venerdì 9 settembre 2022

 

I RUSSI VOGLIONO USARE MATTIA SORBI COME PRIGIONIERO DI GUERRA? – IL GIORNALISTA ITALIANO FERITO SUL FRONTE DI KHERSON DOVEVA GIA' ESSERE DIMESSO MA I MEDICI HANNO DECISO DI TENERLO RICOVERATO ANCORA QUALCHE GIORNO – I SERVIZI ITALIANI TEMONO CHE MOSCA POSSA SFRUTTARE L'OCCASIONE PER UN RICATTO – ANCHE LA SCELTA DEI RUSSI DI DIFFONDERE IL FILMATO DAL LETTO DI OSPEDALE NON VIENE RITENUTO UN SEGNALE DI DISTENSIONE… – VIDEO

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V. Ma. per il “Corriere della Sera”

 

mattia sorbiMATTIA SORBI

La linea concordata era quella della massima riservatezza. Perché il timore è che i russi vogliano sfruttare l'occasione dell'esplosione sulla mina e il successivo ricovero per avviare una trattativa con l'Italia per dimettere dall'ospedale il giornalista Mattia Sorbi è molto forte.

 

E dunque diplomazia e intelligence avevano stabilito di non rendere pubblica la notizia proprio per evitare che venisse sfruttata ai fini della propaganda di Mosca. Il via libera all'uscita dal nosocomio era prevista per ieri, massimo oggi. Ma quando i medici hanno comunicato che sarebbe stato meglio rimanere almeno due o tre giorni, lo stesso Sorbi ha deciso di far sapere che cosa era successo.

 

mattia sorbiMATTIA SORBI

Ora il caso è sulla ribalta internazionale. Da un lato questo consente di rendere pubblica ogni mossa e soprattutto ogni eventuale passo falso di Mosca. Dall'altro rischia però di trasformare la vicenda in un braccio di ferro con il giornalista trattato come un prigioniero di guerra. Un pericolo che diventa concreto dopo la tensione di questi giorni tra Italia e Russia, con le accuse lasciate dall'autorità nei confronti del nostro Paese - prima amico fedele e adesso schierato con le autorità ucraine e con l'Unione europea sulla linea delle sanzioni economiche e della consegna delle armi - di tradimento.

 

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Anche la scelta di diffondere il filmato dal letto di ospedale da parte del ministero della Difesa non viene ritenuto un segnale di distensione, così come le parole della portavoce secondo la quale «dall'Italia non abbiamo ricevuto nessuna richiesta per il rimpatrio». In realtà non solo è stato chiesto di poterlo trasferire in una zona più sicura appena le condizioni di salute lo consentono, ma il negoziato è in corso proprio per evitare che Sorbi possa diventare merce di scambio proprio come avviene per i prigionieri di guerra.

 

mattia sorbi tg1MATTIA SORBI TG1

La frase inserita nel comunicato del ministero degli Esteri guidato da Luigi Di Maio non è affatto casuale: «Lavoriamo per farlo tornare». È un'espressione che viene utilizzata quando c'è una trattativa in corso, quando un italiano all'estero non è libero di muoversi e dunque deve ottenere il permesso di chi lo custodisce per far ritorno a casa. Uno dei canali che si sta utilizzando in queste ore passa per il console onorario a Krasnodar Pierpaolo Lodigiani, sperando che non si sia costretti ad alzare il livello del negoziato.

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