Il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Getty Images
La Francia denuncia il “cinismo” italiano. Peggio: definisce “vomitevole” la decisione del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di non far attraccare la nave Aquarius in Italia. La Spagna minaccia azioni legali nei confronti dell’Italia. Il problema è che ad attaccare l’Italia sono gli stessi che dopo aver chiuso le frontiere hanno sparato lacrimogeni contro i migranti appesi agli scogli. Per non dimenticare i francesi che armati hanno fatto irruzione in un centro per migranti a Bardonecchia, in Italia.

A essere chiamata in causa è quindi l’Unione europea, perché i numeri pubblicati dalla Commissione Ue mostrano che davvero l’Italia, come la Grecia, è stata lasciata sola ad affrontare una tragedia umanitaria. Nonostante gli accordi firmati nel 2015 dai Paesi Ue sui ricollocamenti dei migranti – con quote stabilite dagli stessi Stati insieme al Consiglio Ue -, l’intesa è rimasta lettera morta: solo il 31,4% dei migranti approdati in Italia e Grecia è stato poi accolto in un altro Paese dell’Unione. A certificarlo è la stessa Commissione Ue.

Guarda anche

Paesi Ue
Obiettivo stabilito
per il triennio
2015/18
Ricollo-camenti
al 7/3/18
dall’
Italia
dalla Grecia
stato di
avanzamento
Ungheria1.2940000,00%
Polonia6.1820000,00%
Rep. Ceca2.691120120,40%
Slovacchia902160161,80%
Austria1.953393902,00%
Bulgaria1.3026010504,60%
Croazia9688222608,50%
Spagna9.3231.3582341.12414,60%
Romania4.1807284568317,40%
Francia19.7144.9445504.39425,10%
Belgio3.8121.16946970030,70%
Germania27.53610.2824.9095.37337,30%
Slovenia5672538117244,60%
Estonia329147614144,70%
Cipro320143479644,70%
Paesi Bassi5.9472.7249691.75545,80%
Portogallo2.9511.5323401.19251,90%
Lituania6713842935557,20%
Lettonia4813283429468,20%
Svezia3.7663.0471.3911.65680,90%
Finlandia2.0781.9817791.20295,30%
Lussemburgo55754924930098,60%
Malta13116867101128,20%
Irlanda6008880888148,00%
Totale98.25530.83410.27020.56431,40%

(dati Commissione europea, Bruxelles, 14.3.2018 COM(2018) 250 final)
Anche per questo la cancelliera Angela Merkel in un’intervista televisiva ha detto che “in Europa occorrono norme comuni in materia di asilo. E abbiamo bisogno di una polizia di frontiera europea”. Le ha fatto eco anche il primo vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, che ha riconosciuto come l’Italia “per molto è stata lasciata da sola ma faccio fatica a spiegarlo. Quando vado in Germania e Svezia e vedo il numero di profughi e rifugiati, sono numeri altissimi e comportano anche un problema di integrazione. Quindi, finché continueremo a rifiutare l’idea che abbiamo un problema collettivo che necessita soluzioni collettive, falliremo tutti assieme”.
I numeri di Bruxelles, però, sono inequivocabili: Berlino ha accolto solo 10.282 migranti dei 27.536 per i quali si era impegnata (la Svezia, in effetti ha fatto molto meglio: 3.047 su 3.766). Gli ultimi della classe, tra le grandi economie del Vecchio continente, sono Francia e Spagna: hanno accettato appena 4.944 e 1.358 richiedenti asilo, rispettivamente il 25,1% e il 14,6% di quanto stabilito dagli impegni europei. I tre big europei hanno respinto in totale 40mila persone.
Alla fine dello scorso anno il Parlamento europeo aveva proposto di riformare Dublino varando la responsabilità condivisa nella gestione delle domande d’asilo: chi si fosse chiamato fuori avrebbe avuto meno fondi Ue, viceversa i Paesi virtuosi sarebbero stati premiati. Il Consiglio, però, ha fatto marcia indietro. E così la gestione dei ricollocamenti è appesa a singoli accordi che – puntualmente – vengono disattesi.
Altra questione è il “Fondo fiduciario d’emergenza per l’Africa”, un tesoretto di 2,9 miliardi di euro, stanziato dalla Commissione europea durante il vertice della Valletta nel novembre del 2015. Risorse che dovrebbero promuovere la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo economico nelle regioni-crocevia dei traffici di migranti, come quella del Sahel e del lago Ciad, del Corno d’Africa e dell’Africa Settentrionale. La speranza, all’epoca, era di attrarre una cifra analoga anche dai singoli Stati membri, ma per ora si è arrivati solo a circa 400 milioni di euro: l’Italia è oggi secondo Paese donatore con 102 milioni di euro, dopo la Germania che ha contribuito alla causa con 139 milioni di euro. Anche in questo caso, però, vale la pena ricordare il gap registrato da Francia e Germania tra promesse e contributi effettivamente versati al Trust Fund for Africa: dei 9 milioni preventivati da Parigi ne sono stati versati soltanto 3, mentre i 139 milioni stanziati da Berlino non corrispondono ancora ai 157 promessi.