lunedì 22 marzo 2021

                                                                 BRIGATE ROSSE


L'AUTOBIOGRAFIA DELLE BR - IL DESTINO DI MORO NON FU SEGNATO IL 16 MARZO 1978, GIORNO DEL SUO RAPIMENTO, MA QUASI -  LO “SCAMBIO DI PRIGIONIERI” ERA “UN PERCORSO DI DIFFICILE PERCORRIBILITÀ” – CAMBIÒ L'ATTEGGIAMENTO DEL PARTITO COMUNISTA, CHE NELLA VISIONE BRIGATISTA “PARTECIPA ALL' OFFENSIVA ANTIGUERRIGLIA” PRIMA “TENENDOSI NASCOSTO”, E SOLTANTO NEL 1978 “ESCE ALLO SCOPERTO” - GLI EX BRIGATISTI METTONO IN FILA ERRORI, DISSIDI, CORRUZIONI E SCISSIONI DEL MOVIMENTO ARMATO

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Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

ALDO MOROALDO MORO

Il destino di Aldo Moro non fu segnato il 16 marzo 1978, giorno del suo rapimento, ma quasi. Lo «scambio di prigionieri» ipotizzato dai sequestratori a un mese e più dalla strage di via Fani era «un percorso di difficile percorribilità», come notarono alcuni brigatisti in un documento destinato al dibattito interno: «Quindi la proposta dello scambio fu usata e progettata soprattutto come mezzo per sviluppare contraddizioni nel nemico».

 

brigate rosse un diario politico coverBRIGATE ROSSE UN DIARIO POLITICO COVER

Quello scritto, molto lungo e articolato, è una ricostruzione storica dell' esperienza brigatista tra il 1970 e il 1983, fatta dagli stessi militanti; una sorta di autobiografia delle Br pubblicata ora dalla casa editrice DeriveApprodi, a cura di Silvia De Bernardinis, con il titolo Brigate rosse: un diario politico. Riflessioni sull' assalto al cielo , nella quale il sequestro e l' omicidio del leader della Democrazia cristiana rappresenta uno dei punti di svolta. E di successivi dissensi mai ricomposti.

 

mario morettiMARIO MORETTI

Un' azione in cui si contrapposero la capacità (o incapacità) dello Stato di «salvaguardare la propria personalità "insigne", e quella della guerriglia di annientare e catturare il presidente della Dc».

 

Una sfida in cui le Br pianificarono la diffusione delle lettere dell' ostaggio per «sviluppare le contraddizioni nell' ambito politico e istituzionale», e il tragico epilogo dell' esecuzione della condanna a morte servì «a sancire la forza e la determinazione delle forze rivoluzionarie».

 

Tuttavia - sottolineano i cinque brigatisti autori del documento, alcuni dei quali ebbero ruoli di rilievo nell' organizzazione dopo il 1978 - «la gestione del processo a Moro fu praticamente nulla, così come non vennero mai gestiti i contenuti dell' interrogatorio».

aldo moro via faniALDO MORO VIA FANI

 

Sul fronte opposto «Andreotti fu, insieme al Pci, il vero protagonista della gestione politica di quel momento da parte dello Stato» che, una volta sancita la «linea della fermezza», si tradusse nella «scelta obbligata della svalutazione di Moro». Portando alla luce «il massimo delle contraddizioni tra le forze politiche, e tra Moro e lo Stato».

 

alberto franceschini 2ALBERTO FRANCESCHINI 2

Un altro punto a favore delle Br, che però commisero, anche dal loro punto di vista, una serie di errori: «Il più grosso, probabilmente compiuto più a livello teorico che pratico, sta nella sopravvalutazione del movimento armato, e quindi del livello di contraddizioni politiche in atto».

 

strage di via fani rapimento moroSTRAGE DI VIA FANI RAPIMENTO MORO

Sono valutazioni di «militanti rivoluzionari» in quel momento ancora in piena attività, seppure da detenuti, arrestati uno nel 1975 e gli altri tra il 1982 e il 1983. Che hanno vissuto anche la scissione del Partito guerriglia, responsabile nel 1981 del rapimento dell' assessore democristiano Ciro Cirillo, liberato (a differenza di Moro) dietro pagamento di un riscatto. Un esito sul quale il giudizio è molto duro: «Il fatto che lo scambio sulla vita di un nemico "colpevole di molti misfatti" possa avvenire per denaro è una rappresentazione di corruzione della guerriglia stessa».

aldo moro via caetaniALDO MORO VIA CAETANI

 

Il racconto critico e autocritico dell' evoluzione brigatista prende le mosse dalle origini, nel 1970, quando il gruppo compì le prime azioni all' interno delle fabbriche del Nord Italia ispirandosi alla «struttura della guerriglia urbana sudamericana», con l' idea di una organizzazione che «orientasse e dirigesse il movimento di massa».

 

aldo moro enrico berlinguer compromesso storicoALDO MORO ENRICO BERLINGUER COMPROMESSO STORICO

Nel 1974 si avviò l' attacco al «cuore dello Stato» con il sequestro Sossi, poi alla Dc «partito-regime» e tutto quello che ne seguì fino ai dissidi e alle scissioni dei primi anni Ottanta, i «pentimenti» e gli arresti in massa, con la «ritirata strategica» del 1982. Ma già prima ce n' erano state altre due, in altrettanti momenti di crisi, nel 1972 e tra il 1974 e il 1976, quando il Nucleo antiterrorismo del generale Carlo Alberto dalla Chiesa mise a segno i primi colpi contro il «nucleo storico», e poi venne «congelato per una serie di scelte politiche».

aldo moro brigate rosseALDO MORO BRIGATE ROSSE

 

COVO BRIGATE ROSSECOVO BRIGATE ROSSE

Nel frattempo cambiò l' atteggiamento del Partito comunista, che nella visione brigatista «partecipa all' offensiva antiguerriglia» prima «tenendosi nascosto», e soltanto nel 1978 «esce allo scoperto».

 

In carcere i brigatisti detenuti compiono anch' essi l' errore di «sopravvalutare il movimento armato rispetto alla realtà», e pretendono di assumere la direzione politica del gruppo, minacciando la rottura poi realizzata dal Partito guerriglia. Animando discussioni interne che non mettono fine alla sequela di morti ammazzati, e continueranno anche nelle prigioni, dopo l' arresto della quasi totalità dei militanti. Che volevano assaltare il cielo, ma sono rimasti sulla terra a fare i conti tra loro.

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mercoledì 17 marzo 2021

                                                                           MORO


IL CASO MORO NON FINISCE MAI - LA PROCURA DI ROMA, GRAZIE AL TEST DEL DNA, INDAGA SU 7 PROFILI GENETICI SCONOSCIUTI PRESENTI IN VIA FANI E VIA GRADOLI - ERANO I MEMBRI DEL COMMANDO “MILITARE” CHE AIUTÒ LE BR, MAGARI I TERRORISTI TEDESCHI DELLA RAF? - E IN NICARAGUA C'E' L’UNICO LATITANTE DELLE BR PER IL CASO MORO, ALESSIO CASIMIRRI, FIGLIO DELL’EX NUMERO DUE DELLA SALA STAMPA VATICANA SOTTO TRE PAPI - I RAPPORTI DEL NICARAGUA CON LA P2 E LA FAMIGLIA GELLI…

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Maria Antonietta Calabrò per https://www.huffingtonpost.it

 

ALDO MOROALDO MORO

Il caso Moro, per sempre. A 43 anni dal rapimento dello statista democristiano, il gip romano Francesco Patrone ha autorizzato la richiesta di prelievo del Dna (avanzata dal pm Eugenio Albamonte) per alcuni brigatisti già condannati per il sequestro del dirigente democristiano, ma anche per alcuni militanti delle Br finora considerati estranei all’agguato di via Fani. Il prelievo del Dna è avvenuto a fine febbraio 2021 nei locali della Questura di Roma, ed è stato coattivo visto che molti brigatisti non avevano voluto sottoporvisi volontariamente.

 

Si tratta infatti di comparare il loro profilo genetico con quello portato alla luce, nel 2016, sui mozziconi di sigaretta rinvenuti nell’abitacolo della Fiat con targa Corpo Diplomatico che servì a “bloccare” la vettura di Moro in Via Fani, e sui mozziconi repertati nel covo di via Gradoli (la centrale operativa del sequestro Moro).

 

aldo moroALDO MORO

Fu il capo dell’Antiterrorismo Lamberto Giannini, da pochi giorni nuovo capo della Polizia di Stato, a mettere in evidenza alla seconda Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso, presieduta da Giuseppe Fioroni, la possibilità di procedere con nuove analisi scientifiche che nel 1978 non erano possibili.

 

Ma la prova del DNA è stata possibile solo ora (nell’ambito delle nuove indagini avviate a fine 2018 da Piazzale Clodio dopo aver ricevuto lo stralcio dei documenti di San Macuto), visto che prima non c’era il consenso degli interessati, e si è dovuto procedere con decisione del gip.

 

Francesco Cossiga in via Caetani, davanti alla R4 con il cadavere di Aldo MoroFRANCESCO COSSIGA IN VIA CAETANI, DAVANTI ALLA R4 CON IL CADAVERE DI ALDO MORO

L’ipotesi investigativa è che ci potrebbero riscontrare presenze diverse da quelle finora conosciute sulla scena del rapimento e in via Gradoli. Visto che ad esempio su 38 tracce biologiche rinvenute, solo 20 sono state attribuite, e con certezza, al proprietario dell’auto (che era stata rubata dalle Br per usarla nel sequestro) e ai suoi familiari, mentre altri 7 profili genetici trovati all’interno dell’abitacolo del Fiat giardinetta, condotta da Mario Moretti e che la mattina del 16 marzo 1978 bloccò allo stop con via Stresa la Fiat 130 su cui viaggiava lo statista democristiano e l’alfetta della scorta, sono ancora sconosciuti.

mario morettiMARIO MORETTI

 

Uomo 4 ha lasciato tre tracce genetiche e così uomo 7, mentre Uomo 1 ne ha lasciare due. Quattro tracce non sono conclusive e due sono miste per Uomo 4 e Uomo 2. Le rimanenti tracce appartengono ad altri quattro uomini rimasti finora ignoti. In particolare si cerca di dare un volto e un nome alla presenza di un personaggio che si sarebbe trovato accanto a Moretti al momento dell’agguato, e a chi abbia avuto a che fare con la macchina ( per rubarla, spostarla , nasconderla) e a chi abbia frequentato il covo di via Gradoli.

 

Secondo quanto ricostruito dalla Commissione Moro2 infatti (in base a testimonianze acquisite solo dopo il 2015 e agli esami balistici della Polizia scientifica sulle traiettorie dei proiettili sparati nel corso dell’agguato) i terroristi in via Fani erano almeno venti, e non dodici come hanno riferito i brigatisti durante i cinque processi Moro.

ENRICO BERLINGUER ALDO MOROENRICO BERLINGUER ALDO MORO

 

Il 21 marzo 1978, del resto, cioè cinque giorni dopo il sequestro, un testimone oculare (un ragazzo di quindici anni) vide un pulmino Hanomag-Henschel giallo con tetto bianco con targa tedesca e una Mercedes (color caffellatte) risalire la penisola verso il Nord. A bordo, in tutto sette persone: due nel pulmino, quattro uomini ed una donna nell’auto.

 

Il testimone fu ascoltato a più riprese nel corso 1978, ma “la pista tedesca” non fu seguita dagli inquirenti, come ha ammesso davanti alla Commissione il prefetto Ansuino Andreassi (deceduto a gennaio 2021), concentrati sulla ricerca dell’ostaggio.

 

adriana farandaADRIANA FARANDA

In base a successivi accertamenti dell’Interpol e della polizia tedesca, si è anche accertato che due persone, un uomo e una donna, che avevano avuto a che fare con quel pulmino, erano membri della RAF (le BR tedesche) e la donna era anche in possesso di una carta d’identità italiana falsa, appartenente ad uno stock rubato in bianco, nella disponibilità delle BR in via Gradoli, e nell’appartamento di Giuliana Conforto, figlia di “Dario”, il principale agente del Kgb in Italia già dai tempi del fascismo , in cui trovarono rifugio i due brigatisti Adriana Faranda e Valerio Morucci e fu sequestrata anche la mitraglietta Skorpion che uccise Moro, il 9 maggio 1978.

 

Il cosiddetto Memoriale Morucci (scritto da Morucci con la “supervisione“ del servizio segreto interno Sisde, alla base della ricostruzione giudiziaria del sequestro Moro, ritenuta insufficiente dai giudici nelle motivazioni delle sentenze di Corte d’assise) ha “cancellato” dalla scena del sequestro proprio alcuni componenti del commando di via Fani, alcuni certamente di nazionalità tedesca, appartenenti alla Rote Armee Frackion, un gruppo terroristico controllato dalla Stasi (servizio segreto dell’allora Ddr, la Germania dell’Est).

ALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLIALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLI

 

Furono invece questi elementi del commando probabilmente a portare sul campo la loro capacità militare e le armi migliori (che subito dopo ripresero la strada per la Germania). I terroristi tedeschi sono stati identificati dagli inquirenti del loro Paese. Abu Bassam Sharif, capo per decenni del FPLP ha testimoniato nel giugno 2017 che “chi ha sparato in via Fani non sono certamente quegli straccioni delle Brigate rosse”, perché “ io che ne capisco di queste cose... vi dico che anche l’umidità incide sulla traiettoria” ed era difficilissimo sparare a via Fani, in quelle circostanze , senza colpire Moro.

 

ALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLIALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLI

I profili genetici sui mozziconi di sigaretta rinvenuti nell’auto di via Fani, non ancora attribuiti, serviranno a verificare l’identità di persone che sono tutte di sesso maschile. Mentre quelli relativi al covo di Via Gradoli (dove testimonianze recenti hanno messo in evidenza la presenza di un uomo e una donna che non parlavano italiano, che rientravano in quello stabile in moto e sempre con il casco integrale calzato) sono di due donne e di due uomini.

 

Secondo la ricostruzione “ufficiale” del sequestro Moro, via Gradoli sarebbe stata la base logistica frequentata dai soli Mario Moretti e Barbara Balzerani. Le analisi delle impronte digitali ritrovate dopo quarant’anni hanno già messo in evidenza su uno stivale di gomma un’impronta riconducibile a Adriana Faranda. Mentre nessuna impronta digitale è stata ricondotta dalle analisi ad Aldo Moro. In quel covo inoltre sono state trovati i profili biologici misti di due uomini e due donne su cui sono in corso adesso gli accertamenti scientifici.

 

BRIGATE ROSSE ALESSIO CASIMIRRIBRIGATE ROSSE ALESSIO CASIMIRRI

Dimostrare la “presenza sul campo” di terroristi della RAF, porterebbe una prova in più non tanto e non solo quanto ai collegamenti internazionali delle BR, ma soprattutto l’ intervento decisivo della RAF nella “operazione Fritz” nome dato da Morucci al sequestro Moro ( l’appunto intitolato “Fritz “fu trovato in via Gradoli, appartamento di proprietà di un’amica-conoscente di Giuliana Conforto).

 

E quindi, insieme a decine di fatti e testimonianze, potrà sostanziare la ricostruzione del sequestro e l’assassinio dello statista Dc come la più grande operazione mai messa in piedi durante la Guerra Fredda. Al tempo stesso si chiarirebbero i motivi per cui il Muro di Berlino si è trasformato in Italia in un Muro di specchi capace di occultare per oltre quarant’anni la verità sul caso Moro e l‘influenza sovietica all’interno di uno dei più’ importanti paesi della Nato.

 

ALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLIALDO MORO IL COVO BR DI VIA GRADOLI

Tra i brigatisti o parenti di brigatisti che si erano rifiutati di sottoporsi all’esame del Dna, lo stesso Mario Moretti e il fratello dell’unico latitante delle BR per il caso Moro, Alessio Casimirri, figlio dell’ex numero due della Sala stampa vaticana sotto tre Papi, ancor oggi riparato in Nicaragua, sotto la protezione del presidente Ortega, dove arrivò dall’inizio degli anni Ottanta, e che non ha mai scontato un giorno di carcere nonostante la condanna a sei ergastoli.

 

Del resto, Il figlio di Licio Gelli maestro venerabile della Loggia P2 - i cui elenchi furono scoperti dalla magistratura il 17 marzo di quarant’anni fa, e cui appartenevano i vertici dei servizi segreti durante il sequestro Moro - (Maurizio) e suo nipote (Licio jr ), sono stati entrambi ambasciatori del Nicaragua di Ortega, in Sudamerica, in Canada e in Svizzera. L’8 ottobre 2020 una risoluzione del Parlamento europeo ha chiesto per la seconda volta per l’estradizione dal Nicaragua di Casimirri, dopo la prima del 14 marzo 2019, sollecitata anche dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Una decisione su cui l’attuale ambasciatore italiano in Nicaragua, Amedeo Trambajolo, ha preferito non commentare.

 

alessio casimirri in copertina su la prensaALESSIO CASIMIRRI IN COPERTINA SU LA PRENSA

Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, per molti aspetti, si dimostra, insomma, ancora un “cold case”, visto che quello che ne sappiamo è in gran parte frutto di una “verità concordata“ tra brigatisti ed apparati dello Stato, prima della caduta del Muro di Berlino. Una verità “accettabile” che lasciasse fuori dai riflettori dell’opinione pubblica altre verità troppo grandi, in quel determinato contesto geopolitico. Né deve essere di ostacolo a questa ricerca il tempo che è passato. Non si tratta soltanto di permettere una affidabile ricostruzione storica. Il reato di strage (e questo avvenne in via Fani) per il nostro codice penale non si prescrive.

Licio Gelli e Giulio AndreottiLICIO GELLI E GIULIO ANDREOTTIvilla wandaVILLA WANDAvilla wanda 4VILLA WANDA 4Francesco Cossiga in via Caetani, davanti alla R4 con il cadavere di Aldo MoroFRANCESCO COSSIGA IN VIA CAETANI, DAVANTI ALLA R4 CON IL CADAVERE DI ALDO MOROaldo moro brigate rosseALDO MORO BRIGATE ROSSEL AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MOROL AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MOROALDO MORO 11ALDO MORO 11AGGUATO DI VIA FANI - UNO DEGLI AGENTI DI SCORTA DI ALDO MOROAGGUATO DI VIA FANI - UNO DEGLI AGENTI DI SCORTA DI ALDO MOROL AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MOROL AGGUATO DI VIA FANI DELLE BRIGATE ROSSE PER RAPIRE ALDO MOROmostra fotografica su aldo moro (16)MOSTRA FOTOGRAFICA SU ALDO MORO (16)licio gelliLICIO GELLIlicio gelliLICIO GELLI