domenica 4 dicembre 2016

ROMA - "La montagna di prove che doveva schiacciarmi, si è dimostrata per quello che era: una montagna di fango". Così l'ex governatore dell'Abruzzo, Ottaviano Del Turco, ha commentato la sentenza della Cassazione della notte scorsa.

"Quando sei sommerso da una montagna di fango e riesci a non soffocare è quasi impossibile che non ti rimanga addosso qualche schizzo. Già la Corte di Appello mi aveva assolto da tutti i reati di abuso e di falso ideologico. E da 18 delle 21 fantasiose dazioni di denaro che avrei ricevuto, e delle quali non è mai stato trovato un solo euro. Ora si dissolve anche l'associazione per delinquere. Non trovo in questa vicenda nessun altro senso, se non la evidente necessità di dare una parvenza, seppure grottesca, di giustificazione alla infamia che ha travolto una giunta regionale democraticamente eletta e con essa la vita mia e di molti di noi", ha concluso.

L'INCHIESTA DELL'ESPRESSO

"La sentenza si commenta da sola. Oggi finalmente la Cassazione ha demolito definitivamente l'ipotesi che la giunta Del Turco fosse un'associazione per delinquere", ha detto l'avvocato Giandomenico Caiazza. "Non puntiamo alla prescrizione - ha spiegato l'avvocato -. La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la condanna, ciò vuol dire che o la Corte d'appello di Perugia troverà un'argomentazione diversa per ritenere che ci sia un'associazione per delinquere, oppure ci deve assolvere".

"L'assoluzione prevale sulla prescrizione - ha insistito Caiazza - Perugia si deve pronunciare e spiegare alla Cassazione perchè eventualmente non ritiene di assolverci. Seppur volessimo immaginare astrattamente che la Corte d'appello volesse ricondannarci di nuovo, con motivazioni diverse, per associazione a delinquere, allora scatterebbe la presa d'atto della prescrizione del reato. Ma a noi non interessa, andremo a Perugia e saremo assolti. Il giudice può applicare la prescrizione solo nel caso in cui non ritenga doveroso assolvere". Caiazza ha comunque espresso soddisfazione per la sentenza "È l'ennesima demolizione definitiva dell'accusa originaria".

Il figlio dell'ex governatore, Guido, ha scritto sulla sua pagina Facebook: "La sentenza è arrivata a mezzanotte, ricevo un mucchio di telefonate mentre cerco di prepararmi per andare a lavoro. Quello che ha deciso la Cassazione non mi è ancora chiaro. Sto bevendo litri di caffè per combattere l'effetto di calmanti presi nella giornata di ieri, dunque davvero a quest'ora non ho ancora capito nulla. Ho solo compreso che ci vorranno altri anni prima della parola fine".

"Una via Crucis infinita - aggiunge Guido Del Turco -, ma di una cosa sono felice ed orgoglioso, che mio padre mi abbia dato la possibilità di stargli accanto, di vivere con lui le amarezze le sofferenze in questi anni. Sono tra i pochi giornalisti ad aver letto tutte le carte, che gridano la sua innocenza, ed il lavoro fatto per risanare la sanità in Abruzzo. Ha pagato, sta pagando un prezzo umano troppo alto all'amore per la sua terra. Alle parole di un bancarottiere condannato da più tribunali. Ci vorranno altri anni per mettere la parola fine, forse, almeno per me, è una delle ragioni per le quali vale la pena di vivere e lottare", conclude.

Soddisfazione invece è stata espressa dall'ex procuratore capo di Pescara, Nicola Trifuoggi: "La Cassazione ha confermato definitivamente il reato di corruzione, che era il cuore dell'inchiesta: 'Il passaggio di denaro c'è stato, e questo conferma la correttezza del processo'", ha detto l'ex procuratore capo della Procura di Pescara, Nicola Trifuoggi, all'epoca capo del pull che insieme ai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, diedero il via all'indagine dopo le rivelazioni dell'imprenditore della sanità Vincenzo Angelini. "Ora la Corte d'Appello di Perugia dovrà solo ricalcolare la pena dopo che è stato invece cancellato il reato di associazione per delinquere - chiude Trifuoggi - ma si tratta di un argomento tecnico per rimodulare la condanna, condanna che è definitiva".

Il caso. Del Turco in appello era stato condannato a 4 anni e 2 mesi di reclusione, una pena più bassa rispetto a quella inflitta in primo grado, paria 9 anni e mezzo. L'ex governatore dell'Abbruzzo, nell'ambito di questa indagine, fu arrestato il 14 luglio 2008 assieme ad altre nove persone, tra cui assessori e consiglieri regionali. Detenuto in carcere a Sulmona per 28 giorni, De Turco trascorse altri due mesi agli arresti domiciliari. Qualche giorno dopo l'arresto, il 17 luglio 2008, si dimise dalla carica di presidente della Regione e, con una lettera, si autosospese dal Pd, di cui era stato uno dei saggi fondatori e membro della direzione nazionale.



 

Nessun commento:

Posta un commento