento, né armi, né cibo, né medicine. Prima di andarsene, Orest ha detto addio al fronte anche a parole: «E questo è tutto. Grazie per avermi dato rifugio Azovstal, luogo della mia morte e della mia vita».

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