STRAGI
UNA NUOVA PISTA SULL’OMICIDIO DI MINO PECORELLI: "LA PISTOLA CHE UCCISE IL GIORNALISTA ERA NELL'ARSENALE DI AVANGUARDIA NAZIONALE" - LO SVELA IL LIBRO DI RAFFAELLA FANELLI, “LA STRAGE CONTINUA”, CHE DOVREBBE ESSERE ACQUISITO AGLI ATTI DELL’INCHIESTA - “LA PISTOLA ERA IN MANO A DOMENICO MAGNETTA, AVANGUARDISTA ARRESTATO CON MASSIMO CARMINATI” - LA SORELLA DEL FONDATORE DI “OP”: "QUESTO E' IL FILO CONDUTTORE CHE PUO' PORTARE ALLA VERITÀ"
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Sviluppi in arrivo per la nuova inchiesta sull’omicidio di Mino Pecorelli, il giornalista fondatore della rivista OP (Osservatore Politico), ucciso a Roma il 20 marzo del 1979. Nuovi elementi per il magistrato della Procura di Roma Erminio Amelio titolare dell’inchiesta. Se ne è parlato a Cusano Italia TV durante la trasmissione “Crimini e Criminologia” curata e condotta da Fabio Camillacci.
La giornalista Raffaella Fanelli, che ha fatto riaprire il caso, ha presentato “La Strage Continua”, un libro che a breve dovrebbe essere acquisito agli atti dell’inchiesta come ha annunciato ai microfoni della tv dell’Unicusano, l’avvocato Giulio Vasaturo, legale della FNSI che si è costituita parte offesa nella nuova inchiesta: “Insieme al legale della famiglia, l’avvocato Claudio Ferrazza, chiederemo l’acquisizione agli atti dell’indagine del libro di Raffaella Fanelli perché per i contenuti può essere un fondamentale strumento conoscitivo e di rilievo giudiziario nell’ambito dell’indagine in corso”.
Una pistola che dunque sarebbe stata conservata nell’arsenale di Avanguardia Nazionale e in particolare proprio da Domenico Magnetta; peraltro l’avanguardista arrestato con Massimo Carminati. E così, cercando nei verbali che riguardavano Magnetta ho trovato anche un verbale di sequestro di armi del 1995 dove figura una pistola dello stesso calibro di quella che uccise Pecorelli. Quando intervistai Vinciguerra nel carcere milanese di Opera, mi confermò quelle dichiarazioni.
Oltretutto, dopo che Vinciguerra ne parlò col giudice Salvini, qualcuno in carcere cercò di ucciderlo. Voglio precisare che Vinciguerra non è un collaboratore di giustizia, non ha mai fatto dichiarazioni in cambio di benefici o sconti di pena ed è tutt’ora dietro le sbarre. E tutte le dichiarazioni che ha rilasciato in questi anni sono state verificate dal giudice Salvini e nessuna è risultata falsa.
La pistola purtroppo non c’è –ha concluso Raffaella Fanelli- perché sembra sia andata distrutta così come non ci sono i bossoli raccolti in strada in via Orazio il 20 marzo 1979, furono sostituiti quando si indagava su Valerio Fioravanti poi prosciolto. Ma la perizia sarà fatta dalla polizia scientifica di Perugia sulle foto scattate all’epoca e quando le armi furono sequestrate. Quindi, per ulteriori sviluppi dell’inchiesta attendiamo l’esito di questa perizia”.
RAFFAELLA FANELLI - LA STRAGE CONTINUA
A Cusano Italia Tv è intervenuta anche Rosita Pecorelli. La sorella del giornalista ucciso 41 anni fa ha dichiarato: “Io ritengo che questa nuova pista legata ad Avanguardia Nazionale sia il filo conduttore che può portare alla verità su mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di mio fratello. Un filo nero legato alla ‘strategia della tensione’ che va dalla strage di Piazza Fontana alla strage di Bologna e su cui Mino ha sempre indagato. E sono contenta di essere finalmente affiancata in questa battaglia dalla Federazione nazionale della stampa italiana e per questo ringrazio il presidente Beppe Giulietti che vuole arrivare fortemente alla verità sull’uccisione di un suo collega”.
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