mercoledì 20 agosto 2025

 

donald trump vladimir putin giorgia meloni

HA RAGIONE VANNACCI: È DAVVERO IL MONDO AL CONTRARIO – IL VERTICE DELLA CASA BIANCA, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA, È STATO IL PIÙ SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE – LA REGIA TRUMPIANA HA MESSO GIORGIA MELONI, NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL” DEL “MAGA”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, RISPETTIVAMENTE ALLA SINISTRA E ALLA DESTRA DI “DONALD CORLEONE''. MERZ, STARMER. E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO SI È RAGGIUNTO QUANDO, IN BARBA A OGNI PRASSI DIPLOMATICA, TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO – E QUANDO MERZ HA PROVATO TIMIDAMENTE A INSISTERE SULLA NECESSITÀ DELLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI E SMORFIE DA NAUSEA: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE ''THE GREAT DONALD''? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

 

 

DAGOREPORT

emmanuel macron donald trump giorgia meloni foto lapresse

Il diavolo si nasconde nei dettagli dell’incontro più surreale e “malato” della storia politica internazionale. La regia trumpiana ha collocato Giorgia Meloni, in versione “pon-pon a stelle e strisce”, a sinistra del presidente americano. A destra, invece, si è seduto Macron, il nemico più detestato.

 

Starmer e Merz sono sbattuti agli estremi del tavolo, come del resto la povera Ursula von der Leyen. Seduto, troneggiante, al centro del tavolo, a ciascuno Trump si rivolge come il maestro alla scolaresca: parlate! Irritato dal bla-bla, sbotta: adesso chiamo Putin!

 

la risata di giorgia meloni davanti a donald trump 2

E scompare per 40 minuti 40, con la scolaresca messa in castigo a girare i pollici della santa pazienza!

 

Torna l’Idiota col ciuffo e voilà! come già in Alaska, dopo il tete-a-tete con Putin, si rimangia quello che aveva sempre sostenuto: subito il cessate il fuoco, altrimenti metto alle corde la Russia, bombardandola di sanzioni. Come non detto, avevo scherzato, com'on!: si va direttamente alla trattativa per la pace (così Putin può continuare ad avanzare in Ucraina).

 

Già prima dell’incontro, durante il mini assembramento a favor di telecamera, Merz e Macron, tra un “grazie” adulatorio e l’altro, avevano fatto presente al Caligola di Mar-a-Lago che è impossibile negoziare sotto le bombe. Il cancelliere tedesco, che Trump ha spernacchiato per l’abbronzatura (“Anch’io vorrei averla come te”), ha insistito in particolare sulla necessità di un cessate il fuoco immediato.

 

la faccia di giorgia meloni quando trump le chiede dei giornalisti

Non l’avesse mai detto!

 

Le parole dello spilungone crucco sono state “commentate” dalla Meloni, nel suo ruolo di trumpista di complemento, con uno show di occhi spaccanti e roteanti, smorfie da nausea di stomaco e labbra piegate nel disprezzo di ciò che le toccava sentire: ma come si permettono ‘sti due imbecilli di contraddire il pensiero del Great Donald?!?!

 

Gran finale con la ciliegina sulla torta marcia della pasticceria di Washington: è stata proprio la Ducetta a suggerire a Trump di evitare le domande dei giornalisti… Tutti i paradigmi della democrazia sono saltati: stiamo assistendo davvero al mondo al contrario…

 

 

 

 

MELONI NON PARLA CON I GIORNALISTI? I GIORNALISTI RISPONDANO CON VERIFICHE E DATI

LE FACCETTE DI GIORGIA MELONI DURANTE IL VERTICE CON DONALD TRUMP

A.G. per https://www.professionereporter.eu/

 

Il problema è un altro. Ha suscitato clamore e indignazione la frase di Giorgia Meloni al vertice sull’Ucraina alla Casa Bianca: “Io con la mia stampa non voglio mai parlare”.

 

Ma il problema è un altro e riguarda i giornalisti, più che Giorgia Meloni.

 

Il vertice si svolge il 18 agosto. Trump, Zelensky, Von Der Leyen e i maggiori leader Ue, più Starmer (Regno Unito) e Segretario Nato. Il vertice è finito, il clima è rilassato. Si parla di giornalisti, che sono fuori della porta in una di quelle funzioni di attesa che fanno parte degli aspetti un po’ umilianti del mestiere.

 

Meloni dice a Trump: “Grazie di essere stato così corretto”. Il presidente finlandese Stubb chiede: “Ti capita ogni giorno?”. E Trump: “Sempre! Sempre!”. Meloni allora dice: “Ma lui lo ama, lo ama! Io non voglio mai parlare con la mia stampa”.  Il secondo siparietto, subito dopo. Trump chiede: “Volete rispondere a qualche domanda?”. E Meloni, pronta: “Meglio di no. Siamo troppi e andremmo troppo lunghi”.

foto di gruppo vertice alla casa bianca con zelensky e i leader europei foto lapresse

 

TOZZO DI PANE

Nel primo scambio di battute, si tratta chiaramente di battute. Quella di Meloni rientra nella categoria della protervia, si sente potente fra i potenti e irride una categoria che sta lavorando e si trova là, fuori della porta, sperando in un tozzo di pane dai “grandi”. Il secondo scambio è meno faceto e Meloni mantiene proprio chiusa quella porta: non abbiamo tempo per loro. Anche se quel tempo sarebbe obbligatorio trovarlo, nei Paesi non totalitari.

 

Sono molti gli esempi dell’insofferenza della Presidente del Consiglio italiana nei confronti dei giornalisti: la pagina Facebook con gli “Appunti di Giorgia”, la conferenza finta a Tunisi, il filmato del primo maggio 2023, il rinvio dell’incontro con i giornalisti di fine anno. Ci sono, d’altronde, una serie di media (in particolare quelli di proprietà del deputato della Lega, Angelucci) che, senza conferenze stampa, rendono gloria tutti i giorni al governo in carica.

 

RISPETTO DELLE REGOLE

TRUMP E LA FELLATIO A PUTIN

Ma a questo punto non vale più protestare o, appunto, indignarsi, o chiedere il rispetto delle regole della democrazia. A questo punto sono i giornalisti a non dover più attendere il verbo da palazzo Chigi, ma dedicarsi invece con più impegno (e imparzialità, comunque) alla ricerca delle notizie, allo smontaggio dei provvedimenti per vedere cosa cosa c’è dietro, alla ricostruzione dei retroscena, alla raccolta dei dati, alla verifica puntuale delle dichiarazioni.

 

Dalle conferenze stampa, in fondo, non si è mai cavato molto più che la versione ufficiale, edulcorata, pilotata, spesso fasulla, dei fatti.

 

(En passant: Giorgia Meloni dal 16 febbraio 2006 è iscritta nell’Elenco professionisti dell’Ordine dei giornalisti del Lazio. Ma questo è un problema dell’Ordine ed eventualmente del Consiglio di disciplina dello stesso).

volodymyr zelensky e donald trump nello studio ovale 18 agosto 2025 foto lapresse 1EMMANUEL MACRON E VOLODYMYR ZELENSKY OSSERVANO LA COLLEZIONE DI CAPPELLI DI TRUMPDONALD TRUMP - VLADIMIR PUTIN - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIAVERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI MELONI MERZ MACRON STARMERLA MAPPA DELL UCRAINA MOSTATA DA DONALD TRUMP A ZELENSKY ALLA CASA BIANCAemmanuel macron donald trump giorgia meloni friedrich merz - vertice alla casa biancavignetta volodymyr zelensky offerto a donald trump dai leader europeiVERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSIemmanuel macron donald trump giorgia meloni friedrich merz - vertice alla casa biancaGIORGIA MELONI NELLO STUDIO OVALE INSIEME AI LEADER EUROPEI E DONALD TRUMPdonald trump giorgia meloni foto lapressegiorgia meloni insegue trump e zelensky alla casa bianca foto lapresseIL FUORIONDA DI GIORGIA MELONI SUI GIORNALISTI ALLA CASA BIANCA

sabato 16 agosto 2025

 

isola tristan da cunha

L’ISOLA FELICE - L’ISOLA TRISTAN DA CUNHA, CHE SI TROVA IN MEZZO ALL’OCEANO ATLANTICO, È IL POSTO PIÙ ISOLATO DEL MONDO, (L’ALTRA ISOLA ABITATA PIÙ VICINA, SANT’ELENA, SI TROVA A OLTRE 2 KM DI DISTANZA) LONTANO DA GUERRE E CRISI, DOVE LA POPOLAZIONE VIVE IN COMPLETA AUTONOMIA DA OLTRE 250 ANNI – MARCO CIRIELLO: “PUR ESSENDO UN POSTO COLONIZZATO PER VIA DI UN UOMO CHE MOSSE GUERRA AL MONDO, NAPOLEONE, NE SONO IMMUNI, COME SONO IMMUNI DALLA DELINQUENZA E DAL MALE, NON CI SONO OMICIDI E NESSUNO RUBA"


Marco Ciriello per “Domani” – 06 gennaio 2025

 

tristan da cunha 10

Quando nel 1506 il navigatore portoghese Tristão da Cunha, uscito dalla rotta per le Indie, la scoprì e le diede il suo nome, Ilha de Tristão da Cunha, non sapeva che sarebbe diventata l’isola senza guerre, figlia dei naufragi. È probabile che se Napoleone Bonaparte non avesse perso a Waterloo, molti anni dopo, le cose sarebbero andate diversamente, lasciandola disabitata come le altre tre isole del suo arcipelago: l'isola Inaccessibile, le Isole Nightingale e l'isola Gough (dove poi dal 1963 ci sarà una stazione meteo).

 

tristan da cunha 11

Mentre il vascello inglese Northumberland portava Napoleone a Sant’Elena, dove sbarcò il 17 ottobre del 1815, è probabile che uno degli uomini che più hanno scritto la storia e la geografia del mondo non ricordasse l’appunto preso da ragazzo guardando l’oceano Atlantico e finendo a scrivere un nome e un commento: «Sant’Elena, piccola isola». Se non avesse scritto il nome dell’isola, un piccolo punto – divenuto quello finale – in una traiettoria che dallo sguardo si fa di vita, avremmo avuto un altro Napoleone, e lui un’altra vita.

 

[…] Se non avesse notato quel nome di donna – che Omero usa come pretesto per una guerra – scritto in mezzo all’oceano, ma un altro nome, e l’avesse appuntato: è probabile che avremmo avuto un Napoleone scrittore, come desiderava, prima di essere risucchiato nella vita da imperatore.

 

tristan da cunha 9

E, un altro caporale, non sarebbe mai finito sull’isola più remota del mondo, lo scozzese William Glass, dando inizio – di fatto – alla colonizzazione di Tristan da Cunha. È così che tutto comincia. Due caporali e due isole (che distano 2440 km). Perché gli inglesi portando Napoleone a Sant’Elena e, memori della fuga da l’Isola d’Elba, insediarono una guarnigione di cinque ufficiali e trentasei soldati su Tristan sotto il comando del tenente David Rice, sedando la paura di un’altra fuga.

 

tristan da cunha 2

Quando nel 1821 Napoleone muore, la guarnigione lascia l’isola, ma il caporale Glass decide di restare, divenendo una sorta di José Arcadio Buendía che ha trovato la sua Macondo in mezzo all’oceano tra Città del Capo (a 2780 km) e Rio de Janeiro (a 3400 km), poco dopo arriverà la sua Ursula: Maria Magdalena Leepers, sudafricana di colore, avranno sedici figli. Col tempo si aggiunsero altre persone che volontariamente o meno, spinti dalle burrasche, discendendo dalle baleniere o dalle navi d’esplorazione, finirono sull’isola: inglesi, olandesi, statunitensi, irlandesi e italiani. Arriveranno capitani, marinai, pittori, esploratori, ingegneri e soldati come Thomas Swain testimone della morte dell’ammiraglio Nelson nella battaglia di Trafalgar, o almeno così raccontava.

 

edinburgo dei sette mari tristan da cunha

Eco della storia e della guerra. Arriverà il missionario Dodgson, fratello di Lewis Carroll, proprio l’anno dopo la pubblicazione di Alice nel paese delle meraviglie. E arriveranno Gaetano Lavarello e Andrea Repetto e Nazzareno Marcianesi (poi scelse Capetown) che daranno vita all’innesto italiano sull’isola, non a caso oggi il piccolo ospedale si chiama Camogli.

 

Per due secoli i problemi più seri dell’isola saranno lo sbarco dei topi (1882) dallo schooner americano Henry B. Paul, e una eruzione vulcanica (1961), che portò all’evacuazione dell’isola e al ritorno due anni dopo: sarà uno dei discendenti italiani, Johnny Repetto, il primo a ri-mettere piede sull’isola per preparare l’accoglienza. Quella frattura servirà a far scoprire un’altra vita, quella oltre il mare, agli isolani che mai avevano visto auto e tv se non in foto, costringendoli a una forzata immersione nel mondo capitalista. Scoprono il giradischi ma anche il lavoro sotto padrone. Misurando la distanza dal mondo.

tristan da cunha, saint helena

 

[…]  La prima guerra mondiale non l’ha sfiorata, la seconda ha portato una stazione della Royal Navy per controllare le navi tedesche nel sud Atlantico. L’arcipelago – che dipende dalla Gran Bretagna – in due secoli e un fischio ha dovuto affrontare un grande problema dovuto alla sua natura – l’essere un’isola vulcanica: ha fatto più la lava che l’uomo, non c’è porto né piste di atterraggio –, uno dovuto a uno sbarco differente con i topi che si insediarono sull’isola, e infine l’uomo col petrolio, problema risolto dalla natura.

 

Per il resto il sogno del caporale scozzese – massone – William Glass è rimasto intatto. Gli abitanti dell’isola sono tutti uguali, ogni cosa viene condivisa, tutti si aiutano. I terreni sono di tutti e tutti ci lavorano, anche perché senza i campi di patate Tristan sarebbe finita. Questo vale anche per gli animali che vivono liberi, e per le aragoste, fonte di sostentamento ed evoluzione, e poi i francobolli. Patate, francobolli e aragoste.

 

tristan da cunha 3

[…]  Sarebbe troppo facile e su numeri troppo bassi saltare alla conclusione che nel posto più isolato del mondo – immune dalle guerre – dove tutti hanno sanità e salario garantiti e una pari disponibilità di spazio e movimento, il problema più grande venga dal vento o dall’asma che si portano nel DNA.

 

[…]  Pur essendo un posto colonizzato per via di un uomo che mosse guerra al mondo, Napoleone, ne sono immuni, come sono immuni dalla delinquenza e dal male, non ci sono omicidi e nessuno ruba. L’isola e il suo arcipelago sono sempre stati raccontati come un posto assurdo dove è difficile vivere, invece andrebbe ribaltata la visione: è un posto bellissimo dove si è raggiunto un livello altissimo di civiltà nell’isolamento.

 

tristan da cunha 4

L’arcipelago negli anni è entrato nelle pagine di Edgar Allan Poe, Le avventure di Gordon Pym, poi usato come base da Jules Verne, La sfinge dei ghiacci, è finito in un racconto de Il sistema periodico, Mercurio, di Primo Levi, viene citato ne Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, scritto con Peter Handke, e raccontato dal documentario di Guido Lombardi e Anna Lajolo, L’isola in capo al mondo.

 

Ma sempre nell’accezione selvaggia, inesplorata, perduta. È la lontananza che lavora sull’immaginazione, tanto che l’angelo di Wenders la mette tra La Croce del Sud; l'Oriente lontano; Il grande Nord; l'Ovest selvaggio. Qualcosa di astratto e distante. Una stella. Ma su quella stella ci vivono e anche bene, nonostante le mille difficoltà. Costruiscono barche e case, sognano in modo diverso.

tristan da cunha 1

 

La vecchiaia non è un problema da cancellare con la plastica, ma un valore. E la condivisione vale più di un attico o un suv, perché non si tramanda con atti di vendita, ma per sentimento, visione, educazione. Tristan da Cunha prima che geografia è fede e prima che fede è ossimoro. Con Albert Camus, possiamo dire che Tristan è solitaire et solidaire. Un’isola che dice: «Avrei preferenza di no» al mondo, e «Eccomi» agli altri isolani. Una contraddizione nella quale, però, si conserva la pace, mentre nel resto della Terra si spara, trama e si aspetta il prossimo nemico.

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